La Cassazione ha demolito la base ideologica contro i genitori gay
Articolo di Giuseppina La Delfa, presidente Associazione Famiglie Arcobaleno, del 12 gennaio 2013, pubblicato su Huffington post Italia
La sentenza della cassazione n. 601/2013 non dice “si alle adozioni Gay”. Dice un’altra cosa molto importante che mette il dito sul fulcro di tutta la vicenda dei diritti negati alle persone omosessuali e alle loro famiglie. Parla di pregiudizio per rifiutarlo in blocco. Dice questa frase bellissima:
“Non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza bensì il mero pregiudizio che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale. In tal modo si dà per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto familiare per il bambino, che dunque correttamente la Corte d’appello ha preteso fosse specificamente argomentata”.
Questa frase demolisce la base ideologica sulla quale si sono poggiate tante sentenze nei decenni passati. E il pregiudizio è stato talmente potente che a tanti genitori omosessuali in fase di separazione si è per troppo tempo consigliato di negare la propria omosessualità per avere qualche possibilità di potere continuare a incontrare i propri figli e anche che lo svelamento della propria omosessualità sarebbe una quasi certezza di vedere decadere i propri diritti nei confronto dei figli. A priori. Sulla base di quel pregiudizio.
E sulla base di quel pregiudizio tante donne e uomini omosessuali, per potere continuare a relazionarsi con i figli avuti da precedenti relazioni eterosessuali, hanno mentito e hanno negato a se stessi la possibilità di una vita affettiva serena e trasparente con grave conseguenze a volte sulla vita stessa dei figli che non capivano i silenzi, la solitudine, i non detti.
La sentenza n. 601/2013 non è certo la prima a dire che l’omosessualità del genitore non è un motivo sufficiente a negare le sue capacità genitoriali ma spesso ormi di esperti hanno dovuto dimostrarlo. Qui invece si parte da una posizione rovesciata: bisogna ormai dimostrare il contrario, dimostrare cioè che l’omosessualità in sé sia un fattore di esclusione del genitore dalla vita e dall’educazione dei figli.
E’ per noi genitori omosessuali italiani un’avanzata straordinaria perché un’istituzione fondamentale come la corte di Cassazione dice finalmente ciò che la scienza internazionale dice da 40 anni, ciò che le legislazioni di numerosi paesi europei, americani e africani (Africa del sud) dicono nelle loro leggi, ciò che dicono i nostri figli qui e altrove.
Avvenire e i politici reazionari non hanno mancato ovviamente di urlare al “danno” e tentano con ogni mezzo di minimizzare la portata di questa rivoluzione. Per Avvenire, il padre non ha saputo essere all’altezza del suo compito e si parla perciò in questo caso di minor male per il figlio.
Noi pensiamo invece che il bene per un figlio è di potere sempre continuare a relazionarsi con i suoi genitori e che l’omosessualità dell’uno o di entrambi, nella valutazione delle loro competenze genitoriali, c’entri come l’asso di picche. E’ quello che dice la Cassazione oggi.
Ed è quello che dicono con forza i nostri figli ma anche quelli trentenni dei genitori omosessuali francesi che in questi giorni di fronte al loro parlamento, che sta per legiferare a favore del matrimonio ugualitario, chiedono due cose essenziali: che le loro famiglie vengano rispettate e tutelate e che si smetta di sbandierare una presunta preoccupazione per i figli per mascherare omofobia e opportunismo politico.
E’ anche quello che chiediamo noi con forza