Il Vescovo Coyne: “Non vedo alcuna ragione per cui le persone transgender non possono essere accolte dalla chiesa”
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato sul blog cattolico di New Ways Ministry (USA) il 4 febbraio 2015, liberamente tradotto da Marius
Durante un’ampia intervista alla Vermont Public Radio, Mons. Christopher Coyne, insediatosi la settimana scorsa come decimo vescovo della diocesi cattolica di Burlington (Vermont, Stati uniti), ha dichiarato: “Non vedo alcuna ragione per cui le persone transgender non possano essere accolte dalla chiesa”.
Anche se questa affermazione, probabilmente la frase di benvenuto più diretta e aperta sulle persone transgender pronunciata da un vescovo cattolico, sembra indicare un nuovo approccio alle tematiche LGBT, anche se il suo messaggio sulle persone gay e lesbiche è risultato piuttosto ambiguo.
Durante il programma radio di Vermont Edition, l’intervistatrice Jane Lindholm ha rivolto al vescovo la domanda inviata da un ascoltatore: “Lei afferma che state cercando di avvicinare i cattolici che non vanno più alla messa. Esiste un piano per raggiungere le persone transgender che non si sentono più accolte dalla chiesa?”.
La risposta del Vescovo Coyne è stata: “Be’, mi dispiace per quello che è successo. Non vedo alcuna ragione per cui le persone transgender non possano essere accolte dalla chiesa. Emergono sempre più prove che all’origine ci sia molto di biologico, che non è qualcosa che una persona fa solo per una scelta di moda, o come scelta culturale, ma che queste persone transgender sono davvero alle prese con l’idea di identità di genere, e che ci combattono da anni, non per colpa loro. Quindi, in realtà, non bisogna incolpare nessuno. Loro sono così… tutti sono creature di Dio, e vorrei invitare chiunque alla mensa del Signore. E mi auguro che nessuno dei miei sacerdoti, soprattutto me stesso, abbia mai da dire qualcosa di offensivo o dannoso verso le persone transgender”.
Ci sono diverse cose positive in questa risposta:
• un benvenuto diretto alle persone transgender;
• un riconoscimento della ricerca scientifica;
• una dichiarazione della neutralità morale delle persone transgender;
• una direttiva per i sacerdoti affinché non rendano dichiarazioni dannose sulle persone transgender.
Ma quando Coyne ha formulato anche alcune osservazioni che rendono chiaro che non lo sta affermando per le relazioni gay e lesbiche, e gli è stato chiesto di confermare se voleva accogliere le persone transgender, ha risposto: “Assolutamente sì, nello stesso modo in cui inviterei le persone che si identificano come gay, lesbiche, bisessuali, anzi, come invito tutta la gente a venire nella chiesa per cercare di crescere nel loro amore per Dio e Gesù Cristo. Sapete che non è facile essere un cattolico. La nostra fede è una fede molto esigente. Il punto di partenza deve essere il rapporto con Gesù, e una volta che si comincia a metterlo in pratica, si inizia a lavorare sulle altre parti della propria vita che hanno bisogno di un po’ d’ordine, e che hanno bisogno di un piccolo cambiamento “.
L’intervistatore gli ha chiesto di spiegare meglio quello che intendesse dire circa le persone che hanno bisogno di più ordine nella loro vita, chiedendo in particolare se il vescovo si riferisse alle “persone che sono gay o che hanno ciò che la Chiesa definisce come uno stile di vita gay”.
La risposta di Coyne è stata affermativa, ma da intendersi anche per le persone come divorziate/risposate e coloro che vivono nel lusso senza preoccuparsi dei poveri.
Il consiglio pastorale di Coyne per queste persone, che non vivono secondo l’insegnamento ufficiale della chiesa, è stata la raccomandazione a sviluppare per prima cosa la fede in Gesù e poi di allineare la propria vita con gli insegnamenti della Chiesa.
Ne ha spiegato il significato nel contesto dell’insegnamento della Chiesa sul sesso: “La nostra chiesa crede che la perfezione dell’espressione della sessualità umana sia tra un uomo e una donna, all’interno di un rapporto impegnato e fecondo destinato alla procreazione. Questo è il modello. La maggior parte di noi fatica per arrivarci. Anche coloro che sono sposati potrebbero dire ci sono momenti in cui non sono del tutto convinti di questo fatto, perché sono umani. Ma il modello rimane questo”.
“In ogni tipo di espressione che non vi corrisponda, ciò non significa necessariamente che quello che sto cercando di fare sia sbagliato. . . . o che io sono una persona cattiva o un cattivo cattolico? No, io sono una persona in cammino, che sta cercando di trovare il proprio modo di vivere in questo mondo, per vivere in questa vita e in questo mondo, anche se non corrispondo pienamente a ciò che la Chiesa mi chiede di fare”.
Tali raccomandazioni possono essere l’esempio più completo dell’indefinito approccio pastorale verso le persone gay e lesbiche, a cui Papa Francesco ha fatto riferimento. Ciò che ha di buono è che si riduce il pregiudizio associato alle persone lesbiche e gay. Non devono più essere ostracizzate con sommarietà dalla comunità ecclesiale, e non si stabilisce l’adesione all’insegnamento della Chiesa come una cartina tornasole per far parte della comunità parrocchiale.
Il lato negativo di questo approccio, però, è che considera ancora inferiori le relazioni gay e lesbiche. Inoltre, l’accoglienza, che offre questo approccio, seppur senza condizioni fin dall’inizio, nutre ancora la speranza che, una volta accolti, gay e lesbiche si adopereranno per rinunciare responsabilmente alle espressioni sessuali del loro amore e della vita di coppia.
Anche se questa aspettativa non è affermata apertamente, sembra essere la logica estensione di tale approccio. Non si riconosce in alcun modo che l’autorità della coscienza possa guidare una coppia gay e lesbica a vivere insieme e a cercare una vita di fede nella comunità.
Papa Francesco è stato vago nel suo programma circa la pastorale per le persone gay e lesbiche. Le dichiarazioni del Vescovo Coyne, però, riprendono quello che è stato detto nel Sinodo del 2014 per quanto riguarda la cura pastorale delle persone LGBT. Seppur si tratti di un passo in avanti, da queste parole si evince ancora quanta strada dobbiamo percorrere come chiesa cattolica.
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Testo originale: Giant Step for Transgender Welcome, But Not As Far for Gay & Lesbian People