Il profeta ‘scandaloso’: come Amos spalanca l’orizzonte divino fino alle persone LGBTQ
Testo di Walter Brueggemann*, pubblicato sul sito Outreach (Stati Uniti) il 2 aprile 2023. Liberamente tradotto dai volontari del Progetto Gionata.
Dopo l’epoca di Mosè, con la sua memoria della liberazione, l’audacia di Davide e la ricchezza di Salomone, il popolo d’Israele aveva cominciato a credere di essere il “popolo eletto” che possedeva un’esclusiva sull’amore e sulla bontà di Dio.
Ma nell’VIII secolo avanti Cristo il profeta Amos si assunse il compito di aiutare i suoi contemporanei a comprendere che essere parte del popolo eletto d’Israele non significava avere un lasciapassare verso Dio, né tanto meno un’esenzione dall’obbedienza alla sua volontà.
Nei suoi Oracoli contro le nazioni, Amos mostra uno a uno che anche i popoli nemici e confinanti con Israele sono soggetti al giudizio e alla sovranità di Dio (Am 1–2). E con uno slancio sorprendente, include tra i destinatari di questo giudizio anche Giuda (Am 2,4-5) e Israele stesso (Am 2,6-11).
Ma è nel nono capitolo del suo libro che Amos pronuncia una delle affermazioni più radicali dell’intero testo:
«Non siete voi come gli Etiopi per me, o Israeliti? Oracolo del Signore.
Non ho fatto uscire Israele dal paese d’Egitto,
i Filistei da Caftor e gli Aramei da Kir?»
(Amos 9,7)
Israele ricordava con orgoglio la propria liberazione dalla schiavitù d’Egitto e si immaginava che l’Esodo fosse un atto unico e irripetibile nella storia dell’umanità. D’altronde, Dio aveva chiamato Israele “mio primogenito” (Esodo 4,22). Ma Amos afferma qualcosa di sconvolgente: anche altri popoli sono stati liberati da Dio. Anche i Filistei, anche gli Aramei. Amos osa dire che Dio ha compiuto altri Esodi, anche per i nemici di Israele.
Con questa dichiarazione, il profeta demolisce l’idea che Israele possieda l’amore esclusivo di Dio, e afferma che la potenza liberatrice di YHWH (Dio) è universale. La storia umana, secondo Amos, è un susseguirsi di Esodi. E ogni volta Dio si fa vicino a chi è oppresso, non solo al “popolo eletto”.
L’abbraccio liberatore di Dio va ben oltre le persone eterosessuali.
Chi sono dunque gli “eletti” e i “non eletti” che Dio libera?
Amos ci invita a rileggere la storia della salvezza come una storia aperta, in cui l’elezione di Dio si rivolge a tutti, non solo a coloro che si credono prediletti:
a) Israele: certo, Israele era il popolo eletto. Ma Amos dice: anche i suoi nemici sono oggetto dell’amore liberatore di Dio.
b) Le persone bianche: nel mondo moderno, la cultura bianca europea si è spesso autoproclamata come “avanzata”, usandolo come giustificazione per il colonialismo, il dominio culturale, scientifico ed economico. Ma Amos, con la sua provocazione sugli Etiopi, ci ricorda che anche i popoli di colore sono abbracciati dalla liberazione di Dio. L’amore di Dio non si ferma al privilegio dei bianchi, nemmeno quando gli europei giustificavano la schiavitù dei popoli neri ripetendo gli errori del Faraone.
c) Gli uomini: per troppo tempo si è pensato che il potere maschile fosse una conferma dell’elezione divina. Gli uomini hanno dominato la storia, l’economia e la religione. Ma la tradizione profetica, proseguita nella testimonianza e nel ministero di Gesù, mostra che l’abbraccio di Dio arriva anche alle donne. Maria di Magdala fu tra i primi testimoni della risurrezione. E Paolo poté scrivere: “Non c’è più uomo né donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28 – Bibbia di Gerusalemme, CEI). La rivoluzione di genere continua anche oggi, e le donne finalmente trovano spazio nella vita pubblica e, con fatica, anche nei ministeri ecclesiali.
d) Le persone eterosessuali: anche chi è eterosessuale ha spesso pensato di essere l’unica misura di ciò che è normale, accettabile, benedetto da Dio. Chiunque si discostasse da questa norma veniva escluso, disprezzato, condannato. Ma oggi possiamo finalmente vedere che anche le persone LGBTQ+ sono toccate dall’abbraccio liberatore di Dio. Troppo a lungo sono state trattenute nella gabbia del giudizio sociale. Ma Dio è sempre stato con loro. La passione liberatrice di Dio non si ferma davanti all’orientamento sessuale.
Le varie forme di ortodossia – il nazionalismo, il razzismo, il sessismo e l’esclusione di genere – hanno provato a rinchiudere Dio dentro i nostri confini. Ma Dio non si lascia contenere.
Dio non si lascia ingabbiare
La storia della liberazione è andata avanti lentamente, ma ha continuato a camminare:
- Prima i Gentili, oltre Israele;
- poi i popoli di colore, oltre la supremazia bianca;
- In seguito le donne, oltre il dominio maschile;
- e solo molto di recente, le persone LGBTQ+, oltre l’egemonia eterosessuale.
Eppure è accaduto. Ed è ancora in corso. La verità di Dio continua a camminare nella storia. E noi stiamo scoprendo, lentamente, che l’amore, la giustizia, la libertà, la misericordia e la fedeltà di Dio non possono essere racchiusi nei nostri concetti di privilegio e di elezione.
Il Dio dell’alleanza, il Dio del Vangelo, non si lascia imprigionare. Al contrario, Dio ha un’attenzione speciale proprio per coloro ai quali la società nega dignità. È per questo che possiamo parlare con forza di un’opzione preferenziale non solo per i poveri, ma per tutte e tutti coloro che vengono messi ai margini.
Ogni tentativo di limitare il Dio della libertà nasce dalla paura. Abbiamo paura di chi è diverso da noi, e allora costruiamo barriere, regole, esclusioni. Ma la paura non è mai l’ultima parola. Dio ci invita – bianchi, uomini, eterosessuali – a riconoscere che fede, speranza e amore sono più forti della paura. E che prevarranno.
La liberazione delle persone LGBTQ+ è l’ultima, ma non certo la meno importante, di queste tappe di emancipazione.
E allora, l’altro non deve più essere visto come una minaccia, ma come un prossimo da accogliere.
Amos potrebbe oggi dire:
Non siete forse come le persone LGBTQ+ per me, o voi eterosessuali?
Non ho forse liberato anche voi perché foste agenti di emancipazione nel mondo?
E non ho forse dato anche alle persone LGBTQ+ la piena cittadinanza in questo mondo?
Non le ho forse rese libere di vivere nella gioia, nella libertà e nella pienezza?
Come le antiche donande di Amos, anche queste richiedono oggi un forte e deciso “sì”.
È un “sì” al Vangelo che libera.
È un “sì” all’amore senza confini.
È un “sì” al bene comune, contro tutte le esclusioni dettate dalla paura.
Amos non poteva essere molto popolare tra chi si credeva “scelto” per aver pronunciato queste parole. Ma non per questo smise di dire la verità con coraggio.
Il Vangelo ci chiama oggi a dire un “sì” forte, senza timore, verso tutti coloro che i faraoni del mondo continuano a tenere in schiavitù.
Come conclude Paolo:
«Cristo ci ha liberati per la libertà!
State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù.» (Galati 5,1)
*Walter Brueggemann è uno dei più importanti studiosi contemporanei dell’Antico Testamento. Ha conseguito il dottorato presso la Saint Louis University nel 1974 ed è autore di quasi 150 volumi, tra cui The Prophetic Imagination. Dal 1986 al 2003 ha insegnato come William Marcellus McPheeters Professor of Old Testament presso il Columbia Theological Seminary di Decatur, Georgia (USA).
Testo originale: “Walter Brueggemann: The Book of Amos shows how God’s ‘emancipatory embrace’ includes LGBTQ people”