In Francia la Chiesa cattolica cerca il modo migliore per accogliere le persone omosessuali
Articolo di Adrien Bail tratto da La Croix (Francia), 25 ottobre 2011, tradotto dal blog Incompiutezza
La diocesi di Nizza ha nominato un sacerdote per progettare l’accompagnamento dei cristiani omosessuali, una decisione ancora rara. Esistono altre iniziative, ispirate dai laici, ma restano molto discrete.
«L’audacia» della formula. Questo è quanto ritiene padre Jacques Ollès sulle conclusioni del rapporto che a dato luogo al Sinodo diocesano di Nizza (2007-2009), reso pubblico questa estate: il testo prevede «un accompagnamento cristiano, individuale o in gruppo, (che) manifesta alle persone omosessuali che loro hanno un posto nella Chiesa, e di come essi possono vivere le esigenze evangeliche nella loro situazione concreta; Un sacerdote è stato nominato per questo scopo».
Il «sacerdote è stato nominato per questo scopo», è lui.Padre Ollès, 74 anni, impegnato per dieci anni nella pastorale della sanità della diocesi di Nice (Nizza), si è visto affidare un’altra delicata missione, quella di proporre un approccio verso i fedeli omosessuali.Obiettivo: realizzare una «pastorale per le persone omosessuali».
Il sacerdote al quale un piccolo gruppo di cristiani omosessuali ha domandato di accompagnarli da sette anni, nota un cambiamento: «Dire che queste persone hanno il loro posto nella Chiesa è una novità. Non è affatto facile parlare di questa questione nella chiesa; pertanto, questa è sorta naturalmente grazie al Sinodo.»
Sotto la direzione dei due vicari generali, il padre Ollès ha costituito una piccola équipe di laici che sta preparando un questionario destinato ai sacerdoti, religiosi, e diaconi di Nizza.
«Siete già stati interpellati da una persona omosessuale nella vostra missione? Siete in contatto con un’associazione ? Secondo voi, l’omosessualità è un ostacolo alla pratica religiosa ? »
Varie domande che permetteranno di disegnare lo stato della situazione, prima tappa di un cammino che porterà a suscitare uno spazio di « parola libera » nel clero e all’interno delle famiglie.
Gli omosessuali attivi nella chiesa sono discreti
Nelle Diocesi di Francia, l’iniziativa del Sinodo di Nizza è atipica. Se nel 1986, la Congregazione per la Dottrina per la Fede ha incoraggiato i vescovi a promuovere nelle loro diocesi un accompagnamento spirituale e sacramentale delle persone omosessuali (1), le diocesi sono ancora abbastanza lontane dai gruppi di cristiani omosessuali ormai esistenti (ndr in Francia) da lunga data, come David et Jonathan (Davide e Gionata), Devenir Un en Christ (Divenire Uno In Cristo), Communion Béthanie (Comunione di Betania).
Mentre numerosi gruppi locali di condivisione spirituale esistono in tutta la Francia, alcuni dei quali sono accompagnati in modo informale da sacerdoti o religiosi.
«Là dove abbiamo buone relazioni, non bisogna per questo dire che impegnarsi su questo terreno è rischioso per i vescovi», nota un responsabile di “David et Jonathan”, associazione cristiana nata nel 1972, e che prosegue: «le persone omosessuali impegnate nella Chiesa non vogliono che si riveli la loro situazione.»
I progetti creati per dare un posto più visibile a questi cristiani sono essenzialmente dovuti ai laici.
Il gruppo di Riflessione e Condivisione è nato a Nantes nel 2000.
Claude, uno dei fondatori e attuale presidente, lo vede come una risposta all’appello al suo vescovo all’epoca Mons. Georges Soubrier – «Osiamo dire e condividere ciò che noi viviamo» – in occasione dell’anno giubilare.
«Il nostro vescovo ci ha sostenuto, ma non abbiamo mai ricevuto la missione di lanciare questo progetto », precisa.
Molti del clero sono ancora a disagio con l’argomento
L’idea era germogliata dopo la legge sui pacs, dai laici preoccupati dal vedere le manifestazioni di ostilità verso gli omosessuali all’interno delle parrocchie. «Noi vogliamo creare uno spazio di discussione soprattutto destinato alle famiglie », spiega Claude: corrispondenza, serate, conferenze nel corso delle quali intervengono dei teologi (il P. Luc Crépy), dei psicanalisti (Jacques Arènes).
Fino all’edizione nel 2005 di un libretto intitolato: Orientamento omosessuale e vita cristiana (2). Presentato come un « contributo sulla riflessione per una pastorale verso le persone omosessuali », è costituito da una ventina di schede: identità omosessuale, posto nella Bibbia, omosessualità e famiglia.
Il documento, diffuso in 2000 copie in tutta la Francia, ha suscitato un vivo interesse da parte di una quindicina di vescovi. Ma la maggior parte di loro si sente a disagio con l’argomento, constata Claude.
Tra i vescovi che si sono fatti avanti uno ha scritto così nel 2008: « La vostra brochure è un invito a far avanzare la riflessione e io approfitto di questo invio per provocare una domanda nelle istanze relative la mia diocesi.»
Precisando tuttavia che restano « molti punti da approfondire», questo vescovo afferma che « la prima tappa » è assicurare « l’accoglienza fraterna », « un tesoro per tutti quelli che sentono di essere messi al margine».
Il gruppo di Nantes Riflessione e Condivisione ha organizzato in aprile un ultimo incontro nazionale. L’occasione di far conoscere quanto fatto attraverso tutto il paese. La maggior parte sono gruppi d’incontro costituiti da genitori cattolici che hanno figli omosessuali.
Alcuni sono accompagnati dal vicario generale e stanno stabilendo dei legami con la pastorale della famiglia; mentre altri parlano della «iniziale preoccupazione dei sacerdoti».
Claude è convinto della necessità di questa azione proveniente dalla base. Ma sa anche che riflessione e Condivisione non ha potuto ottenere la visibilità per l’Anno della famiglia.
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(1) Lettera al vescovi della chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, redatta dal cardinale Joseph Ratzinger, Congregazione per la dottrina della fede, 10 ottobre 1986.
(2) Réflexion et partage, Maison des Œuvres, 43, rue Gaston-Turpin, Nantes.
Testo originale: L’Eglise cherche à mieux accueillir les personnes homosexuelles