Incontrare Gesù negli occhi delle persone LGBT
Riflessioni bibliche* pubblicate sul sito dell’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti) il 22 marzo 2020, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Nel tempo quaresimale siamo invitati a prestare maggiore attenzione ai doni dell’amore, della misericordia e del perdono, doni che Dio offre a tutti noi, tutto l’anno. Le persone LGBTQ cattoliche e i loro alleati sperimentano l’amore e la misericordia in modi unici e attraverso esperienze molto forti. Abbiamo chiesto ai nostri lettori di scrivere delle brevi riflessioni su alcuni temi quaresimali, per ognuna delle sei domeniche di questo tempo. In questo articolo vi proponiamo le riflessioni scritte per la quarta settimana.
E giunsero a Gerico. E mentre partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Costui, al sentire che c’era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
Riflessione di Katherine Kashka, Overland Park, Kansas
Come ha fatto Bartimeo a perdere la vista? Mi piace immaginare che sia stato un incidente, una ferita, ma la cosa più importante è cosa fa dopo averla persa. Molte e molti di noi sono stati feriti dalle persone che amiamo e dalla Chiesa istituzionale. Come abbiamo reagito? Abbiamo invocato Gesù perché ci guarisse, o gli abbiamo voltato la schiena per la vergogna, nascondendo le nostre ferite?
Qualche anno fa rimasi molto male quando, alla Messa per la vigilia di Pasqua, un arcivescovo disse durante l’omelia (in modo prolisso) che le persone LGBT non sono le benvenute nella Chiesa Cattolica. Rimasi profondamente ferita da quelle frasi, una mutilazione mentale ed emotiva. Invece di rivolgermi a Gesù perché mi aiutasse e mi guarisse, gli voltai le spalle, perché mi vergognavo della mia mutilazione, e mi sentivo un’invalida.
Solo molti anni dopo riuscii a invocarlo come aveva fatto Bartimeo: “Aiutami, Gesù, perché sono ferita, e ho bisogno che il tuo amore mi guarisca”. Per fortuna mi era venuto incontro a braccia aperte un sacerdote di mia fiducia, che mi ascoltò e mi mostrò la via per tornare a Gesù.
Non mi considero completamente guarita, ma non mi ritengo nemmeno più indegna. Gesù ama ciascuna e ciascuno di noi ed è pronto a guarire le nostre ferite: non dobbiamo fare altro che chiederglielo.
Bartimeo non si è chiuso in se stesso, e non ha nascosto la sua disabilità, ma ha affrontato gli sguardi freddi e giudicanti di tutti quegli estranei per chiedere l’aiuto di Gesù, e Gesù lo ha ricompensato con munificenza. Durante questa Quaresima possiamo tutte e tutti imparare qualcosa da Bartimeo e fidarci un po’ di più di Gesù.
Riflessione di padre Greg Greiten, arcidiocesi di Milwaukee
Il vangelo di Giovanni contiene una parola greca che da sempre cattura la mia attenzione: Aposunagōgos, termine che significa “essere cacciato dalla sinagoga”. Se una persona confessava che Gesù è il Cristo, i capi religiosi la cacciavano dal luogo di culto.
Negli anni di seminario la mia più grande paura era che i sacerdoti e i professori sapessero che sono gay e mi cacciassero dalla mia comunità di fede. Per molti anni ho vissuto nell’ombra del segreto, sperando e pregando che le persone a me vicine non lo sapessero mai. La paura di venire rifiutato dalla mia famiglia, dagli amici e dalle persone a me care mi isolava, e mi faceva soffrire in silenzio.
Sfortunatamente, fin troppe persone LGBTQ+ nella comunità cattolica vivono quello stesso dolore appena pensano di uscire dal nascondiglio e accettare pienamente la propria identità sessuale. Fin troppi cattolici sono stati cacciati dai loro luoghi di culto. Molte persone che lavoravano per le parrocchie e le scuole cattoliche sono state licenziate per aver sposato civilmente una persona dello stesso sesso; molte altre, invece, sono preoccupate di non ricevere cure mediche adeguate per via della loro sessualità o della loro identità di genere, mentre i vertici della Chiesa chiudono un occhio verso questo tipo di discriminazione.
Nel racconto del cieco nato Gesù guarisce e si fa prossimo di quell’uomo, che era stato cacciato dal suo luogo di culto da capi religiosi che lo trattavano con disprezzo e arroganza. Gesù, che cerca proprio chi è stato cacciato, mi ispira. La sua testimonianza parla dell’amore di Dio che scorre attraverso di lui, e della sua disponibilità a compiere la sua missione. La nostra missione, la missione della nostra Chiesa consiste nell’assistenza reciproca e nella reciproca cura spirituale, non nel cacciare qualcuno dalla comunità. Sono un sacerdote cattolico apertamente gay, nel pieno delle mie funzioni, e so che il mio dovere è creare un ambiente più accogliente e ospitale per l’intera comunità LGBTQ+.
Riflessione di Katherine Pezo, Stati Uniti
Bartimeo era disabile, e nella sua epoca di solito quelli come lui venivano posti ai margini o visti come peccatori, ed è probabilmente per questo motivo che la folla cerca di farlo stare zitto quando vuole solo incontrare Gesù. Bartimeo però insiste. Gesù non dà ascolto a chi si frappone fra Bartimeo e lui, vuole parlare anche con lui, e vuole amarlo. Dio è così, un Dio d’amore che vuole incontrare le persone LGBT, gli emarginati di quest’epoca, anche quando la gente non approva e tenta di frapporsi tra lui e noi. Nonostante tutto, io correrò sempre per incontrare Gesù, anche se gli altri non approvano.
Parlando con Bartimeo, Gesù gli chiede cosa desideri. Ascolta lui e la sua esperienza, invece di fare ciò che secondo lui è giusto. È questo che la Chiesa e i suoi membri devono fare con le persone LGBT, perché, dopo tutto, la nostra vocazione consiste nell’imitare Gesù.
Parte del mio cammino di persona transgender consiste nell’ascoltare gli altri, le loro vite, incontrare mondi che non sono i miei. Nel fare questo la mia fede si è arricchita, e ho colto l’esigenza di saperne sempre di più sulle questioni LGBT, e il fatto di dover cominciare a desiderare tempi migliori per le persone LGBT cattoliche. Imitando Gesù, sono cresciuta nell’amore e nella conoscenza di me stessa.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: Having Our Eyes Opened to Encounter Jesus