“Jaabouq”. Essere gay in Marocco, un estraneo al proprio mondo
Articolo di Boutnama Azami pubblicato sul sito le360 (Marocco) il 20 settembre 2013, libera traduzione di Marco Galvagno
Ha soli 24 anni lo scrittore marocchino Hicham Tahir che ha vinto il suo primo premio per la sua prima opera letteraria “Jaabouq”.
A metà strada tra la (auto)biografia e finzione, questa raccolta di racconti che descrivono un Marocco crudo, ha convinto la giuria del Prix du Roman gay 2013.
Hicham Tahir tra gli oltre trenta autori in gara, tra cui due marocchini, ha entusiasmato la giuria del Prix du Roman gay 2013 (Premio romanzo gay 2013) con la sua prima opera letteraria, intitolata “Jaabouq” .
Le editions du Frigo hanno consegnato il premio del Prix du Roman gay 2013, versione franco belga del premio creato nel 2003 dalle edizioni Cylibris, a questo giovane autore marocchino di 24 anni.
Un premio che ha messo in gara romanzi pubblicati o ripubblicati tra il 2008 e il 2013. Oltre alla data dell’edizione le altre due condizioni era che fossero romanzi in lingua francese e che trattassero di omosessualità maschile. Le opere a tematiche lesbiche erano escluse.
Cruda, pungente, più cinica che ironica questa raccolta di novelle scuote il lettore senza mezzi termini anche dal punto di vista linguistico. “Jabouuq” è un’opera sferzante che strappa il primo premio, quello della giuria. Hicham Tahir ci racconta qualcosa di più.
Lettura scabra d’uno scabro timore del mondo. Dietro la violenza delle parole che ti afferranno, si abattono e vi sferzano tagliandovi il fiato, si eleva un odore di zolfo come un grido di disperazione. Pamphlet di una società che lotta con le sue contraddizioni forse?. Urlo di uno straniero estraneo al suo stesso mondo e alla propria madre.
Poiché se Hicham Tahir riprende temi molto trattati nella letteratura magrebina lo fa con un’originalità che ricorda del resto lo sguardo acuto di Driss Chaibi che, nel suo libro spesso incompreso “Passé simple” (Passato Remoto) descriveva le sue fratture sociali e le sue sofferenze vissute nella carne.
Certi passaggi del romanzo di Hicham non possono non ricordarci “Passé Simple” in cui il narratore in rivolta contro il padre onnipotente parla della madre al contempo con amore e odio, mescolando affetto e disprezzo e la supplica di sollevarsi dall’asservimento prima che i peli delle sue ascelle diventino candidi.
Per un occhiata vi lasciamo leggere e giudicare a vostro piacimento questo brano che è emblematico della lotta alla violenza e alla discriminazione:
“Mia madre è una povera sciocca ignorante che pensa di rado.E’ una povera donna ed è anche povera di spirito. Non è mai andata a scuola. A nove anni ha conosciuto mio padre, a undici anni l’ha sposato. A 13 ha avuto la prima figlia, da allora vive con mio padre, lo stesso uomo da sempre.
Ha visto più mio padre della sua famiglia, più del mondo, più lui della strada e delle vicine. Ecco perchè è sciocca, mia madre è una povera ignorante.
E’ grazie alla tv che si è resa conto che esiste un mondo al di fuori del paesino in cui è nata, al di fuori della città e delle sue vicine. E ancora la tv che le ha insegnato che in Turchia e in Messico parlano in arabo classico, e questo nessuno potrà mai toglierglielo dalla testa…..
Testo originale: Prix de litteraturegay: et le gagnant est Hicham Tahir