Io, lesbica credente, in un gruppo di credenti omosessuali
Testimonianza di Sonia tratta dalla tesi di Laurea di Stefano Ventura su "Forme di partecipazione alla comunità omosessuale", Università di Roma La Sapienza – Facolta di Psicologia 1, aa. 2003/2004
I gruppi di credenti omosessuali sono presenti in Italia da molti anni ma rimangono ancora sconosciuti ai più. Stefano Ventura, per la sua tesi di laurea, ha voluto indagare questa realtà attraverso una serie d’interviste fatte a quanti percorrono questo cammino per conoscere, capire e comprendere il percorso umano e di fede fatto da e in questi gruppi. Tra le tante interviste da lui raccolte riportiamo quella fatta a Sonia, impiegata trentenne di Roma, che ci racconta con sincerità il suo cammino nel gruppo di credenti omosessuali “Nuova Proposta” di Roma.
Qual è stato il tuo percorso fino ad arrivare a Nuova Proposta?
Allora, io ho sempre frequentato la parrocchia; sono stata scout per dieci anni e quindi sono stata educata nella fede. Io mi sono accettata a ventitré anni; mi sono scoperta, diciamo così. Mi sono accettata a ventitré anni e ho avuto il problema classico: “Se io sono omosessuale, non posso essere credente o comunque non posso essere cattolica.” Ma sinceramente non ho avuto grandi traumi, perché ho pensato: “Vabbè, ma se io mi sento così… cioè il mio essere è questo… non faccio finta… lo so… Dio mi ha creato così: non mi sono creata io in questa maniera… Cioè non avevo possibilità di crearmi, no? Di conseguenza, se Dio mi ha voluto così evidentemente Dio mi ama così, Dio mi accetta così”.
E quindi non ho avuto particolari problemi nel mio rapporto con Dio.
Molti ad esempio si allontanano, non credono più, smettono di pregare; io invece non ho avuto questo tipo di problemi, ma ho avuto problemi quando andavo a Messa: quando si sentiva dire che le persone omosessuali erano peccatori e quando ti andavi a confessare, se lo confessavi i preti rimanevano un po’ perplessi… A me hanno sempre dato l’assoluzione, però ti dicono: “Devi in qualche modo correggerti!”
Poi ho sentito l’esigenza di confrontarmi con altre persone, che la pensassero come me, che vivessero questo binomio e volessero continuare nella fede – perché non mi sentivo più dentro la Chiesa, cioè quando andavo a Messa cioè… Scout non potevo più essere, perché non potevo fare l’educatrice perché se lo avessero scoperto… Frequentare la parrocchia lo stesso…
Nelle attività della parrocchia per me risultava pesante non poter dire chi ero; poi mi sono pure fidanzata quindi dover giustificare la presenza di questa “amica”… Fatto sta che mi sono allontanata.
Quindi volevo, in qualche modo trovare uno sfogo, parlare con altre persone che la pensassero come me; quindi ho sentito parlare di questo gruppo di cattolici, perché a me interessavano i cattolici, non i protestanti, perché la mia idea è: “Io sono cattolica e voglio vivere questa fede! Non voglio viverne un’altra”.
Il problema della fede, che io chiamo “problema”, è che la fede non è un hobby: per esempio io gioco a calcetto, ma quest’anno non posso giocare perché non ho tempo, mi pesa molto, sento gli acciacchi del corpo, però in qualche modo vado avanti.
La fede non la puoi mettere da parte! La senti come un bisogno impellente: dopo un po’ esce fuori, grida! Sta lì che arranca, che tira su la testa, e quindi in quale modo devi operare, devi muoverti; quindi visto che avevo questa esigenza forte ho cercato questo gruppo di cattolici omosessuali; forse li avevo visti su OUT (ndr Rivista a diffusione gratuita prodotta dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di roma) e sono andata.
La prima volta ci sono andata da sola e mi ricordo che era un gruppo di uomini, che erano tutti abbastanza grandi, io avevo venticinque anni e loro quaranta e c’erano solo due ragazzi più giovani, sui trentacinque. Non mi sono sentita particolarmente accolta, ero poi l’unica ragazza.
Ci sono andata un anno più tardi con la mia ragazza, che era molto credente; ci siamo tornate e ci hanno accolto molto diversamente, forse perché c’era più gente… non so… e quindi siamo entrate; c’era questa esigenza, cioè nelle chiese non mi sentivo riandare, non mi sentivo a mio agio.
Com’è la situazione della partecipazione al femminile dentro Nuova Proposta?
Adesso abbastanza bilanciata rispetto alla prima volta; insomma sempre tantissimi uomini, ma non so se in percentuale ci sono meno lesbiche (ride)! però abbastanza.
C’è stata secondo te una specie di progressione, di crescita, dalla prima volta in cui sei stata a Nuova Proposta?
Sì, sì! Tantissimo! prima era più intimista quando è nata… Era più un “confrontiamoci” – “sosteniamoci a vicenda”. Poi si è trasformata, dividendosi in due rami: la parte più intimista e la parte che fa tra virgolette politica, anzi fa proprio politica! Cioè dialoga con la Chiesa, perché venga riconosciuta la persona omosessuale come una persona che abbia dignità.
La presenza femminile è aumentata dopo che sono entrata io con questa ragazza, perché giustamente non so – era un motivo… Perché dove tu vai e trovi persone, che hanno le tue stesse idee ti trovi meglio… Piuttosto che tra altre persone…
La tua attività all’interno di Nuova Propota come si svolge? Cosa fai all’interno di Nuova Proposta?
Allora io faccio parte del consiglio, senza il quale non si potrebbe organizzare tutto quel che si organizza (sorride).
Da quest’anno siamo diventati associazione, prima non lo eravamo. Io faccio parte del consiglio e mi occupo di relazioni esterne…
Perché ci sono solo dei ruoli come il Presidente e il Vice-presidente e il Segretario, che sono ufficiali per il resto niente è ufficiale: ognuno fa quello per cui è portato; in particolare io, visto che mi piace molto e sono anche rappresentante sindacale – per esempio gli incontri al comune o gli incontri in provincia vado io…
Per il resto tutti fanno tutto… a seconda della disponibilità e delle competenze… Sicuramente il mio ruolo non è quello di scegliere i brani del Vangelo (ride)! non sono così competente! Io sono più pratica! Ah…io sono anche cassiera! E da quando ci sono io le casse del gruppo sono attive (ride)!
Qual è il valore della tua partecipazione a Nuova Proposta?
Sicuramente il singolo, io penso, trova beneficio. Ovviamente più gente, c’è più abbiamo risonanza sia a livello nazionale e sia nella spiritualità, “sanare” nello stare insieme, nel confrontarci, sanare le ferite e far avvicinare coloro che si sono allontanati alla Chiesa.
Per esempio, c’era una ragazza, che quando è venuta ,tre o quattro anni fa non faceva la Comunione perché diceva: “Siccome ho una ragazza e quindi ho una relazione omosessuale con lei, sono in peccato mortale e quindi non posso fare la Comunione”… Due anni fa ha ricominciato a fare la Comunione, nel nostro gruppo ovviamente.
Quindi la partecipazione è importante! Il singolo porta la propria esperienza, che può essere come hai affrontato e poi risolto una questione che ti affliggeva e magari fa riflettere gli altri su come uscire da questo empasse mentale. Noi siamo il gruppo più grande in Italia.
Parlando con Marco mi ha detto che secondo lui Nuova Proposta è una “locanda”…
Si! All’inizio questa era l’idea di Nuova Proposta, come luogo di ristoro per le persone affrante che possono arrivare, trovare un po’ di pace e di serenità, qualcuno che l’accolga con un sorriso, una parola di conforto e di sostegno, di rifocillare la persona in modo che poi potesse ripartire poi da solo e continuare il suo viaggio con le sue forze. Ora, questo poteva essere l’inizio, perché eravamo pochi, adesso diciamo che siamo diventati un po’ più “albergo” (ride): gente che entra, che esce, congressi e via dicendo.
L’idea è comunque quella chi riesce ad avvicinarci si trova in una locanda, chi invece continua a girarci attorno come un satellite ma rimane fuori per paura, lo percepisce di più come un grande albergo. Come una specie di riunione del Mario Mieli (ndr si tratta del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli di Roma) dove ci vai una volta tanto, a seconda se l’argomento ti interessa o no. Ma in realtà non è questo! È un cammino che si fa. Nel momento in cui ci sono degli incontri che possono essere staccati dal perno principale sono comunque pensati per continuare il cammino.
All’inizio, quando sono entrata io, era veramente una locanda, ci conoscevamo tutti: oggi non è così. Uscivamo anche insieme dopo il gruppo, uscivamo insieme facevamo le vacanze insieme… oggi non è così!
In questo momento stiamo cercando di essere due ali, quella intimista e quella attiva, però è difficile. Secondo me ci sono varie anime all’interno di Nuova Proposta, ci sono vari pensieri… Chi opta da una parte e chi dall’altra.
C’è stata, a un certo momento, una lotta tra chi voleva fare di Nuova Proposta la punta di coloro che rivendicano da parte della Chiesa e chi voleva tornare all’antico ed evitare i giornali per tornare all’intimo. C’è ancora questa cosa, ma ora si è trovato un equilibrio perché anche noi sentiamo una esigenza di intimità e di raccoglimento.