Il peccato più grande? Chiudere le porte del cuore all’amore
Riflessioni del biblista M.S.
La liturgia della seconda domenica dopo Natale, ci ripropone il testo del Prologo di San Giovanni apostolo. È un inno antichissimo in cui Giovanni mette in risalto nella venuta del Cristo, preparata fin dall’eternità, la nuova creazione: “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui (Gv. 1,3)”.
Ma lo spunto su cui baserò questa mia riflessione parte da un altro versetto…in continuità con la riflessione precedente “ A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” (Gv. 1,12-13)
E’ l’eco del Prologo di Giovanni che in questi giorni risuona maestoso e festante nelle nostre assemblee liturgiche e ci ricorda che l’adozione a figli di Dio non dipende né da dogmi né da uomini, ma da Dio Incarnato.
L’appartenere a Dio non dipende né dal sangue né dalla carne ma da quanto ci lasciare plasmare da Dio. Egli ci ha generato così come siamo. Ci ha predestinati all’adozione mediante Cristo.
Non siamo più i peccatori progenie di Adamo. Ma siamo gli uomini nuovi redenti dal Figlio suo Gesù.
Il mistero del Natale ci apre le porte della nuova umanità, quella che canta dinanzi ad un bambino: “Gloria a Dio e pace in terra agli uomini che si amano”. Amare Dio e il prossimo, questi sono i due comandamenti che racchiudono in se tutta la Legge, la Legge nuova: Cristo, colui dal quale riceviamo grazie e verità.
Il peccato più grande che si possa commettere è proprio questo: chiudere le porte all’amore. Non è la carne, il sangue, il sesso, l’orientamento…che ci aprono al mistero e all’amore di Cristo. E’ l’adesione a Lui che ci permette di essere figli nel Figlio.
È proprio il Prologo che ci ricorda questa cosa: proprio coloro che dicevano di amarlo, di aspettarlo, di attenderlo…sono coloro che non l’hanno accolto. Sono chi si riconosce veramente uomo può riconoscere l’altro Uomo.
Solo chi si apre alla misericordia, chi “illumina gli occhi del cuore” vede nel Cristo l’inviato dal Padre nella storia; Colui che si fa carne affinché l’uomo possa contemplarlo, toccarlo, farsi guarire.
“A quanti lo accolgono ha dato il potere di diventare figli di Dio”. È questa la verità assoluta: l’uomo che si apre a Dio e sperimenta in sé il dono della fede, acquisisce l’adozione predestinata ad ognuno fin dalle origini del mondo.
Solo così l’uomo può aprirsi alla Grazia redentrice e “comprendere a quale speranza è chiamato, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità: quella di appartenere ai santi di Dio”.
Solo riconoscendoci bisognosi d’Amore possiamo sperimentare “l’Amore vero, quello che illumina ogni uomo.”
Il motivo per cui Cristo non fu accolto dalle autorità religiose e politiche del tempo fu proprio questo: in loro non vi era posto per l’amore. Erano troppo pieni di se. La paura di perdere la loro “deità” per far posto al vero Dio. Il terrore di perdere le loro osannazioni, il loro furor di popolo, i loro applausi, i loro primi posti…
Non avevano compreso, come invece fecero i pastori, che quel bimbo non era venuto per cercar gloria, ma per innalzare l’uomo alla gloria, la vera gloria, quella che viene da Dio.
Che il mistero del Natale ci apra sempre più alla convinzione che l’amore gratuito di Dio va ben oltre il sangue e la carne. Dio non si ferma all’esteriorità, ma al cuore. E un cuore che ama, non può essere rigettato da Dio.
Cristo è venuto a portare amore, luce, pace sulla terra e non divisione, odio, discriminazione, intolleranza. Allora cara Chiesa, in questo nuovo anno, cerca di aprire i tuoi occhi, gli occhi del tuo cuore su ogni uomo. Cerca di non farti trovare anche tu tra coloro che non hanno accolto Dio.
Nella storia Dio si fa uomo affinché l’uomo si innalzi alla gloria di Dio, si apra all’amore redentore, sperimenti l’essere figlio nel Figlio. Impara a guardare l’umanità con gli occhi della fede. Sappi anche tu attendere dalla tue logge i figli che tornano, per abbracciarli e reintrodurli a quel banchetto di festa a cui lo Sposo li attende.
Smettila di agitare quel sasso che da troppo tempo giace nella tua mano pronto per esser scagliato su chi è “diverso” dai “tuoi canoni”. Ascolta ciò che dice l’apostolo dell’amore: “non è né la carne e né il sangue che ci fanno figli di Dio, ma il riconoscersi bisognosi d’Amore”. Impara, sull’esempio del Redentore, a scrivere nella sabbia certe cose….
Riempi le tue encicliche e i tuoi documenti solo d’amore…e smettila di emanare sentenze di scomuniche e di lanciare anatemi. La venuta del Cristo nella storia ha portato “grazia su grazia”, non sentenze su sentenze.
Chiediamo al Signore cari amici, in questo nuovo anno che si apre, lo spirito di sapienza, affinché guidi sempre la sua Chiesa al di là delle ingiustizie e discriminazione che ancora commette.
Solo quando “L’ISTITUZIONE” imparerà a guardare l’umanità con gli occhi dei pastori, dei semplici, degli emarginati, dei lebbrosi di questa società… solo quando imparare a guardare con gli occhi di Zaccheo, del pubblicano, di Maria Maddalena… solo allora finalmente cadranno quelle squame che l’avvolgono ancora nelle tenebre e non gli permettono di vedere “la luce vera, quella che illumina ogni uomo”, la luce dell’Incarnazione, la luce del Risorto.
Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza increata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno. Per Cristo nostro Signore.
Amen…. per tutti noi.