Il percorso di Mario Bonfanti, dal sacerdozio cattolico alla MCC
Articolo di Barbara Gerosa pubblicato sul sito del Corriere della Sera il 19 luglio 2019
«Sapevo già che sarei diventato prete alla fine delle elementari. Non una scelta, un’esigenza. A 15 anni sono entrato in seminario, a 31 ho preso i voti. Non ho mai nascosto la mia omosessualità». Mario Bonfanti ha il sorriso aperto e la parlata fluida. Nato a Merate 48 anni fa, già vicario delle parrocchie di Perego, Rovagnate e Santa Maria Hoè, nel cuore della Brianza Lecchese, nel 2012 è stato allontanato e in seguito scomunicato dalla Chiesa dopo aver fatto coming out con un post su Facebook. A nulla erano valse le petizioni dei fedeli, che chiedevano continuasse a rimanere il loro «don». Lui per primo aveva già deciso di allontanarsi, ma il suo cammino di fede non si è mai interrotto.
Da pochi giorni l’ex sacerdote è tornato dalla Florida dove è stato ordinato pastore della Metropolitan Community Church, chiesa protestante «arcobaleno», fondata a Los Angeles alla fine degli anni Sessanta, che conta circa trecento comunità sparse in tutto il mondo. In Italia è presente a Merate, dove il reverendo Mario Bonfanti celebra le funzioni. Accoglienza ed inclusione sono le parole chiave, insieme alla difesa dei diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender. «L’amore è il più grande valore morale e opporsi ad ogni esclusione è l’obiettivo primario del nostro ministero — spiega Mario —. La nostra chiesa vanta molti traguardi: la partecipazione al Gay Pride, siamo stati i primi a celebrare un matrimonio tra due uomini e ad accompagnare un fedele nel difficile cammino per cambiare sesso».
A Merate sono una quindicina i credenti che si trovano con cadenza mensile per pregare. «Ci incontriamo nelle nostre case, condividendo gli spazi famigliari come facevano le prime comunità cristiane, oppure in mezzo alla natura — racconta il reverendo, che con serenità rammenta il suo passato difficile —. Il periodo iniziale dopo l’allontanamento è stato complicato. Ma non avevo altra scelta. Pur avendo sempre rispettato i voti e il celibato, non riuscivo più a mascherare me stesso e quindi ho scelto di aderire ad un altro sentiero cristiano totalmente in sintonia con la mia coscienza. E faccio esattamente quello che ho sempre fatto: continuo a impegnarmi per tutelare le persone più fragili a cui vengono negati i diritti».