“Io, omosessuale, da dieci anni insegno catechismo”
Articolo di Francesca Visentin tratto dal blog alessandrozan.it del maggio 2004
“Sono gay e l’ho sempre confidato ad ogni parroco con cui ho collaborato. Rivelare le mie scelte sessuali non mi ha impedito di essere un ottimo educatore per i bambini a cui insegno dottrina”.
Michele, 60 anni, impiegato, da dieci anni fa il catechista nella Diocesi di Padova. Spiega la parola di Dio ai ragazzini delle medie, una “missione” che porta avanti da omosessuale credente, senza nascondere nulla ai parroci.
“Anche quando ho rivelato di essere omosessuale, ho continuato a insegnare dottrina nella massima libertà – racconta Michele – con i sacerdoti ho instaurato un rapporto di fiducia e trasparenza.
Però ho deciso di non rivelare ai bambini e ai genitori la mia omosessualità, perché voglio essere valutato come persona, non per le mie scelte sentimentali. Non mi risulta che ci siano catechisti eterosessuali che vadano a parlare dei loro gusti con gli studenti, non capisco il motivo per cui dovrebbe farlo un gay”.
Insieme alla parola del Signore, Michele cerca di insegnare ai ragazzi anche l’accoglienza e la tolleranza. “Gesù non ha mai rifutato nessuno – fa notare – così spiego loro che da veri cristiani dovrebbero evitare ogni genere di discriminazioni.
Qualche volta mi capita di cogliere parole che i ragazzi si lanciano contro come insulti: urlano tra di loro «frocio» quasi fosse il peggiore degli epiteti. Ecco, in quelle situazioni cerco di farli riflettere”. E il catechista gay sottolinea che “tra gli omosessuali ci sono anche tanti insegnanti di religione nelle scuole”.
E’ un cammino di fede, quello dei gay credenti uniti nel gruppo Emmanuele di Padova, di cui anche Michele fa parte. E chiede che “la consapevolezza della condizione omosessuale non sia un ostacolo, ma rappresenti uno dei talenti che il Padre ha dato a ciascuno dei suoi figli, da fare fruttare”.
Un cammino che vuole continuare a incidere nella vita delle parrochie con ruoli importanti come quello di catechisti o di componenti dei consigli pastorali.
“L’accoglienza che ho ricevuto dai parroci – spiega Michele – non è mai dipesa dall’età dei sacerdoti, ma dalla loro apertura mentale, dalla capacità di aggiornarsi e approfondire anche temi considerati tradizionalmente scomodi dalla Chiesa. Chi condanna è solo chi non ha ancora chiara la propria identità”.
Non teme che i genitori dei ragazzini a cui insegna catechismo possano scoprire la sua omosessualità? “Non mi nascondo – spiega Michele – ma nemmeno mi esibisco.
Se un gemitore mi chiedesse spiegazioni cercherei di parlare con lui in maniera molto chiara, senza timori. Ho indotto a riflettere sull’omosessualità anche un confessore che rifiutava a priori il dialogo su questo tema, ma alla fine ha cambiato idea”.