In Tunisia l’omosessualità non è accettata, quella femminile è tollerata
Per il dottore tunisino Zouhaier El Hachemi (Tunisia), professore in psichiatria, “omosessualità non è una patologia, anche quando dà origine a comportamenti nevrotici”.
Certo, alcuni psichiatri hanno creduto di poterla curare. Al limite dell’etica medica, la cura raccomandata era alla base di punizioni e gratificazioni. La cura è fallita perché non si può scambiare ciò che determina il comportamento omosessuale, vale a dire l’inconscio, con un comportamento superficiale.
Il medico tunisino precisa: “Vietare a qualcuno di vivere la propria omosessualità equivale un po’ a vietargli di mangiare”. D’altronde, un gay può vivere la sua diversità senza problemi, sentendosi bene o conducendo una vita sociale e affettiva pienamente.
Durante l’adolescenza, ogni individuo di sesso maschile attraversa un periodo d’omosessualità latente. E’ a quell’età, infatti, che l’individuo inizia a fissare la sua identità sessuale.
L’angoscia della castrazione costituisce il motore essenziale dell’ investimento affettivo che porterà l’adolescente maschio a desiderare persone di sesso femminile.
Superare questa fase d’omosessualità latente si spiega spesso col fatto che l’angoscia di castrazione non è ispirata dal padre ma dalla madre.
I gay presentano spesso, né più né meno agli eterosessuali, disturbi comportamentali legati alla loro omosessualità. Quelli che consultano i medici, cosa sempre più rara, lo fanno per diverse ragioni.
Ci sono, in primis, i giovani che i genitori portano a consulto sperando di ‘curare’ la loro devianza sessuale.
Non è sempre facile! Tuttavia, continua il medico, “la maggior parte dei genitori finisce con l’accettare , con la morte in cuore, la situazione , ma esigono che il figlio sostenga lo sguardo altrui e mostri un certo pudore in pubblico”.
La seconda categoria è quella degli omosessuali nevrotici che non riescono ad accettare la loro sessualità. Sono, d’altronde, i casi più frequenti. I gay nevrotici si sentono colpevoli e sentono che la loro sessualità deviante è in contraddizione con il loro ideale dell’Io.
Infatti, dopo ogni atto sessuale, quest’ultimi cadono in depressione sino a intristirsi. Sono gay che cercano, nel medico, un compromesso tra il desiderio sessuale e la fissa dell’onorabilità. La psicoterapia aiuta i gay nevrotici a accettar meglio la loro diversità e a non vergognarsene.
L’ultima categoria riguarda i comportamenti omosessuali di panico. Dopo una vaga esperienza omo (a scuola o nell’esercito), certi individui sviluppano crisi d’angoscia acuta.
I gay di questa categoria vogliono sapere se sono o meno gay. Il medico tenta di rassicurarli e , per calmare la loro angoscia, prescrive loro generalmente degli ansiolitici.
Una volta curata la causa stessa della psicosi e scomparso lo stato di effervescenza psicotica, tutto rientra nel suo ordine.
I gay che consultano le cliniche psichiatriche hanno tra i 18 e i 20 anni. Raramente superano la trentina.
Dopo tutto, in vent’anni di esperienza medica, una volta soltanto è venuta a consultarlo una donna per questo tipo di problema.