Il nuovo vento dei diritti
Articolo del 18 gennaio 2013 di Andrea Maccarrone, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Le motivazioni della sentenza della Cassazione, che ha confermato l’affidamento di un minore alla madre convivente con la compagna, hanno spazzato via i pregiudizi e le mistificazioni che esponenti della destra e della curia continuano a propugnare come verità di natura incontestabili.
Con autorevolezza hanno rilanciato il confronto sulle adozioni per le coppie omosessuali e sulle unioni in generale che negli ultimi mesi ha tenuto banco sui media e nel dibattito politico. E ci piace dire che qualcosa sta cambiando.
Un anno fa parlare di matrimonio per le coppie omosessuali era un tabù. Nessuno a destra o a sinistra dell’arco politico se ne faceva carico. Il tema delle adozioni era addirittura brandito come un’arma impropria con l’obiettivo deliberato di criminalizzare la possibilità di riconoscimenti alle coppie gay, quale primo passo verso le adozioni.
In questo clima chiuso e ostile le associazioni lesbiche, gay, trans e il movimento per i diritti civili hanno avuto la lungimiranza, la forza e la compattezza di continuare a tenere ferma la barra sulla piena uguaglianza, non piegandosi preventivamente a sollecitazioni al compromesso che pure da qualche parte giungevano.
Nel frattempo il quadro si è animato. La sentenza 4184/12 della Cassazione, rileggendo la sentenza della Corte Costituzionale di un anno prima, sul punto non chiara, per la prima volta fissava in modo molto netto 1) il diritto alla vita familiare per le coppie gay, 2) la non incostituzionalità del matrimonio per le persone omosessuali, affermando testualmente superata “la concezione secondo cui la diversità di sesso dei nubendi è presupposto indispensabile, per così dire naturalistico della stessa esistenza del matrimonio”. Una svolta storica anche della cultura giuridica da cui non si può tornare indietro.
Dall’altro lato il quadro internazionale ha segnato un ulteriore salto culturale con le forti dichiarazioni per la piena uguaglianza, e quindi per il matrimonio egualitario, di Hollande in Francia e Obama negli Usa.
Due Paesi a cui L’Italia guarda sempre con grande interesse. Da qui al sostegno al matrimonio omosessuale di Di Pietro (Idv), Vendola (Sel), Grillo (M5s), il passo è stato breve. Anche Bersani, che sul tema aveva tenuto un basso profilo e un tono vago e sfuggente, è stato posto sotto assedio dovendo indicare con chiarezza una strada per il Pd (dopo qualche mal di pancia individuata nelle unioni civili sul modello tedesco) mentre la presidente del partito, Rosy Bindi, che si ostina a ritenere inammissibili e incostituzionali i matrimoni è stata più volte contestata nel corso dell’estate.
Renzi, forse per provare anche a segnare la differenza col suo avversario alle primarie, ha indicato invece il modello inglese (istituto diverso e separato ma pari diritti), mentre Laura Puppato, unica contendente donna, si spingeva oltre parlando di matrimoni, e dando voce a una parte crescente della base e degli esponenti dello stesso Partito Democratico. Sfumature importanti che segnano la vivacità del confronto su tema a cui si capisce di non poter più sfuggire.
L’ultimo tabù rimanevano le adozioni e la genitorialità. Mentre sui matrimoni i sondaggi indicano un consenso maggioritario e crescente, quando si parla di bambini ancora prevalgono le opinioni negative, legate, lo ribadisce la Cassazione, al persistere di un pregiudizio duro a morire sulle capacità educative delle coppie omosessuali e sulla necessità della diversità di genere dei genitori.
Eppure già nel corso dell’estate un Vendola in lacrime si è finalmente detto favorevole anche alle adozioni, mentre durante le primarie i due contendenti favoriti, Bersani e Renzi, aprivano per lo meno al problema dei figli che già oggi vivono all’interno delle coppie omoparentali, bisognosi come tutti che la loro realtà non venga ignorata o addirittura criminalizzata, ma riconosciuta proprio per dare loro delle indispensabili tutele.
Un’evoluzione di toni comincia a sfiorare anche il centrodestra, non sappiamo con quanta reale convinzione e coerenza, visto che lo stesso Casini, che timidamente apre al riconoscimento dei diritti individuali di chi vive in coppia di fatto (quei Dico che nel 2007 osteggiò con ferocia, plaudendo al Family day e che l’on. Binetti, transitata dal Pd proprio al suo partito, contribuì ad affossare assieme al governo che li aveva proposti), pochi mesi fa ha più volte bocciato l’approvazione di una legge contro l’omofobia.
Il premier Monti, da capo della coalizione di centro, aveva provato a cavarsi d’impaccio con dichiarazioni pilatesche e qualche candidatura di bandiera, ma giusto ieri ha gettato la maschera ribadendo la sua adesione acritica a un modello medioevale della famiglia.
Con incredula sorpresa abbiamo accolto il timido cenno (del capo) di apertura del Berlusconi tomber de femmes, subito corretto dai maggiorenti del suo stesso partito e costretto a una frettolosa marcia indietro. La paura di irritare il Vaticano, perdendone il sostegno è ancora un potentissimo dissuasore a quanto pare, ma è giusto segnalare che alcuni noti esponenti anche in quell’area politica, come il Presidente del Veneto Galan, si sono ormai smarcati sostenendo credibili posizioni laiche.
Ecco appunto la novità positiva di cui parlavo in apertura, adesso sono la destra e i cattolici ad essere in imbarazzo su questi temi. Si rendono conto che il vento nel Paese e cambiato e che l’assedio concentrico dell’opinione pubblica, dei media, del diritto, delle convenzioni internazionali costituiscono ormai una pressione ineludibile. Insomma, mentre prima a dettare i toni con arroganza erano il Vaticano e la destra omofoba e ad essere sulla difensiva erano gli esponenti di una sinistra troppo pavida, incapace di farsi portatrice di un sistema di valori e di un modello di società coerentemente alternativo, oggi le parti si sono, sul punto, invertite.
La sinistra, è stata incoraggiata da un cambiato clima culturale (anche se ancora non si assume il ruolo di motore del cambiamento ma preferisce un profilo comunicativo moderato) e può permettersi di incalzare gli avversari e talvolta di rilanciare. Del resto per tanti leader di lungo corso si trattava di riaccostarsi col sentimento delle loro stesse basi, rinunciando a uno snervante tatticismo da palazzo. I dubbi, le timidezze, le incoerenze sono ancora tante ma siamo in presenza di un’opportunità storica che sarebbe criminale lasciarsi sfuggire.
Se sui diritti civili, come su altre questioni, la classe politica saprà riaccostarsi al senso comune, offrendo soluzioni alte e non ideologiche alla mutata realtà sociale, se la sinistra si riapproprierà del suo ruolo di progresso ed espansione dei diritti sociali e civili, coerentemente coi principi che dovrebbero ispirarla, allora l’Italia potrà uscire da questa lunga stagione depressiva e guardare al futuro con un briciolo di speranza in più.