Il movimento omosessuale e i credenti omosessuali
Riflessione di Andrea Panerini tratta da andreapanerini.it
Nel nostro Paese spesso gli omosessuali credenti sono schiacciati e messi in un angolo, a volte dalle loro chiese ma più spesso anche dal movimento omosessuale per motivi opposti, ma che danno luogo allo stesso attegiamento… E così anche fare gli auguri di “Buona Paqua” diventa un momento di “scontro”.
Varie riflessioni su questo tema mi sono state poste durante le vacanze. Inizio con un aneddoto recente. Prima di questa Pasqua ho mandato a tutto il mio indirizzario telematico (che è molto vasto), gli auguri per una felice Pasqua, corredati da una citazione dal salmo 78 che qui voglio ripetere, perché è molto bella: Ma Egli, che è pietoso, / perdona l’iniquità, e non distrugge il peccatore. / Più volte trattenne la sua ira / e non lasciò divampare tutto il suo sdegno, / ricordando ch’essi erano carne, / un soffio che va e non ritorna.
Ho ricevuto numerosi messaggi affettuosi e cordiali anche da cattolici, da altri protestanti, da ebrei e da numerosi atei rispettosi della religiosità altrui.
Le uniche risposte offensive le ho ricevute da esponenti del movimento omosessuale, peraltro proprio da esponenti con cui non avevo particolari questioni personali aperte o vecchi rancori, il che rende il tutto ancora più stupefacente.
Uno scrittore, abbastanza conosciuto (credo pubblichi per Mondadori o per Rizzoli, non mi ricordo bene e non mi interessa nemmeno, visto che ho sprecato soldi per comprare due suoi sproloqui semi-erotici) almeno nel mondo gay, prima mi risponde con un “grazie ma non preferisco ricevere stronzate su dio e simili malattie mentali” che, oltre a rilevare una certa disconoscenza della sintassi italiana cui preferisco rapportare l’uso frettoloso del mezzo telematico, denota una mancanza di rispetto verso chi crede.
Avendogli fatto notare bonariamente che forse un po’ meno arroganza e un po’ più di rispetto avrebbero giovato molto, mi risponde con un “cattolico di merda”, che a parte farmi sorridere in quanto non cattolico ma valdese, denota solo presunzione e ignoranza profonda oltre che superficialità.
Non stupisce il fatto che questa persona, nonostante pubblichi per case editrici prestigiose, non venga poi molto considerato fuori da certi ambiti e da certe miserie dei media nostrani che tendono a rappresentare gli omosessuali come dei provocatori ad oltranza o come delle macchiette.
Al pari, il Direttore della rivista gay più conosciuta e più diffusa d’Italia (più di 20.000 copie nei locali della penisola), mi ha risposto che “non festeggia ritualità pagane” e lì ho preferito non replicare, perché non si risponde a che crede di avere la verità in tasca: gli si dice di sì, come ai matti.
Potrei continuare ma per carità di patria evito di aggiungere afflizione ad un mondo gay già abbastanza diviso. Resta l’amarezza nel constatare che nel nostro Paese gli omosessuali credenti sono schiacciati dal furore ideologico e che non è possibile una sana laicità al di fuori di quella falsa e ipocrita dei clericali proni al vaticano e fuori dal laicismo di maniera dei radical chic.
“In una società pluralista, la laicità è un luogo di comunicazione tra le religioni e di garanzia per l’espressione delle diverse componenti della società, non un luogo che vuole contenerle o reprimerle”. (E. Bianchi, La differenza cristiana, Torino, Einaudi, 2006)
Una riflessione è d’obbligo: dobbiamo lasciare a questi presunti opinion leader del movimento omosessuale il compito di rappresentare 2,4 milioni di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali del nostro paese?
Anche chi non è omosessuale deve lasciare loro il compito di rappresentare ai loro occhi il mondo gay e deve lasciarli liberi di offendere la dignità dei credenti? La mia risposta è un sonoro NO.
Non dobbiamo seguire chi ha la verità in tasca, che possa essere un prete o uno scrittore gay represso qualunque. Dobbiamo fornire a noi stessi e agli altri gli strumenti culturali e politici per un dialogo proficuo basato sul rispetto e sulla comprensione reciproca.
Perché questo obbiettivo è molto più difficile e ambizioso del muro contro muro tra atei e credenti, tra laici e consacrati ma è la sola strada che può portare a un armonioso sviluppo della società in una dimensione di rispetto tra le diversità.