Il mio cammino di suora tra le persone transgender
Articolo di Bob Shine tratto dal blog Bondings 2.0 (Stati Uniti), del 12 marzo 2014, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La Settimana Nazionale delle Suore Cattoliche, attualmente in corso negli Stati Uniti, vuole celebrare e rendere onore alle molte religiose che hanno contribuito positivamente al nostro mondo e alla nostra Chiesa. Per decenni, le suore cattoliche hanno lottato per la giustizia e il cambiamento a favore di gay e lesbiche e hanno difeso con ardore la piena uguaglianza per ogni persona. Oggi, l’articolo di Nathan Schneider su Al Jazeera America rivela il ruolo cruciale delle suore cattoliche nel propugnare la giustizia per le persone transgender nella Chiesa.
Suor Monica (usiamo questo pseudonimo su richiesta della sua congregazione, che vuole mantenere l’anonimato) ha iniziato il suo ministero nella comunità transgender alla fine degli anni ’90.
La sua congregazione è conosciuta per la sua attività a favore degli emarginati e suor Monica ha una formazione da direttrice spirituale e liturgista. Aveva dapprima cominciato il suo ministero tra la comunità lesbica/gay prima di discernere “una chiamata nella chiamata” per accompagnare la comunità transgender. Ecco cosa dice l’articolo sull’attuale ministero di suor Monica:
“Monica ha accolto le persone trans in casa sua per dei ritiri, le ha aiutate a pregare e le ha portate fuori a cena vestite, per la prima volta in pubblico, secondo il genere a cui sanno di appartenere. Spesso resta in contatto con loro ininterrottamente per anni. Dice [la psicologa Maureen] Osborne: ‘Il suo messaggio fondamentale consiste nel far loro sapere che sono amate da Dio e che non devono incarnare nessun altro che quello che sono.’
Monica ha guarito anime e salvato vite. Eppure la gerarchia della Chiesa cattolica che lei serve si comporta come se il suo ministero non esistesse.”
Allo stato attuale non c’è un magistero ufficiale vaticano sull’identità di genere, a parte un documento ad hoc che suggerisce delle linee guida sulle transizioni di genere e alcune frasi di condanna tratte dai discorsi pubblici di papa Benedetto XVI. Nulla che possa essere considerato il risultato di una sostanziale riflessione teologica o un qualcosa di “ufficiale”.
Nel 2010 suor Monica ha organizzato un incontro con sette sacerdoti, un diacono e quattro transgender cattolici: un pomeriggio di condivisione e riflessione. Schneider così descrive l’incontro, il primo del suo genere:
“Nel corso di un’ora, due uomini e due donne trans hanno raccontato in breve la loro vita; i sacerdoti dovevano ascoltare. Hanno parlato del processo di scoperta di come il loro genere non corrispondesse al loro corpo, alcuni nell’infanzia, altri più tardi. Hanno parlato delle lotte con i preti e del desiderio di riconciliarsi con la loro fede…
Durante la seconda ora c’è stata una discussione aperta. I sacerdoti non hanno fatto molte domande, più che altro hanno approvato quanto raccontato e hanno espresso solidarietà: ‘Siete da lodare per la vostra integrità’ e cose di questo genere. Quando la seconda ora è finita, alcuni sacerdoti sono sgattaiolati via verso altri appuntamenti.
Uno di essi ha cominciato a parlare, si è fermato, e poi ha detto: ‘Il suo ministero oggi è rivolto a noi, e la sua spiritualità è molto, molto evidente. Personalmente, mi avete aiutato parecchio.’ Un’altra pausa: ‘Perché io sono omosessuale.’
Dopo quello che aveva sentito, in qualche modo il suo segreto non spaventava più come prima. ‘Ho fatto coming out con un po’ di gente, ma mai con i miei confratelli di qui.’”
Il ministero di suor Monica è stato sostenuto a lungo dalla sua comunità religiosa, anche quando i vescovi erano estremamente critici verso il suo operato. Queste critiche l’hanno trattenuta dal rendere più visibile il suo ministero e ora il suo stato di salute la costringe al pensionamento anticipato.
Suor Monica ha rinunciato all’organizzazione dei ritiri e all’assistenza a più di 200 persone transgender; ora passa il tempo nella preghiera e nel silenzio, con la speranza di “fondersi con Dio”.
Nel frattempo, tutto ciò che riguarda le persone transgender è un tema su cui intervengono sempre di più i cattolici, attraverso gli scritti e i workshop sponsorizzati da New Ways Ministry, a proposito dei quali Schneider scrive:
“La prima conferenza transgender cattolica in assoluto negli Stati Uniti ha avuto luogo un sabato dello scorso novembre in un convento alla periferia di Towson, nel Maryland. C’erano circa 35 persone, per lo più donne anziane, sedute assieme in una stanza con un crocifisso da un lato e una vetrata colorata dall’altra.
La presentazione mattutina era tenuta da uno psichiatra che lavora con la disforia di genere all’Ospedale Pediatrico. Nel pomeriggio c’è stata una conversazione con Hilary Howes, una donna d’affari di mezza età che si è convertita al cattolicesimo dopo la sua transizione avvenuta all’età di 40 anni, quasi due decenni fa… Howes ha detto ‘L’idea che Dio sia oltre il genere è espressa piuttosto chiaramente… È un bel viaggio spirituale, ma se non avete la necessità di affrontarlo, per favore non fatelo…’ .
La giornata era piena di epifanie… Chi era già a conoscenza dei termini e delle categorie transgender stava cercando di capirci qualcosa dell’etichetta ‘genderqueer’ che piace sempre di più ai giovani: né un genere né l’altro, ma un po’ nel mezzo, o tutti e due, o nessuno dei due.”
Suor Jeannine Gramick, che da decenni assiste lesbiche e gay, viene citata nell’articolo: “La questione trans nella comunità cattolica è oggi come la questione lesbica e gay alla fine degli anni ’70”. Schneider mette in luce queste due suore in conclusione dell’articolo:
“Per decenni la Grammick [sic] ha parlato coraggiosamente a favore della comunità queer ed è stata censurata con forza; dove Monica è in agonia perché non sa se parlare o meno, la Grammick lo fa e basta e poi affronta ogni schiaffo che arriva dalla gerarchia. Dove la Grammick ha difeso, Monica ha interiorizzato. E questo la fa disperare.
‘Io me ne sto zitta mentre le persone trans vengono uccise’ dice stringendosi nelle spalle, come se portasse un peso invisibile. ‘Vengono assassinate e si suicidano, e io me ne sto zitta!’
Quando Monica è così scossa, il suo sguardo lampeggia, i suoi occhi si fanno determinati e decisi, finché si riempiono di lacrime. E allora viene in mente una frase di santa Caterina da Siena che trasforma la sua rabbia in cupa tristezza. Ecco che la recita: ‘Predica la verità come se tu avessi un milione di voci – è il silenzio che uccide il mondo.’”
Qualunque sia il ministero di queste sorelle, l’accompagnamento e la difesa costanti delle religiose per le persone LGBT è un ottimo motivo per festeggiarle durante la Settimana delle Suore Cattoliche.
Nel frattempo c’è bisogno della voce dei cattolici LGBT, delle famiglie, degli amici e degli alleati per portare avanti il desiderio di suor Monica e delle sorelle di vedere accolte le persone transgender.
Testo originale: Nun Advocating for Transgender Justice Profiled During Catholic Sisters Week