Il miracolo delle veglie ecumeniche per il superamento dell’omotransbifobia
“Non riesco a spiegare l’emozione che ho provato nel vedere cattolici, valdesi e cristiani LGBT+ pregare insieme. Era come se Dio ci stesse dicendo che il suo amore è più grande delle nostre divisioni” (Veglia di Firenze, 2007, un partecipante del gruppo Kairos)
Le veglie ecumeniche per il superamento dell’omotransbifobia, iniziate nel 2007, rappresentano un simbolo di accoglienza e unità. Nate dal dolore per un tragico suicidio, queste celebrazioni sono oggi un’occasione per riflettere sul valore dell’amore cristiano e sul superamento delle discriminazioni.
Grazie all’impegno dei gruppi di cristiani LGBT+ e alla collaborazione tra comunità cristiane di diverse confessioni, queste veglie hanno trasformato il dolore in speranza.
2007: La nascita delle veglie a Firenze
La prima veglia ecumenica si tenne a Firenze nel 2007, grazie alla determinazione della pastora Gianna Sciclone, prima donna pastora della Chiesa Valdese, e del gruppo cristiano LGBT+ Kairos.
Questa iniziativa fu una risposta concreta alla tragedia del suicidio di un giovane a Torino, un evento che scosse profondamente la comunità.
La veglia di preghiera per il superamento della violenza legata all’omotransbifobia, vide la partecipazione di cattolici ed evangelici, segnando l’inizio di un cammino di dialogo e preghiera comune su questi temi
Un partecipante ricorda: “Pregare insieme, cattolici ed evangelici, è stato un miracolo. Abbiamo sentito che Dio ci chiamava a costruire ponti e non muri.“
La veglia di Palermo: un passaggio cruciale
Nel 2010, a Palermo, si tentò di organizzare una veglia per il superamento dell’omofobia all’interno di una parrocchia cattolica. Tuttavia, la Curia locale, guidata dall’arcivescovo Paolo Romeo, negò il permesso di ospitarla in parrocchia, costringendo gli organizzatori a tenere l’evento all’esterno della chiesa, nella piazza antistante. Questo episodio generò un clamore significativo e accese un dibattito pubblico sulle resistenze della Chiesa Cattolica nell’accogliere iniziative di inclusione.
Il clamore suscitato dalla mancata accoglienza della veglia mobilitò molte realtà cattoliche e gruppi di fedeli. Il dibattito non rimase circoscritto a Palermo, ma si diffuse a livello nazionale, evidenziando una crescente sensibilità sul tema.
L’anno successivo, nel 2011, molte parrocchie cattoliche decisero di aprire le loro porte per ospitare le veglie ecumeniche per il superamento dell’omotransbifobia. Inoltre da allora, alcuni vescovi iniziarono a partecipare direttamente, presiedendo queste celebrazioni, come segno di un’apertura concreta e tangibile verso i temi dell’accoglienza e dell’uguaglianza.
La testimonianza è il cuore delle veglie
Le veglie per il superamento dell’omotransbifobia sono sempre state arricchite dalle voci di chi ha vissuto il dolore della discriminazione. Nel 2014, Marco P., partecipando a una veglia a Roma, condivise la sua esperienza:
“Non ho subito violenze fisiche, ma le parole fanno male. Pregare insieme a chi ha sofferto più di me è stato un atto di guarigione” (Veglia di Roma, 2014).
Il percorso aperto dalle veglie ecumeniche dimostra che, anche in contesti di iniziale chiusura, la sensibilità e il confronto possono portare a cambiamenti significativi.
Negli ultimi anni, oltre alle tradizionali veglie, si sono aggiunti i culti domenicali per il superamento dell’omotransbifobia, un’ulteriore novità che sottolinea la crescente consapevolezza e impegno delle comunità cristiane.
Sin dal 2007, queste veglie hanno dimostrato che il dialogo, anche quando difficile, è l’unico cammino possibile per superare barriere e pregiudizi.
Ancora oggi, le veglie ecumeniche per il superamento dell’omotransbifobia rappresentano un momento di preghiera e riflessione condivisa, in cui cattolici, valdesi, metodisti e altre chiese evangeliche si uniscono ai gruppi di cristiani LGBT+ per testimoniare che “Dio non fa preferenze di persone” (Atti 10,34-35).