La Chiesa cattolica e le persone LGBT. I tanti volti dell’esclusione
Articolo di Elizabeth Lefebvre pubblicato sul sito del mensile cattolico US Catholic (Stati Uniti) il 3 aprile 2018, Terza parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Kristen Ostendorf insegnava da diciotto anni inglese al liceo cattolico Totino-Grace di Fridley, nel Minnesota (Stati Uniti), ed era inoltre liturgista e responsabile cattolica della scuola. Nel 2013 il consiglio d’istituto scoprì che il preside aveva una relazione con un altro uomo: il preside diede le dimissioni dall’incarico. Per tutta risposta Ostendorf, che sette anni prima era uscita allo scoperto con gli amici e la famiglia, rivelò al consiglio di avere una relazione con un’altra donna: il giorno dopo fu licenziata.
“Non riesco a credere che la Chiesa sia cambiata, soprattutto perché le persone che conosco temono molto per il futuro dei ragazzi e delle ragazze LGBT di cui sono insegnanti e responsabili. Temono molto per i colleghi omosessuali. Sono molto coscienti del fatto di poter essere licenziate immediatamente se si venisse a scoprire chi sono e chi amano” dice Ostendorf, che ora insegna in una scuola pubblica di St. Paul, poco lontano da Fridley.
Secondo New Ways Ministry, dal 2007 circa settanta persone sono state licenziate da varie istituzioni cattoliche per via del loro orientamento sessuale. Sono licenziamenti che evidenziano le incoerenze di cui abbiamo parlato. Certo, non tutti gli insegnanti omosessuali vengono licenziati e i licenziamenti non necessariamente riflettono il pensiero degli studenti o dell’ambiente.
Come cambiano i vescovi nelle diocesi, così cambia il tono generale del dialogo nelle medesime diocesi. Marco Cipolletti è stato attivo nella pastorale LGBT nella parrocchia di San Pietro a Charlotte, nel North Carolina, sotto due vescovi. Il defunto monsignor William Curlin fu vescovo di Charlotte dal 1994 al 2002 e in quel periodo mise in piedi un punto d’ascolto per genitori di persone LGBT.
Il suo successore pose termine all’iniziativa; inoltre, impedì a una delle fondatrici di New Ways Ministry, suor Jeannine Gramick, di tenere un incontro nella parrocchia di San Pietro nel 2015. L’anno dopo ci fu un problema con un cantante che doveva esibirsi in uno spettacolo per raccogliere fondi: era omosessuale. “Sono esperienze dolorose, e alcuni dicono ‘Dimentichiamoci della Chiesa e se ne vanno” commenta Cipolletti.
Quando questi episodi filtrano sui media nazionali, le relazioni all’interno della Chiesa ne soffrono, ma non solo: è un danno anche per l’immagine che il cattolicesimo proietta all’esterno: “Quando i vescovi fanno commenti intolleranti che vengono conosciuti a livello nazionale, vengono dati in pasto ai non cattolici che non vogliono avere a che fare con la Chiesa. Molti cattolici, tuttavia, hanno già preso la loro decisione. Sono credenti e praticanti che rimarranno nella Chiesa qualsiasi cosa dicano i vescovi. Se il vescovo è d’accordo con loro, ne usciranno rafforzati; se no, sapranno che quel vescovo non sa come stanno le cose” dice Arthur Fitzmaurice.
Testo originale: The LGBT conversation is a sign of new life in the church