In una parrocchia di Bologna hanno pregato per le vittime dell’omofobia
Articolo di Giovanni Panettiere tratto da Il Resto del Carlino del 15 dicembre 2008
Hanno pregato per chi è stato ucciso in quanto omosessuale, per chi si è tolto la vita, stanco di essere additato come ‘diverso’. Il tutto senza rivendicazioni o toni di rivalsa nei confronti delle posizioni della Chiesa in materia.
Erano un’ottantina i partecipanti, sabato sera, alla veglia per le vittime dell’omofobia – la prima svoltasi in forma pubblica in regione all’interno di una parrocchia, promossa dal movimento cattolico di base Noi Siamo Chiesa, sezione Emilia Romagna, in San Bartolomeo della Beverara (ndr a Bologna). Tanti gli omosessuali, credenti e non, ma non sono mancati i padri e le madri di famiglia.
Fra i banchi il presidente del Quartiere Navile Claudio Mazzanti e la consigliera comunale del Pd Lina Delli Quadri. A metà della celebrazione è arrivato anche monsignor Giovanni Nicolini, prete di frontiera e già direttore della Caritas, che ha seguito la parte restante della veglia assorto in preghiera.
Dall’altra parte, il vescovo ausiliare Ernesto Vecchi, pur non vietando l’iniziativa («avremmo potuto farlo», ha puntualizzato alla vigilia), ha parlato «di un azzardo del parroco che ha concesso la chiesa». Ed è stato proprio quest’ultimo, don Nildo Pirani, a dare il benvenuto ai presenti ricordando che «Cristo non fa alcuna distinzione di genere tra le persone».
E’ toccato, invece, a Giampaolo Spettoli, portavoce regionale di Noi Siamo Chiesa, ribadire come la serata non c’entrasse nulla con la «dichiarazione della Santa Sede sul no alla depenalizzazione degli atti omosessuali». A tale proposito, proprio alcuni giorni fa il portavoce della sala stampa vaticana padre Federico Lombardi ha garantito l’impegno del Vaticano per abolire il reato di omosessualità. Il responsabile dei cattolici progressisti ha auspicato tra l’altro un annuncio «sempre migliore del Vangelo alle coppie tra persone dello stesso sesso».
Sono stati letti passi biblici e storie di omofobia. Come Mahmoud Asgari e Ayaz Marhoni, 16 e 18 anni, impiccati in Iran perché colpevoli di amarsi. A intervallare le letture il coro della chiesa di San Bartolomeo della Beverara, che ha eseguito canti religiosi e brani di Fabrizio De Andrè.
Finita la veglia, in tanti rimangono a conversare tra i banchi. «Frequento la parrocchia come capo coro in una diocesi vicino a Bologna – racconta Davide, 44 anni -, ma non ho mai detto a nessuno della mia inclinazione sessuale. Questa veglia mi ha fatto capire che è possibile dichiararsi anche all’interno della Chiesa».
Claudio De Marco, dell’Arcigay Cassero, è commosso, mentre il presidente Emiliano Zaino dice: «Da tempo non entravo in una chiesa, ma stavolta ho sentito una gioia e una pace che pensavo di non trovare più nella comunità ecclesiale. Per noi gli ultimi giorni sono stati difficili, ma fortuna vuole che esista una Chiesa al lavoro anche per il bene degli omosessuali».
Il parroco: “non approvo, né ignoro”
Articolo di Giovanni Panettiere tratto da Il resto del Carlino del 15 dicembre 2008
Per qualche prete l’omosessualità resta un tabù da sottacere per non scandalizzare le coscienze dei fedeli. Non per don Nildo Pirani, classe 1927, parroco di San Bartolomeo della Beverara. «Non potevo dire di no a una preghiera per le vittime dell’omofobia — confessa al termine della veglia —. Sapevo che la Curia non avrebbe impedito questa iniziativa che ha visto tante persone rivolgersi a Cristo perché cessi la violenza contro gay e lesbiche».
Ma anche perché «nella Chiesa riusciamo a superare il problema dell’omosessualità che crea ancora imbarazzo in molte realtà ecclesiali. E questo non significa approvare quel che non può essere approvato, ma neanche ignorare o condannare a priori qualsiasi approccio alla questione».
E a chi accusa Noi Siamo Chiesa di strumentalizzare momenti liturgici per fare proselitismi e rivendicazioni contro il magistero, don Pirani risponde: «Sono abituato a prescindere dalle intenzioni e a valutare il risultato finale. Questa è stata una veglia senza polemiche, ideologie o rancori». Il sacerdote è anche docente di introduzione alle sacre scritture alla Scuola diocesana di formazione teologica.
Proprio alla Bibbia si continua a guardare per condannare l’omosessualità: «E’ in atto, da parte di molti biblisti – spiega il parroco -, una interpretazione di quei passi che, se effettivamente sono stati letti come chiave per un giudizio negativo dell’omosessualità, ora si pensa possano essere spiegati anche in altro modo».
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