La chiesa Anglicana e le persone omosessuali
Testimonianza del Pastore Leslie Acklam tratta dal Bollettino Refo, Anno 4, numero 14, Settembre-Ottobre 2001, p.4-6
Un pastore anglicano, la scoperta della sua omosessualità e il cammino in prima persona nella chiesa anglicana e nei movimenti dei credenti omosessuali per costruire un dialogo su queste tematiche. Perché ogni chiesa sia “veramente una casa, per ogni credente”.
Lavoro come pastore della chiesa anglicana da vent’anni, attualmente svolgo il mio ministero a Lincoln a 250 km a Nord di Londra, città famosa per i pinnacoli della sua cattedrale del XII secolo più alti di San Pietro e perché la sua contea è il luogo natale della famiglia Wesley, fondatrice del metodismo.
La mia vocazione era stata molto legata alla mia lotta personale per accettare la mia sessualità e solamente quando sono riuscito ad essere a mio agio con questa ho deciso di andare avanti. Quindi oggi vedo il mio ministero non nonostante la mia sessualità, ma al contrario come parte della mia sessualità.
Il vescovo è a conoscenza della mia sessualità e cinque anni fa abbiamo fatto una consultazione della diocesi sulla sessualità ed è stato molto contento di presiedere quell’incontro. Ci sono altri due o tre preti apertamente omosessuali nella diocesi.
Questo significa che l’hanno detto al vescovo; di solito per queste persone sono previste delle persone di riferimento che cercano di aiutarle e incoraggiarle nel loro ministero.Il mio lavoro attualmente è come cappellano di una nuova università, ma il mio ministero è anche rivolto alle minoranze e agli emarginati. Sono stato molto coinvolto nella campagna a favore dell’ordinazione delle donne. Nella mia chiesa c’è un gruppo di sostegno per la città e l’area limitrofa, sia per persone sieropositive che per malati di aids. Non è un gruppo ecclesiastico, è un gruppo laico, ma sono lo stesso impegnato in questa iniziativa. L’unico pub gay in questa piccola città si trova nei locali della comunità.
La situazione degli omosessuali nelle chiese parte da una decriminalizzazione dell’omosessualità effettuata nel 1967, ma solo in caso di adulti consenzienti sopra i ventuno anni, in privato ed escludendo i militari. Solo due anni fa l’età è stata ridotta a diciotto. Non si è riusciti a ridurre l’età del consenso a sedici anni, come per gli eterosessuali.
Da pochi mesi è caduto anche il bando agli omosessuali nell’esercito. Purtroppo è ancora in vigore la legge sez. 28, approvata durante il governo Tatcher, che vieta che durante l’educazione sessuale nelle scuole si presenti l’omosessualità in una luce positiva. Va segnalato che prima di questa legge c’era stata in molte scuole un’educazione di tipo liberale, solo la Scozia ha rifiutato questa direttiva.
Nella mia chiesa anglicana l’evento recente più significativo è stata la conferenza dei vescovi di Lambeth nel 1998. Si tratta di una conferenza che si svolge ogni dieci anni e vede l’incontro di centinaia di vescovi anglicani di tutto il mondo. La sessualità era tra i temi discussi.
La discussione è stata talmente forte che si è rischiato di distruggere la comunione anglicana: la divisione era principalmente tra i vescovi riformatori americani e quelli conservatori africani. … Alla fine 187 vescovi hanno firmato una dichiarazione che dissentiva dalla risoluzione approvata dalla conferenza e chiedeva scusa alle persone omosessuali. Il dibattito dopo Lambeth è molto acceso e poche chiese fondamentaliste, in Inghilterra, rifiutano, come deciso dal Sinodo, la supervisione del vescovo.
La chiesa anglicana, al contrario di quella cattolica, è una chiesa fortemente sinodale, c’è una tendenza alla convivenza di opinioni molto diverse. Non esiste un’autorità centrale, neanche l’arcivescovo di Canterbury propone una linea.
Esistono due scuole di etica, una deontologica che si fonda molto solidamente su regole precise e principi da cui partire, l’altra più teologica che mette l’accento non tanto sui principi ma sugli effetti e le conseguenze. Tra queste due scuole bisogna che ci sia un dialogo.
Il movimento The Lesbian and Gay Christian Movement (L.G.C.M.) è stato fondato nel 1977 e ne abbiamo celebrato l’anniversario con un grande culto, anche se con alcune voci di dissenso, nella cattedrale di Londra.
Il movimento non è mai stato esclusivamente gay, esistono anche eterosessuali simpatizzanti che sostengono il nostro lavoro. La nostra organizzazione cerca di fornire nuovi strumenti ed ha anche una linea telefonica dove funziona un servizio di telefono amico, vengono anche organizzate conferenze e si facilita il lavoro di gruppi locali che si occupano di queste tematiche.
Attualmente il movimento conta cinquemila membri, le radici dell’organizzazione sono anglicane ma in realtà funziona come un ombrello per molte altre realtà. Esiste un gruppo cattolico che richiama Quest, diversi piccoli gruppi della chiesa riformata unita, metodista, battista e tra i quaccheri. Spesso questi gruppi lasciano le loro chiese di origine e mantengono il rapporto con le comunità attraverso il movimento. Questo porta le chiese a rimanere in gran parte conservatrici.
Il lavoro principale viene fatto a livello di gruppi locali. Vengono prodotti opuscoli, libri, e volantini. Nel mio percorso personale la possibilità di avere del materiale scritto è stato molto importante, poter leggere biografie, autobiografie, saggi su sessualità e omosessualità.
Questo aspetto, quale il fornire materiale scritto, a volte si trascura, va anche detto che molte notizie e risorse arrivano dagli stati Uniti. La mia speranza è che anche in Italia, nonostante la lingua, sia disponibile materiale di questo genere necessario per un percorso di liberazione.
Il movimento cerca di parlare fuori dal ghetto e dopo Lambeth molte chiese ci hanno in qualche modo riconosciuto come referenti, esperti in materia, ogni opportunità è valida per informare e lavorare per cambiare le strutture della chiesa.
Per lo specifico riguardante la pastorale delle persone omosessuali la mia esperienza mi porta ad affermare che l’attività più importante è data dai gruppi di socializzazione, luoghi in cui si può parlare con persone che hanno gli stessi problemi e dove ci si scopre e ci si confronta con dei modelli. Quello dei gruppi di socializzazione è diventato il punto centrale della pastorale promossa dal L.G.C.M., affiancato quando necessario da un counseling individuale.
* Intervento pronunciato dall’autore al III convegno nazionale della REFO “Quale pastorale per le persone omosessuali?” dell’ottobre 2000