Viaggio in Camerun dove uccidono chi difende i gay
Articolo di Raoul Mbog pubblicato sul sito de Le monde Afrique (Francia) il 26 gennaio 2015, libera traduzione di Marco Galvagno
Quasi due anni fa nel maggio 2013 Benoit Kédé militante d’un associazione che difende i diritti dei gay in Camerun è stato arrestato nella città costiera di Kribì dopo aver ricevuto 2 sms da parte di un uomo. L’attivista era andato a un appuntamento che si è rivelato in realtà una trappola. Ha trascorso due settimane in detenzione provvisoria poi è stato condannato ad un anno di prigione con la condizionale per “tentativo di omosessualità”.
Questo caso come molti altri è stato registrato dalla federazione internazionale dei diritti dell’uomo. Si tratta del fenomeno dei truffatori, di cui i difensori dei diritti dei gay sono vittime in Camerun, un paese in cui l’omosessualità è un reato punibile con 5 anni di reclusione in seguito all’ordinanza 347 bis del codice penale del 1972.
In un rapporto presentato il 25 febbraio la FIDH denuncia le intimidazioni, le persecuzioni, le minacce di morte e gli assassini di cui sono vittime i militanti per i diritti dei gay delle lesbiche, dei bisex e dei transgender camerunensi (LGBTI) . Questa relazione ci riporta al caso di Eric Lembembe un giornalista e attivista dei diritti dei gay trovato morto nella sua casa di Yaoundé nel luglio di due anni fa, dopo essere stato torturato.
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Il caso Lembembe un caso emblematico
“Aveva il collo e i piedi spezzati, mani e piedi erano stati bruciati con un ferro da stiro e la sua casa era stata saccheggiata” ricorda ancora Michel Engoma, uno dei suoi amici della Comfaids, l’associazione diretta da Lembembe. L’inchiesta è a un punto morto e secondo i rapporti della FIHD, le autorità camerunesi fanno gli struzzi e nessuno sa chi abbia ucciso quello che era uno dei militanti più in vista della causa gay nel paese.
Se questo caso continua a fare scandalo, le altre aggressioni subite dalle organizzazioni che lavorano con i gay vengono mascherate. Nel rapporto che segue un’inchiesta sul campo, effettuata nel 2014 in varie città del Camerun, l’organizzazione FIHD ricorda che l’incendio della sede di Alternatives Camerun, un’associazione di Duala, capitale economica del paese che ha come scopo quello di proporre test sulla sieropositività e di prevenire la diffusione dell’Hiv, è stato probabilmente appiccato da criminali.
“Attiriamo costantemente l’attenzione delle autorità sulle violazioni dei diritti delle persone omosessuali, ma non ci ascoltano. Sporgiamo molte denunce, ma la polizia ci risponde sempre che non ci sono prove”. Spiega a France Afrique Yves Yombi, il direttore di questa associazione creata nel 2006, che è la più antica delle organizzazioni in difesa dei gay del Camerun. Nello stesso periodo i locali di un’altra struttura Le Reseau de defense de droits de l’homme en Afrique Centrale, che ha sede a Duala e raggruppa 8 stati, sono stati attaccati da individui non identificati. Da allora la sua direttrice Maximilienne Ngo Mbe riceve incessantemente minacce di morte” aggiunge il rapporto del FIHD. Di fronte a tutte queste minacce Dominique Monoga coofondatore di Comfaid è dovuto andare in esilio in Francia, due anni fa.
“Oggi i gay in Camerun sono trattati come i neri in Sud Africa durante il regime dell’apartheid. Saranno perseguitati e annientati come gli ebrei durante la shoah?”, si chiede amaramente.
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Avvocati nel mirino
La FIHD spiega che i militanti per i diritti dei gay non sono gli unici presi di mira da questa ondata omofoba, orchestrata a livello istituzionale, in cui sembra che lo stato incoraggi l’impunità. I rari avvocati che difendono i gay, solo 4 su 2500 iscritti all’ordine, subiscono anche loro intimidazioni. Lo studio di Michel Togué è stato svaligiato e l’avvocato ha ricevuto una serie di minacce anonime, sia sul cellulare che nelle mail per aver difeso dei gay in vari processi.
Alice Nikom conosciuta come l’avvocatessa dei gay nel suo paese, che è stata premiata dalla sezione internazionale dei diritti dell’uomo di Amnesty international nel 2013, riceve regolarmente insulti e minacce di morte. Per Yves Yomb dell’associazione Alternatives Camerun tutte queste persecuzioni non fanno presagire nulla di buono per il prossimo futuro.
“Da tre anni a questa parte assistiamo a una escalation di aggressioni verso i gay e i militanti GLBT. Ho l’impressione che le cose non si metteranno a posto presto, poiché regna un’impunità totale per i crimini a carattere omofobo”, afferma questo militante dei diritti umani.
Ma il direttore di Alternatives Camerun vuole mantenere la speranza: “È il senso della nostra battaglia dare speranza. Speranza che le generazioni future possano vivere la loro sessualità serenamente . Ma non sono certo che noi ci riusciremo”, lo afferma nonostante abbia solo 30 anni. La FIDH fa alcune richieste, chiede l’abrogazione dell’articolo 347 del codice penale che criminalizza l’omosessualità. Per la federazione internazionale dei diritti dell’uomo una delle condizioni per arrivarci è che i mass media e i responsabili religiosi del paese “facciano discorsi pubblici basati sulla non discriminazione, la non violenza e la libertà di associazione ed espressione.”
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Testo originale: Au Cameroun, ils veulent la peau des défenseurs des gays