La benedizione delle coppie gay e il dibattito in corso nella chiesa valdese
Articolo di Paolo Naso tratto dal mensile Jesus n.9, settembre 2011
Dialogo non è solo quello tra diverse comunità di fede ma anche il frutto del dibattito interno a una stessa Chiesa. Dialogo a volte difficile, ma pur sempre dialogo.
Un esempio? Lo scorso anno il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste aveva ammesso la possibilità di benedizione delle coppie omosessuali: non un matrimonio ovviamente, che tra l’altro per i protestanti non è sacramento, ma appunto una «benedizione» invocata su due persone credenti che si amano e che decidono di vivere l’una accanto all’altra nella prospettiva della fede e della grazia di Dio.
Come è comprensibile riguardo a un tema così delicato, non sono mancati dissensi e critiche sia dall’esterno che dall’interno.
Ad esempio l’Alleanza evangelica italiana (Aei), un network di Chiese evangeliche di matrice fondamentalista, già alcuni mesi fa decise di interrompere i dialoghi istituzionali con le Chiese valdesi e metodiste, giudicando biblicamente inaccettabile la posizione assunta.
Molto accesa anche la protesta del senatore valdese Lucio Malan (Pdl) che a più riprese ha criticato la decisione sinodale, ma la sua era rimasta una voce, almeno in apparenza, isolata.
Più recentemente, però, il dissenso è arrivato da una delle personalità più autorevoli della teologia protestante e della Chiesa valdese: in un articolo del 22 luglio pubblicato sul settimanale Riforma, Paolo Ricca ha scritto che la decisione assunta dal Sinodo è «al di fuori della Scrittura», che è «sbagliata» e che «non sempre la verità sta con la maggioranza».
Parole che non ammettono equivoci e che hanno avuto qualche eco anche nell’ultimo Sinodo, che si è svolto a Torre Pellice dal 21 al 26 agosto.
Presumibilmente, ad accelerare il dibattito è stata la benedizione impartita a una coppia gay nella Chiesa valdese di Milano lo scorso 26 giugno: il passaggio dalle parole ai fatti.
Il Sinodo è il supremo organo decisionale della Chiesa valdese e quindi in linea teorica avrebbe il potere di ribaltare la decisione presa nel 2010: eventualità difficile a immaginarsi, dal momento che l’orientamento fu assunto a larga maggioranza e che fu sostenuto da un consistente gruppo di pastori e di laici che rivestono ruoli importanti nella vita della Chiesa, ma tecnicamente ed ecclesiologicamente possibile.
Ecclesia semper reformanda può significare anche questo: chele decisioni prese non sono un idolo irremovibile ma il frutto di una decisione umana che, alla luce della Parola di Dio, può essere rivista o corretta.
La Parola di Dio, il nodo è tutto lì: come leggerla, come interpretarla, come distinguerla dalle parole degli uomini che l’hanno scritta.
La storia dell’interpretazione ha sempre oscillato tra la «lettera» e lo «spirito» e queste due posizioni si confrontano anche in riferimento alla benedizione delle coppie omosessuali.
Nella Bibbia ovviamente non se ne parla e anzi abbondano condanne nei confronti delle relazioni tra persone dello stesso sesso.
Parola di Dio o spirito del tempo? D’altra parte, al centro del messaggio cristiano c’è la grazia di Dio che ci ama e ci ha salvato in Cristo: lo spirito del Vangelo è quindi quello dell’amore e dell’accoglienza.
E questa predicazione vale anche per gli omosessuali. Due interpretazioni, forse due teologie a confronto.
Vedremo, a partire dal prossimo Sinodo, qualità e spessore di questo dialogo.