John Boswell e l’investigazione storica sull’omosessualità
L’intenzione di questo breve studio è quella di rileggere un’opera fondamentale per la storia dell’omosessualità in occidente che fa un’analisi del modo in cui la Chiesa cattolica ha considerato, nel corso dei secoli, questi comportamenti che oggi dichiara riprovevoli partendo dall’interpretazione delle sacre scritture.
Boswell (1947-1994) è stato senza dubbio uno storico nordamericano prolifico e molto importante, un professore di storia medievale nell’Università di Yale (USA) che, in appena 47 anni di vita, produsse un’opera di prim’ordine e che illumina aspetti estremamente importanti per la comprensione della Chiesa paleocristiana ed il suo sviluppo nel Medio Evo.
Le sue opere principali sono: The Royal Treasure, Christianity, Social Tolerance and Homosexuality (1980), The Kindness of Strangers (1988), The Three Religions of Medieval Spain y Same-Sex Unions in Premodern Europe (1994).
In questo saggio vorrei mettere particolarmente in evidenza alcuni dei punti trattati da Boswell nel suo libro “Christianity, Social Tolerance and Homosexuality” (Cristianesimo, tolleranza sociale e omosessualità) che ci permettono di notare l’importanza che, a motivo di questo studio in particolare, ebbe l’analisi storica del linguaggio e il suo uso nelle società precedenti.
A questo proposito, da un punto di vista antropologico, ci interessa porre un problema di base: come accostarci allo studio di una società diversa dalla nostra, della quale abbiamo scarsa comprensione, relativamente al linguaggio e ai comportamenti culturali, che le sono propri, senza che ciò implichi un imporsi del nostro proprio modo di intendere le sue pratiche socioculturali.
Vorremmo mostrare alcuni aspetti dell’opera di Boswell, che senza dubbio sono polemici, ma che riteniamo aprano la possibilità di problematizzare il modo nel quale è andata costruendosi la diversità sessuale in Occidente; e così ripensare i modelli egemonici che hanno preteso naturalizzare e normalizzare la sessualità, partendo dal modello di riproduttore-monogamo-eterosessuale.
Cominceremo pertanto con un aspetto, che a suo tempo venne messo in evidenza da Foucault e che altri autori come Guasch hanno segnalato, e che cioè sarebbe impossibile riferirsi alla omosessualità, precedentemente il secolo XIX, dal momento che è proprio in questo momento che il discorso della medicina occidentale realizza il concetto dell’esistenza di una sessualità differente, caratterizzata dal rivolgere il proprio interesse sessuale verso persone dello stesso sesso.
In questo senso Guasch evidenzia che prima di questo momento ci sono state senz’altro pratiche sessuali fra persone dello stesso sesso, senza che tuttavia queste costituissero gruppi classificati in modo “scientifico”. Semplicemente la gente esercitava la propria sessualità in modo individuale, senza che questo arrivasse a tradursi in un riconoscimento esplicito e, ancor meno, alla costruzione di un’identità in termini sessuali.
“L’eterosessualità è un mito. Un invenzione. Una patacca. E’ un prodotto storico e sociale, il risultato di un’epoca e di determinate condizioni; perché l’eterosessualità non è universale. E’ qualcosa di nostro, occidentale, cristiano.” (Guasch 2000, p.17)
Prima, afferma Guasch, non esistevano le identità sessuali, c’erano semplicemente preferenze sessuali diverse e inoltre venivano identificati dei peccati sessuali, che erano collegati con certe pratiche. Quando la pratica divenne identità sessuale, tutto il campo della sessualità si spostò.
Gli uomini smisero di avere “pratiche sodomitiche”, smisero di commettere il “peccato nefando”, per diventare “invertiti”, “omosessuali”. Possano servire queste pagine per introdurci in un passato pieno di incognite da chiarire.
La proposta
Indubbiamente le discussioni che sono sorte nel corso della storia, cercando di capire il senso delle sacre Scritture, e particolarmente della Bibbia, ha fatto sorgere lunghe diatribe, nelle quali si è preteso interpretare il suo contenuto, perdendo però l’elemento contestuale e il senso ultimo dei concetti.
Queste interpretazioni si sono mosse in ogni caso dalle condizioni sociali, politiche, economiche e culturali, che in ogni epoca si realizzavano ed è perciò che nel corso dei secoli abbiamo visto posizioni così diverse da parte della Chiesa cattolica.
Perciò Boswell ci dice nell’introduzione del suo libro: “Nel caso particolare, che ci interessa, la credenza che l’ostilità delle Scritture cristiane nei confronti dell’omosessualità fosse la causa per cui la società occidentale si rivoltasse contro di essa, non ha bisogno di molte parole per essere rigettata.
Gli stessi libri, che si pensa condannino gli atti omosessuali, condannano anche l’ipocrisia nel modo più energico e con maggiore autorità; e tuttavia la società occidentale non creò nessun tabù contro l’ipocrisia, non ha mai affermato che gli ipocriti fossero “contro natura”, non li ha segregati in una minoranza oppressa, non ha approvato leggi per punire il loro peccato con la castrazione o con la morte.
Infatti nessuno Stato cristiano favorì leggi contro l’ipocrisia in sé, nonostante la costante ed implicita condanna che di questa viene fatta da Gesù e dalla Chiesa.
Nello stesso elenco, nel quale si escludevano dal regno dei cieli i colpevoli di pratiche omosessuali, si faceva menzione anche degli avari. Tuttavia nessuno Stato medioevale mise al rogo gli avari.
E’ evidente che negli Stati tardo-medievali, che autorizzavano la prostituzione, ma che tuttavia bruciavano i gay, agivano determinati fattori alieni dai precedenti biblici, dal momento che, secondo tutti i criteri obiettivi, il Nuovo Testamento condanna molto più aspramente la prostituzione della omosessualità.
Gli Stati cristiani fecero un uso grandemente selettivo delle restrizioni bibliche e non c’è dubbio che il problema decisivo risieda nel contesto storico che determina la selezione.” (Boswell, 1992, p.30)
In questo senso ci sarebbe da analizzare in dettaglio quali fossero le circostanze storiche nelle quali si sono determinate valutazioni di vari aspetti, come quello della sessualità.
Infatti vediamo che le pene che vennero applicate in diversi momenti, nei confronti di atti considerati contrari alla legge cristiana, furono pene che andavano dalla penitenza alla scomunica, e di conseguenza la pena di morte, applicata dalla Chiesa cattolica anche se bisogna considerare che è contro la legge religiosa stessa.
Ebbene, con queste considerazioni cominciamo ad analizzare il testo.
Il primo capitolo del suo libro è intitolato “Definizioni”, poiché in esso elenca una serie di termini, che utilizza nel corso della sua ricerca e che derivano fondamentalmente dal greco e dal latino, la traduzione dei quali viene considerata problematica, nel senso che non si tratta di fare una traduzione letterale, ma di tradurre il senso che quei termini ebbero nella società nella quale ebbero origine.
Pertanto fa un elenco dettagliato di termini, che più avanti utilizzerà e che vengono letti in modo particolare, provenienti da differenti tradizioni culturali e che danno un senso al pensiero di quel periodo storico.
Mi sembra molto valido che Boswell chiarifichi un concetto fondamentale, nella riflessione sopra la diversità sessuale, utilizzando ripetutamente nel testo il termine “gay”.
Due sono i motivi per utilizzarlo in questo contesto. Il primo è che il suo uso è più antico di quello di “omosessuale”, dal momento che proviene dal provenzale dei secoli XIII e XIV, e da lì è passato ad altre lingue, dove venne utilizzato come un modo di chiamare le pratiche sessuali libertine. D’altra parte afferma che questa terminologia è da preferire alla pura precisione semantica.
La parola “omosessuale” implicitamente suggerisce che la caratteristica distintiva primaria dei gay sia la loro sessualità. Non sembra esserci nessuna prova del fatto che i gay abbiano una sessualità più o meno marcata della maggioranza; e dal punto di vista storico tale supposizione –benché tacita- manca di fondamento.
Il termine “gay” permette al lettore di trarre le proprie conclusioni sull’importanza dell’amore, l’affetto, la devozione, il romanticismo, l’erotismo o l’aperta sessualità nella vita delle persone così chiamate.
L’interesse e l’espressione sessuale variano enormemente nella popolazione umana; e l’interesse sessuale di una persona può essere debole, senza che ciò gli impedisca di sentire di essere attratto da persone dello stesso sesso, il che, in un certo senso lo distingue dalla maggioranza. (Boswell, 1992: 68)
A dimostrazione di quanto sia complessa la traduzione di termini o espressioni che si trovano nella Bibbia, Boswell indica come esempio una frase di Geremia, il cui significato nelle diverse traduzioni giunge ad essere completamente opposto, dal momento che alcuni lo traducono come “Si trasformarono in cavalli pazzi per le femmine” e altrove la stessa frase diventa “Erano come cavalli nutriti di mattina”.
Il problema, che si vede in questa breve frase, lo si ritrova in ognuna delle parti che compongono la Bibbia, senza contare molti altri documenti, lettere, diari e molti scritti antichi nei quali i vari autori espressero nel proprio linguaggio idee difficili da interpretare nei secoli che seguirono.
Un cosa della quale ci sentiamo debitori nei confronti dell’autore è quando afferma che, per studiare la questione nella Roma antica, sarebbe un errore di anacronismo distinguere come antagonisti il concetto di amore romantico e quello di amicizia, perché quella società aveva poco chiari i confini fra i due sentimenti.
Senza dubbio si sa che le relazioni fra persone dello stesso sesso, a partire dall’epoca platonica, erano argomenti di interesse pubblico e non solo privato, dato che queste rappresentavano il ruolo che ogni soggetto teneva nell’ordine sociale dell’epoca.
I suoi studi su Roma ci permettono dunque di guardare attraverso gli occhi dell’autore per capire che in quel periodo non venivano fatte associazioni con l’effeminatezza e pertanto non ci troviamo di fronte ad una avversione. Invece questo avveniva, se un soggetto assumeva un ruolo inadeguato, che lo stigmatizzava: “probabilmente la passività dei ‘cinaedi’, per esempio, che ispiravano ostilità, più che la loro promiscuità e il loro libertinaggio, e che venivano presi come simbolo di debolezza morale. Molti erano chiaramente eterosessuali”.
Fino ad epoche più recenti questa interpretazione viene fatta, partendo dall’avere assimilato due concetti che dovrebbero essere chiaramente differenziati: sessualità e genere. E’ per il fatto che le società accostano il concetto di sessualità al ruolo che compiono i soggetti nella società, che viene così a porsi questa questione.
In qualche modo nell’antichità si pensava fosse indegno di un cittadino assumere un’attitudine passiva e ricettiva nella sessualità, ruolo che veniva assegnato alla donna in primo luogo e a chiunque non avesse lo stato di cittadino. In questo senso l’associazione passivo-ricettiva nella sessualità viene data alla donna e pertanto il maschio che così si comporta assume il ruolo femminile.
Vediamo così che si incrociano aspetti, che in realtà sono due ordini differenti e che permettono di stabilire da una parte l’esercizio corretto della sessualità, pur mantenendo formalmente il prestigio mascolino eterosessuale.
A questo punto è importante sottolineare alcuni aspetti: da una parte cambia il modo di concepire la relazione sessuale, quando in un caso si manifesta a favore della relazione fra maschi, purché si conservino i ruoli imposti socialmente alla mascolinità, e nell’altro caso, quando cessa la permissività delle relazioni fra maschi, essendo stato escluso ogni elemento che non rappresenti la relazione eterosessuale.
L’autore scopre che l’idea di condannare l’omosessualità risale approssimativamente al secolo III della nostra era, quando vengono create delle leggi che regolano, fra le altre, le relazioni omosessuali. E così egli segnala che nel periodo dell’Impero le unioni di persone dello stesso sesso delle classi elevate erano comuni. E allora, perché si dice che le sacre scritture parlano contro queste pratiche?
Boswell riprende il passaggio della distruzione di Sodoma e Gomorra e afferma che il problema a questo proposito sta nel fatto che è stata fatta una traduzione erronea dei termini e che il castigo, che venne imposto a queste città, fu dovuto alla loro mancanza di ospitalità nei confronti dei visitatori ospiti e non perché avevano tentato di abusare di loro; e così lo esprime:
“Per farla breve, la tesi di questa linea di ricerca sostiene che Lot violava le abitudini di Sodoma (della quale non era cittadino, ma semplicemente “residente”), nell’accogliere per la notte ospiti sconosciuti dentro la cinta delle mura della città, senza il permesso dei suoi anziani.
Quando gli uomini di Sodoma si riunirono per chiedere di condurre i forestieri alla loro presenza, poiché essi desideravano “conoscerli”, questo non significava altro che “conoscere” chi fossero; e di conseguenza la città non fu distrutta per immoralità sessuale, ma per il peccato di mancanza di ospitalità verso i forestieri”. (Boswell, 1992: 118)
Boswell ricorre ad altri passi della Bibbia per cercare di dimostrare come può succedere che una traduzione non corretta possa portare ad interpretazioni erronee. E risale al Levitico nell’Antico Testamento quando riporta la citazione: “Non ti accosterai ad uomini, come con donna, perché è un abominio.”
E l’autore fa notare che il termine ebraico “toevah”, che si traduce come abominio, non significa nulla di intrinsecamente cattivo, come sarebbe per violenza o furto, ma qualcosa di ritualmente impuro per gli ebrei, così come mangiare carne di maiale o effettuare il coito durante il periodo mestruale, cose che sono entrambe proibite negli stessi capitoli.
Del resto, nell’Antico Testamento ci si imbatte in alcune coppie dello stesso sesso, che hanno intense relazioni amorose, come Saul e Davide, Davide e Gionata, Rut e Noemi, e che nel Medio Evo furono celebrate come relazioni di straordinaria devozione nella letteratura ecclesiastica.
Nell’Alto Medio Evo incominciano a cambiare molte delle abitudini esistenti, fino ad allora come prodotto delle consuetudini urbane; e questo condusse anche ad una ostilità ed alla persecuzione di molte minoranze, che fino ad allora avevano potuto sopravvivere senza troppi problemi. Come dice lo stesso Boswell: “le maggioranze creano le minoranze in senso molto concreto; lo fanno quando decidono di classificarle”.
Questa opera, nella quale in modo dettagliato e coscienzioso va analizzando i discorsi che sono stati fatti nel corso di diversi secoli, è comunque appena uno sguardo d’insieme sulla situazione nella quale si trovavano in occidente le relazioni di questo tipo.
Conclusione
Nella letteratura cristiana più influente era oggetto di discussione; nessun autore eminente di questo periodo considerò contro natura l’attrazione omosessuale; e coloro che sollevavano obiezioni contro l’espressione fisica dei sentimenti omosessuali, lo facevano generalmente sulla base di considerazioni che non avevano nessun rapporto con gli insegnamenti di Gesù o dei suoi primi seguaci.
L’ostilità nei confronti dei gay e la loro sessualità si rese manifesta in occidente nel momento della dissoluzione dello Stato romano, e cioè a cavallo fra i secoli III e IV, e questo sarebbe dovuto a fattori che non possono essere analizzati esaurientemente, ma che probabilmente furono la conseguenza della sparizione delle sottoculture urbane, dell’intensificarsi della regolamentazione della morale privata, da parte del governo e dalla pressione pubblica, favorevole all’ascetismo per quello che riguardava tutte le questioni sessuali.
Né la società cristiana, né la teologia cristiana nel loro complesso esprimevano o sostenevano una qualche forma particolare di ostilità nei confronti della omosessualità, ma tanto una quanto l’altra riflettevano, e alla fine mantennero, le posizioni che furono adottate da certi governi e certi teologi e che potevano essere utilizzate per squalificare gli atti omosessuali.
Di conseguenza, nel corso del primo Medio Evo, i gay passarono quasi inavvertiti. Le manifestazioni di una subcultura precipua brillano quasi per la loro assenza in questo periodo, benché sussistessero molte espressioni individuali di amore omosessuale, soprattutto tra i chierici.
Per la teologia morale del secolo XII l’omosessualità veniva al massimo paragonata alla fornicazione eterosessuale, ma soprattutto non se ne parlava. Le disposizioni legali erano anche molto rare e di dubbiosa efficacia.
Il rinascere delle economie urbane e della vita delle città, che si sviluppò fino all’XI secolo, fu accompagnato dal riapparire della letteratura gay e da altri segnali relativi ad una considerevole minoranza di gay. I gay erano prominenti, influenti e rispettati a vari livelli nella maggior parte della società europea, tanto religiosa quanto laica.
Le passioni omosessuali si trasformarono in tema di discussione pubblica e venivano celebrate tanto in contesti spirituali quanto carnali. Di rado veniva fatta opposizione alla sessualità gay, e, se capitava, era piuttosto per puntualizzare una preferenza estetica che non per esprimere una censura morale; e questo valeva anche per i leader religiosi e civili.
Tuttavia attorno alla seconda metà del XII secolo cominciò ad apparire nella letteratura popolare una virulenta ostilità, che si propagò alla teologia e alle opere giuridiche. Le cause di questo cambiamento non possono essere spiegate con esattezza, ma è probabile che fossero in stretta relazione con l’intensificarsi generale dell’intolleranza nei confronti dei gruppi minoritari, che si manifestava con evidenza tanto nelle istituzioni ecclesiastiche come in quelle secolari nel corso dei secoli XIII e XIV.
La crociata contro i non cristiani e gli eretici, l’espulsione degli ebrei da molte regioni europee, il diffondersi dell’Inquisizione e gli sforzi fatti per eliminare le superstizioni e la stregoneria, tutto quanto insieme mette in evidenza il crescere dell’intolleranza, con la quale si mettevano al riparo gli esponenti della maggioranza, e che si instaurò decisamente per la prima volta con valore legale negli Stati corporativi di recente formazione nell’Alto Medio Evo.
Questa intolleranza si rifletteva e contemporaneamente si perpetuava nelle compilazioni teologiche, morali e giuridiche del tardo Medio Evo, molte delle quali continuarono ad esercitare per secoli la loro influenza nella società europea.
Al di là di queste modeste conclusioni e dei fatti che le sostengono, ben poco è quello che può essere affermato con sicurezza. La topografia sociale dell’Europa medievale risulta così inesplorata che, per chi si mette a scrivere su questo tema, è impossibile illudersi nella speranza di non condurre i propri lettori su possibili strade sbagliate ed anche forse in un vicolo cieco.
Ma ci si può sentire confortati, pensando che almeno sono stati posti puntelli dove prima non c’era nulla e che sono state segnate delle tracce sopra le quali altri potranno largamente superare le loro aspettative più ardite.” (Boswell, 1992, p.353)
In effetti Boswell risulta molto convincente nello sviluppare i risultati della propria ricerca, di cui questo è il primo libro. In seguito scriverà un’altra grande opera, nella quale analizzerà le alleanze che nell’era paleocristiana si stabilivano fra persone dello stesso sesso e che furono benedette davanti all’altare.
Testo originale: John Boswell y la investigación histórica de la homosexualidad di Mauricio List Reyes