Kirsty Loehr e la sua “Breve storia delle donne queer”
Dialogo di Katya Parente con Kirsty Loehr
In una delle scorse interviste, abbiamo conosciuto una nuova realtà editoriale (“le plurali”). Oggi è nostra ospite Kirsty Loehr, il cui libro “Breve storia delle donne queer” (2024, pp192). è stato pubblicato proprio da “le plurali”.
Chi è Kirsty Loehr?
Sono una scrittrice inglese. Mi identifico come lesbica e i miei pronomi sono she/her. Sono un’attivista LGBTQ+ e passo principalmente il mio tempo a scrivere di come le persone queer siano state cancellate dalla storia (e continuino a essere cancellate). Ho un figlio da una precedente relazione (con un’altra donna) e tre gatti.
Perché questo libro?
Ho scritto questo libro per diversi motivi. Innanzitutto, da bambina amavo la storia, era la mia materia preferita a scuola ed era qualcosa di cui amavo leggere nel tempo libero. Non passò molto tempo prima che realizzassi che non esistevo, che la mia identità non veniva mostrata. Sapevo che dovevano esserci persone come me, quindi ero confusa sul motivo per cui non fossero incluse nei libri. Crescendo è diventato più ovvio il motivo per cui venivamo cancellate, la storia ha ceduto ai pregiudizi sociali ed è scritta principalmente da uomini etero, bianchi e occidentali. Fin dall’inizio ho deciso di rendere la mia missione quella di reinserire me stessa e le altre persone queer nella storia.
In secondo luogo: gli studi queer, gli studi di genere e gli studi lesbici tendono a essere molto accademici. Volevo scomporli un po’ e renderli più accessibili alla lettura da parte delle persone. Ecco perché il libro è informale, il tono è divertente e ironico.
Le donne queer sono state spesso protagoniste della storia (Giovanna d’Arco, Saffo, Cristina di Svezia, Ildegard di Bingen, tanto per citarne qualcuna). Perché si omette quasi sempre la loro “stranezza”, quando non il loro aperto lesbismo?
Queste donne non erano tutte lesbiche dichiarate, il che è un punto importante da sottolineare. Non sto dicendo che fossero lesbiche, ma erano sicuramente queer. Tutte hanno sfidato l’eteronormatività a modo loro e, così facendo, si sono rese indesiderabili al patriarcato perché questo non le include. Una persona che sfida l’eteronormatività rappresenta quasi sempre una minaccia immediata, per poi diventare qualcosa che deve essere nascosta.
Il tuo è un libro ironico. Perché usarla per trattare un argomento così serio?
Come ho detto, questi generi tendono a essere molto accademici, pieni di gergo che spesso è piuttosto difficile da capire. Sono una fan di questi generi e in passato sono stata scoraggiata dalla lettura di testi accademici perché li ho sempre trovati inaccessibili. Volevo scrivere qualcosa che fosse facile da leggere, breve e divertente. La storia queer è spesso molto deprimente perché, beh, lo è. Ma volevo anche mostrare i minuscoli frammenti di luce presenti in alcune delle loro storie. Le persone queer nella storia erano felici, erano innamorate, avevano relazioni e facevano sesso, volevo raccontare le storie felici così come quelle brutte.
Sei stata nel nostro Paese per un tour promozionale. Per quanto ti consta, c’è una percezione diversa della queerness femminile in Italia rispetto alla Gran Bretagna?
La situazione in Italia è molto diversa rispetto al Regno Unito, più di quanto molte persone penserebbero. Ho vissuto in Italia diversi anni fa, quindi sapevo che c’erano delle differenze, ma stare qui in tour, circondata da persone queer me lo ha fatto capire un po’ di più. La religione detiene ancora un profondo potere in Italia ed è in qualche modo radicata nel paese, il che ha comportato un ritardo nell’accettazione della queerness.
Ci è voluto molto più tempo per legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso in Italia che nel Regno Unito e poi abbiamo anche i diritti legali dei genitori queer, ecc. – qualcosa a cui sono personalmente interessata come genitore queer. Le comunità che si sono costituite qui mi ricordano molto il Regno Unito, ed è bello vedere nascere librerie queer indipendenti e quartieri queer, ma in confronto al Regno Unito, non è proprio allo stesso livello. Tuttavia, ciò non vuol dire che il Regno Unito sia perfetto, tutt’altro. Il Regno Unito è uno dei paesi occidentali più pericolosi al mondo per le persone trans e l’inclusione delle famiglie LGBTQ+ probabilmente verrà rimossa dalle risorse educative.
Paese che vai magagna che trovi – e le minoranze, compresa quella LGBTQ, ne sa qualcosa. Ben vengano libri come quello di Kirsty che ci mostra, con la giusta dose di ironia, che il mondo è meno granitico di quel che si pensa.