La Chiesa d’Irlanda s’interroga sull’ascolto e l’accoglienza delle persone LGBT
Articolo di Mervyn Kingston* pubblicato su A Church of Ireland Journal (Éire e Irlanda del Nord) nel giugno 2008, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Quanti gay e lesbiche conoscete? La verità è che gay e lesbiche si trovano in tutte le famiglie e nelle chiese di qualunque denominazione. Guardatevi intorno e non passerà molto tempo prima che vediate un figlio, una figlia, un fratello, una sorella, uno zio, una zia, un nipote o un cugino o un amico omosessuale.
Tutti ce li abbiamo, è solo che non lo sappiamo. Se dobbiamo essere una Chiesa veramente aperta e inclusiva, allora dobbiamo trovare il modo di accogliere, a parole e con i fatti, quelli che spesso si sentono emarginati e isolati.
Gay e lesbiche si possono trovare in ogni mestiere, compreso il clero, e anche nella Chiesa d’Irlanda. Può sorprendere i lettori apprendere che è probabile che abbiano sentito un prete gay predicare, ma di questo parleremo più avanti. Tra i nostri vicini della Chiesa d’Inghilterra e delle province anglicane del Nord America, i sacerdoti gay sono visibili. Al contrario, i preti gay nella Chiesa d’Irlanda sono relativamente invisibili. La ragione più comune per l’invisibilità è la paura dell’omofobia di alcuni parrocchiani. Il clero gay è anche particolarmente vulnerabile alle azioni disciplinari del loro vescovo. Potrebbero essere esposti ad un’azione intrapresa contro di loro da un tribunale ecclesiastico con l’accusa di “condotta disdicevole per un sacerdote”. La ridotta visibilità del clero omosessuale nella Chiesa d’Irlanda è anche dovuta ad un’emarginazione involontaria.
Per esempio, sono consapevole di tre casi negli anni ’80 in cui la sessualità di alcuni preti gay, che avevano lavorato tranquillamente nelle loro parrocchie, venne all’attenzione dei loro vescovi. I vescovi non furono incoraggianti e ai sacerdoti fu data l’opportunità di dare le dimissioni e di andarsene in Inghilterra, che è sempre la risposta per i problemi dell’Irlanda! È opportuno sottolineare che un buon numero di preti gay ordinati dalla Chiesa hanno servito con distinzione all’estero nell’ambito della Comunione Anglicana. Alcuni di questi sono stati in grado di esplicare il loro ministero apertamente come preti gay, aiutati dai loro parrocchiani e dai loro vescovi.
Le conseguenze dell’invisibilità
L’invisibilità del clero gay conta, perché ha conseguenze personali e istituzionali. Ad un livello personale, molti preti gay nascosti combattono in solitudine con la loro sessualità e con l’atteggiamento della Chiesa. Altri preti gay, anche se felici della propria sessualità, vivono sotto il grande peso di mantenere questa parte importante della loro vita nascosta al loro vescovo e ai loro parrocchiani. Questo può essere a volte esacerbato quando gli stessi preti gay hanno bisogno di una cura pastorale. Due preti gay mi hanno raccontato che hanno intuito che il vescovo sapeva che erano gay e che aveva semplicemente cercato di evitare ogni contatto con loro, tale è l’imbarazzo e la disapprovazione, anche se ciò significa non fornire loro la cura pastorale di cui hanno bisogno. In relazione all’argomento “omosessualità”, la politica generale della Chiesa d’Irlanda sembra essere quella del “non chiedere, non dire”. Mentre questo tipo di approccio può fornire spazio al clero gay per esistere all’interno della Chiesa d’Irlanda, è di gran lunga inferiore all’accettazione pastorale del clero gay che è stata raggiunta in altre province della Comunione Anglicana. Di più, esso perpetua l’invisibilità e non facilita il tanto annunciato “Processo d’Ascolto”.
Molto tempo è passato da quando il libro di Malcolm Macourt “Towards a theology of gay liberation” (“Verso una teologia della liberazione gay”) veniva venduto sotto banco in una libreria APCK di Belfast per ridurre l’imbarazzo. Ad un livello istituzionale, la conferenza dei vescovi anglicani di Lambeth del 1998, tramite la sua direttiva Lambeth 1:10, ha incoraggiato le diocesi “a impegnarsi ad ascoltare le esperienze delle persone omosessuali e ad assicurare loro di essere amate da Dio e che tutti i battezzati e i credenti, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, sono pienamente membra del corpo di Cristo.” A questo fine sono state fornite risorse sul sito web della Comunione Anglicana come modello per facilitare l’ascolto attivo, l’impegno e il dialogo. Alcuni preti, che non sono necessariamente gay e che hanno contribuito alla discussione sull’omosessualità, sono stati delusi dalla mancata ricettività del dibattito in Irlanda. Per esempio, un prete irlandese ha detto che, dopo aver raccontato alla radio la sua visione liberale sull’omosessualità, il suo vescovo ha ricevuto lamentele dai suoi parrocchiani e lui stesso è stato vittima di aggressioni verbali. Così ha deciso di lasciare l’Irlanda per andare a lavorare in Nord America.
La lettera pastorale dei vescovi della Chiesa d’Irlanda “La sessualità umana”, pubblicata nel settembre 2003, sancisce che “dove c’è dialogo nella diocesi e tra le comunità locali, si dovrebbe includere prima di tutto chi è più toccato dalla discussione.” Abbiamo visto una piccola prova di questo procedimento sul campo. Per esempio, mentre si deve accogliere il recente “Processo d’Ascolto” promosso dai vescovi, questo non offre comunque sufficiente sicurezza ai preti gay di non essere sottoposti a una qualche ritorsione di carattere ufficiale in caso di coming out. La persona che ha la maggior responsabilità nella Comunione per il “Processo d’Ascolto” è il canonico Phil Groves. Comunque, sembra che il suo contatto con le diocesi irlandesi sia abbastanza ridotto. L’organizzazione Catalyst, su propria iniziativa, ha prodotto un libretto e si è impegnata in discussioni pubbliche.
Altra letteratura è a disposizione dall’organizzazione Changing Attitude England, che da otto anni manda la sua newsletter trimestrale ai vescovi irlandesi. In una recente intervista l’arcivescovo di Armagh ha ammesso, in relazione ai membri gay della Chiesa d’Irlanda, che “non abbiamo ascoltato adeguatamente le storie delle persone omosessuali e non siamo stati all’altezza dei nostri obblighi di cura pastorale”. Se il clero gay ha troppa paura per rivelarsi a causa della paura dell’omofobia e delle sanzioni, come potrà essere ascoltato? Se i vescovi e gli alti prelati della Chiesa d’Irlanda sono restii o mancano della conoscenza o della volontà di impegnarsi con il clero gay, come potrà esserci un vero e completo “Processo d’Ascolto”? Alcuni vescovi sono stati riluttanti ad impegnarsi nella discussione sull’omosessualità. Tra i vescovi che hanno commentato l’argomento, ci sono state diversità di punti di vista. Il vescovo di Down, reverendo Harold Miller, ha detto alla conferenza diocesana del 2006 che “l’esperienza sua e di sua moglie a Lambeth nel 1998 è stato come un assaggio di paradiso, ma poi è entrato Satana con la controversia omosessuale.” D’altra parte il vescovo di Cork, reverendo Paul Colton, ha affermato che “poiché la questione presentata della controversia entro la Comunione Anglicana sembra essere la sessualità umana, uno dei risultati è che le persone omosessuali sono diventati capri espiatori in quella che è una crisi costituzionale più profonda”. Ha aggiunto che “comunque, le persone omosessuali, sia laiche che religiose, come i volontari delle nostre chiese o i semplici fedeli, o quelle che si sono sentite allontanate da un senso di rifiuto, insieme con le persone gay al di fuori della Chiesa, hanno bisogno di avere e di sentire le nostre scuse. I gay nella Chiesa sono stati presi nel mezzo di un fuoco di fila che è principalmente sul modo in cui diversi anglicani leggono, si approcciano e comprendono le Sacre Scritture, la Bibbia”. Non è chiaro se altri vescovi condividano il suo punto di vista riguardo la richiesta di scuse e come, tutti insieme, i vescovi intendano passare da espressioni di rammarico per il pregiudizio ad un’azione effettiva volta a cambiare il pregiudizio stesso.
L’Hard Gospel Project della Chiesa d’Irlanda intende affrontare le questioni impegnative dei pregiudizi nella nostra società. Si sta occupando ad oggi della questione del settarismo. È anche seriamente impegnato con l’importante questione del razzismo e la sfida dell’integrazione delle minoranze etniche; tuttavia, ha dato relativamente poca attenzione all’omofobia e alla cura pastorale del clero e dei parrocchiani gay. Questo, in generale, è coerente con l’approccio della Chiesa d’Irlanda sulla questione gay. È tanto più sorprendente, dato che ci sono probabilmente tanti membri gay della Chiesa d’Irlanda quanti membri delle minoranze etniche. Mentre la risposta della Chiesa d’Irlanda non dovrebbe dipendere dai numeri, la mancanza di visibilità del clero gay sembra ostacolare il processo di ascolto e la progressione del dialogo.
La presenza del clero omosessuale tra noi
Come parte di questo documento, ho considerato la questione della presenza numerica del clero gay, passato e presente, nelle parrocchie della Chiesa d’Irlanda. La cornice temporale è quella che parte dalla seconda guerra mondiale. L’invisibilità pone un problema metodologico sulla stima di quanto vasta sia stata la loro presenza. Data la paura tra il clero gay che la loro omosessualità venisse scoperta dai loro vescovi e dai loro parrocchiani, ci sono delle barriere che impediscono alle informazioni di giungere alla nostra conoscenza. Tuttavia, la loro esistenza può essere rivelata attraverso almeno tre fonti.
Il metodo principale per conteggiare la presenza del clero gay è tramite domande dirette ai preti che conosco. L’autore ha avuto il privilegio di fornire un po’ di cura pastorale a gay e lesbiche, preti inclusi, negli scorsi ventisei anni. È molto più probabile che i preti gay conoscano altri preti gay. Questo può capitare attraverso lunghe amicizie, alcune delle quali si sono formate durante il seminario, attraverso coming out personali, attraverso incontri in bar e club gay, attraverso l’osservazione di luoghi di ritrovo gay. L’autore ha ottenuto informazioni confidenziali, specialmente informazioni circa l’esistenza di altri preti gay che essi personalmente sanno di essere gay attraverso le vie sopra descritte. Con questo metodo ho potuto contare cinquantuno preti omosessuali.
Una seconda fonte di informazione è il piccolo numero di casi che arriva all’attenzione pubblica tramite la giustizia e la copertura mediatica. Ho scoperto nove casi di questo genere che coinvolgono il clero della Chiesa d’Irlanda in relazione ad attività omosessuali. Questi casi, sfortunatamente, hanno l’effetto di radicare, nella mente di certe persone, l’associazione tra omosessualità e criminalità. Quattro di questi casi coinvolgevano ciò che in termini legali si definiscono “reati relativamente minori”. L’effetto di tali incidenti rischia di avere conseguenze sproporzionate in una società con alti livelli di omofobia e con la paura della notorietà dei preti gay. In un caso segnalato, esso ha portato al suicidio del sacerdote che avrebbe dovuto comparire in tribunale.
In terzo luogo, ho notato separatamente un minor numero di sottolineature di seconda mano (per es. da parte del clero eterosessuale, dei parenti laici e degli amici intimi dei preti gay). Attraverso questo metodo l’autore ha identificato altri cinque preti gay. Questo sistema è meno affidabile rispetto agli altri due e la qualità può variare a seconda della fonte, quindi ho cercato di applicare una ragionevole soglia per l’inclusione (per es. basandomi sulla vicinanza delle relazioni personali).
Quel che è evidente da questa ricerca è quel che segue: tra i sessantacinque preti gay della Chiesa d’Irlanda identificabili dalla seconda guerra mondiale, diciassette sono morti, otto sono in pensione, ventitré non svolgono più il loro ministero per la Chiesa d’Irlanda (di questi, dodici lo stanno facendo all’estero e undici non sono più preti). Almeno diciassette, al momento, svolgono il loro ministero nella Chiesa d’Irlanda. Quest’ultimo dato è probabilmente sottostimato, in quanto rappresenta solo coloro che sono diventati visibili all’interno di una inchiesta discreta e limitata. Dodici erano gay e sposati. È molto più difficile stabilire se i preti gay hanno un partner stabile e ogni calcolo potrebbe essere sottostimato. Comunque, si sa che almeno nove hanno un partner fisso, e in tre casi si tratta di un altro prete. Il nostro conteggio include dodici canonici, quattro arcipreti e quattro arcidiaconi. Non vi è alcuna traccia di eventuali vescovi gay tra questi, sebbene si sa che questo è successo in passato, il più noto è il caso del reverendo Percy Jocelyn, vescovo di Clogher ed ex rettore di Creggan, nella diocesi di Armagh, destituito del suo incarico nel 1822 dopo il suo arresto per una relazione omosessuale.
I membri del clero gay in media servono in una parrocchia su quattro. In più, li conoscevano già nella loro parrocchia di origine (i sessantacinque preti gay provenivano da cinquantasei diverse parrocchie prima di essere ordinati) e possiamo anche includere le parrocchie nelle quali i preti gay sono andati in pensione. Come si nota dal Clerical Directory di Crockford e da altre fonti, tutte le singole parrocchie da dove provenivano i preti gay, quelle in cui avevano esercitato il loro ministero e quella che aveva visto il loro ritiro, diventa chiaro dai nostri calcoli che la maggior parte delle parrocchie (235 su 464) nella Chiesa d’Irlanda hanno avuto un’esperienza di un prete gay residente nel periodo a partire dalla seconda guerra mondiale.
Richiamando l’attenzione sul non indifferente numero di preti gay nella Chiesa d’Irlanda e mostrando come hanno svolto il proprio ministero in tutte le sue parti, il lettore si accorgerà che il problema del clero gay non è una faccenda distante o astratta, ma parte della realtà delle parrocchie irlandesi. La maggior parte dei preti gay era/è molto rispettata e il loro ministero è accettato in ogni luogo, ma, sicuramente, i parrocchiani non sanno della loro sessualità.
La maggior parte dei preti gay menzionati sopra sono stati invitati annualmente a visitare le altre parrocchie come Harvest Preacher [predicatore itinerante, n.d.t.]. Comunque la combinazione del clero sia residente che in visita significa che non è un’esagerazione sostenere che la gran parte dei parrocchiani abbiano sentito predicare un prete gay. Di più, è chiaro che il clero gay si trova in tutte le componenti della struttura della Chiesa d’Irlanda, dai filocattolici agli evangelici. Mentre la grande accettazione e la presenza massiccia dei preti gay nella tradizione cattolica è generalmente riconosciuta, la presenza dei gay in quella evangelica è meno conosciuta. A questo proposito, posso raccontare la mia esperienza in una grande parrocchia evangelica di Belfast. In un periodo di più di trent’anni sono venuto a conoscenza di dodici persone gay, inclusi insegnanti di catechismo, membri del coro ed ex membri delle Boys Brigade [sorta di boy scout, n.d.t.] e dei Christian Endeavour [gioventù cristiana, n.d.t.]. Erano tutti attivamente coinvolti nel lavoro della parrocchia, ma ovviamente non si discuteva mai della loro omosessualità. Di questi dodici, sei erano membri della Fellowship of Vocation [serie di incontri vocazionali, n.d.c.]. Tre vennero ordinati e uno diventò un lettore diocesano. Tre persone originarie di quella parrocchia, ma che ora vivono altrove, hanno contratto unioni civili – uno dopo ventisei anni, uno dopo sedici e uno dopo otto. Tutti prestano servizio nella comunità di appartenenza.
Sfortunatamente, non tutte le persone evitano i pregiudizi della Chiesa. Nel corso delle mie ricerche mi è stato raccontato ciò che segue riguardante un ex membro del consiglio parrocchiale che nel 2004 ha detto al suo rettore di essere gay: il rettore disse ai churchwardens [ministri laici della Chiesa d’Irlanda, n.d.t.] di non chiedergli più di leggere in chiesa. I churchwardens ignorarono la richiesta del rettore. Nel 2007, quando lo stesso rettore cercava volontari che andassero a trovare i parrocchiani costretti a casa, questa persona appuntò il suo nome sulla lista. Il rettore, più tardi, lo avvisò che non avrebbe tenuto conto della sua offerta, perché era gay e viveva con il suo partner. Questo solleva le questioni di adeguatezza e accettabilità, che devono essere affrontate, in modo da sapere esattamente che cosa i gay membri di congregazioni locali (o quelli che hanno contratto unioni civili) possono o non possono fare all’interno della Chiesa d’Irlanda. Così come non vi è alcuna giustificazione per la discriminazione contro i divorziati, non vi è alcuna giustificazione per discriminare gli omosessuali all’interno della Chiesa.
Forze per cambiare la visibilità e il futuro del “Processo d’Ascolto”
Gli sviluppi all’interno sia della Comunione Anglicana che della società in generale stanno aumentando la visibilità del clero gay e cambiando il loro status all’interno della Chiesa d’Irlanda. Le diocesi della Chiesa Episcopaliana del Nord America e della Chiesa d’Inghilterra hanno accettato per decenni i preti apertamente gay, inclusi quelli che avevano un partner. Questo ha avuto un lieve impatto sulla Chiesa d’Irlanda, a parte mostrare quel che potrebbe succedere negli anni a venire. Comunque, la decisione del 2003 della Chiesa d’Inghilterra di nominare un arciprete apertamente gay, Jeffrey John, all’episcopato di Reading allora vacante (successivamente ritirato) e la decisione della Chiesa Episcopaliana degli Stati Uniti di approvare la nomina di un prete apertamente gay, Gene Robinson, a vescovo del New Hampshire non ha lasciato indifferente la Chiesa d’Irlanda. Questi sviluppi hanno attratto molta pubblicità nei media laici e alcune discussioni negli organi di informazione della Chiesa d’Irlanda. Inoltre, la questione è stata affrontata negli incontri dei primati della Comunione Anglicana, ai quali è rappresentata anche la Chiesa d’Irlanda. Perciò, aumenta la difficoltà per la Camera dei Vescovi di non parlare dell’argomento. In assenza di un clero gay visibile in Irlanda, le visite di preti apertamente gay d’oltreoceano possono essere istruttive. Ciò è illustrato dalla diocesi di Limerick, che ha stabilito contatti con la diocesi del New Hampshire. Questo ha avuto benefici per entrambe in termini di fiducia. Quel che segue mi riguarda. In una delle loro visite negli Stati Uniti i preti di Limerick si sono intrattenuti ad una cena. Uno degli irlandesi era curioso di scoprire chi fosse il compagno del vescovo Gene Robinson. Un altro collega gli disse in seguito: “È l’uomo con cui hai parlato tutta la sera”.
L’altro maggiore sviluppo è stato l’impatto della legislazione britannica sui diritti degli omosessuali. Il più significativo è stato il Civil Partnership Act del 2005. I preti della Chiesa d’Irlanda possono legalmente contrarre un unione civile e ci si aspetta che ciò accada. Questo può fornire un riconoscimento legale ai religiosi omosessuali nella Chiesa d’Irlanda che i vescovi non possono ignorare. Per esempio, l’istituto pensionistico della Chiesa d’Irlanda dovrà amministrare la pensione di reversibilità del partner che sopravvive all’altro.
È chiaro che finora il clero gay e i laici non sono stati adeguatamente coinvolti nel processo di ascolto. Quello di cui si ha bisogno è un esercizio di ascolto, dal decanato rurale fino a livello diocesano, dove il clero e i membri laici della Chiesa possano incontrare di persona alcuni dei gay cristiani che prestano servizio e pregano nelle nostre chiese. Proprio per assistere questo processo di ascolto nella Chiesa d’Irlanda è stato recentemente creato un nuovo gruppo di Changing Attitude Ireland. È una rete di preti e laici che include tutti gli orientamenti sessuali – etero, gay, bisex e lesbiche – impegnati a lavorare per l’affermazione delle persone LGBT nella Chiesa d’Irlanda. Questo include lavorare per il cambiamento dell’insegnamento ufficiale e dell’atteggiamento della Chiesa d’Irlanda e l’opportunità di cerimonie di benedizione delle coppie omosessuali in chiesa tramite un’apposita liturgia. Changing Attitude Ireland ha iniziato recentemente un incontro del “Processo d’Ascolto” intitolato “Ascoltare i gay cristiani” in un decanato rurale della diocesi di Down. I preti presenti hanno affermato che era la prima volta che partecipavano ad una discussione con un gay cristiano. Hanno affermato anche di aver accolto l’opportunità del dialogo e, ancora, che ciò li avrebbe aiutati nella cura pastorale che riconoscevano di dover dare a gay e lesbiche nelle loro parrocchie.
I preti gay sono parte della Chiesa d’Irlanda da molti decenni. Secondo i nostri calcoli, la maggior parte delle parrocchie ha già avuto l’esperienza di un prete gay residente. A nostro avviso, ora, la sfida è dare loro visibilità e il valore che si meritano e attingere alla loro particolare esperienza come parte di un significativo “Processo di Ascolto” con i gay cristiani.
* Mervyn Kingston è co-fondatore e segretario di Changing Attitude Ireland. Ha lavorato come vicario nella cattedrale di Armagh dal 2003 fino al suo pensionamento nel 2007 ed è stato rettore di Creggan, Forkill Union, Ballymascanlan Union e Rathcor nella diocesi di Armagh dal 1990 al 2003.
Testo originale (PDF): Gay Clergy Count: Visibility and Listening in the Church of Ireland