La Chiesa cattolica non può continuare ad essere una fabbrica di omofobi interiorizzati
Riflessioni di Massimo Battaglio
Se vogliamo trovare motivi per contestare il Vaticano, ce n’è a bizzeffe. Ma ci vuole orecchio. Sulla faccenda del no ai seminaristi gay, io la penso più o meno come il papa.
A tutt’oggi, purtroppo, gran parte degli aspiranti seminaristi sono in effetti ragazzi omosessuali alle prese con la propria mancata accettazione: adolescenti che non hanno ancora ben chiaro il significato del proprio orientamento sessuale e che pensano di tagliare corto provando la strada della castità, o giovani che ritengono di dover nascondere o addirittura punire la propria omosessualità con il sacerdozio.
La risposta corretta di qualunque rettore non dovrebbe essere: “vieni che c’è posto” (sottotitolo “così fai numero e il vescovo è contento“) ma: “caro amico, a te non serve il noviziato ma il centro d’ascolto di Arcigay e, magari, uno psicologo“.
Diverso è se un giovane si sente portato al sacerdozio a prescindere dal suo orientamento sessuale, ma è proprio per questo che il papa parla di “discernimento”.
Dicono: ma buona parte dei preti sono gay. Verissimo. Ed è ora di finirla. Perché la Chiesa non può continuare ad essere una fabbrica di omofobi interiorizzati.