La chiesa dovrebbe essere un luogo di amore e non di esclusione per le persone LGBT
Riflessioni di Meggan Sommerville* pubblicate sul suo blog Trans Girl at the Cross (USA) il 31 marzo 2014, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Per ogni ragazzo che sta passando l’adolescenza, la vita può essere una sfida piena di nuove scoperte e di rivelazioni che a volte portano a passi falsi e a vicoli ciechi. Fortunatamente in molti casi c’è un genitore o una guida che può aiutarlo e guidarlo mentre esplora misteri e riti di passaggio. Comunque, per un ragazzo che è alle prese con la confusione di genere, questo viaggio può essere estremamente demoralizzante e spesso non c’è nessuno, o nessun luogo, in cui andare per cercare delle risposte, e neanche un supporto emotivo per il conflitto interiore che sta provando.
“Qual è il mio posto con Dio e come questo influisce sul piano di Dio per la mia vita?”. Questa è una domanda che io, e molti altri, ci facciamo oltre a quella sulla sessualità, l’orientamento e la pubertà. Sfortunatamente per molti, nella comunità LGBT, i luoghi di culto sono troppo spesso luoghi che non sono pieni di una guida amorevole, ma sembrano piuttosto fortificazioni ostili dove coloro che non si adeguano ai precetti tradizionali sono spesso allontanati ed espulsi malamente.
Lungo tutta la mia fanciullezza e all’inizio dell’età adulta ho lottato con queste domande ma sapevo di non trovare una soluzione nei consigli del clero e nell’empatia dei membri della Chiesa. Mi sono sentita sola e isolata e la mia confusione e le mie domande sono cresciute sempre più. Quindi, dopo essere sopravvissuta a due tentativi di suicidio finalmente mi sono arresa e mi sono decisa a fare la transizione di sesso. Come donna era mio grande desiderio essere una donna di Dio e dare gloria a lui in ogni cosa che faccio.
Ho trovato un nuovo luogo di culto e subito mi è stato chiesto di guidare molte attività della chiesa. Comunque, non ero sicura di vivere fino in fondo il progetto di Dio per la mia vita. Mentre nella mia chiesa mi conoscevano sempre di più come donna di Dio, qualcuno che amava Dio con tutto il cuore, mi sono sentita abbastanza a mio agio con il mio passato nel gruppo pastorale e ho chiesto nella preghiera di rivelarmi il suo piano.
Non chiedevo “risposte” o “giudizi” direttamente da loro, ma di aiutarmi durante la preghiera e il discepolato. Comunque, mi è stato detto che non potevo più essere parte dei vari ministeri, dei gruppi di preghiera, ed ero esclusa dalla comunità cristiana. Non mi venne permesso di condividere con altri i doni spirituali che Dio mi aveva dato. Fui messa in un angolo e ignorata. Non venni bandita dalla congregazione, ma non mi fu più permesso di essere parte della famiglia di Dio.
Dopo ciò ho capito di cosa aveva parlato Cristo. Nel vangelo di Matteo, Gesù ammonisce quelli che lo seguono in merito agli scribi e ai farisei che pensano di avere il luogo a loro dovuto sul seggio di Mosè. I farisei ordinano alla gente di osservare la legge ma “Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito” (Matteo 23,4)
Questo mi è successo tre volte, in tre diverse chiese nel corso di quattro anni. Finalmente mi sono allontanata dalla chiesa e per i successivi sedici anni sono stata obbligata a pregare e a cercare Dio tramite lo studio solitario della bibbia e le devozioni private. Non fosse stato per le radici spirituali che sono cresciute profondamente durante la mia infanzia, mi sarei allontanata da Dio e mi sarei abbandonata al peccato. La divisione nella comunità LGBT che ha avuto l’opportunità di conoscere l’amore di Dio in età precoce, mi ha colpito e dagli anni dell’esilio dalle chiese, la mia compassione per essa si è intensificata.
È un mio intenso desiderio che le guide della chiesa offrano un luogo di preghiera per tutti, indipendentemente dal fatto che si appartenga alla comunità LGBT o che si sia qualcuno che cerca di scoprire i piani di Dio per la propria vita. Dovrebbe essere l’obiettivo di tutto il corpo della Chiesa aprire le porte e i cuori a tutti ed avviarli verso la parola amorosa ed eterna di Dio e non legarli troppo stretti ad assiomi o a tradizioni. Ogni luogo di culto dovrebbe rappresentare ciò che Cristo incarna. Dovrebbe insegnare l’amore di Dio mentre si tende alla verità della Parola. Mentre Dio mi apre porte e vie per parlare davanti ai pastori e alle congregazioni, mi ha dato l’eccitante possibilità di presentare un’immagine differente della comunità LGBT a coloro che lavorano nella chiesa e alle varie congregazioni.
L’immagine negativa travisata e sovraesposta che ha prevalso nell’insegnamento della Chiesa ha fatto grandi danni alla nostra comunità. Abbiamo bisogno di essere visti come persone normali, ognuno di noi che cerca di trovare il suo posto accanto a Dio, ognuno di noi con i propri problemi e ognuno di noi che cerca la direzione che il Redentore ci mostra.
Quando a Gesù venne chiesto qual era il comandamento più grande, rispose che il promo era “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Matteo 22,37-39)
Questo dev’essere ciò che tutti quelli che entrano in un luogo di culto dovrebbero avere e tenere profondamente nel loro cuore.
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* Meggan Sommerville è una donna transgender cristiana che vuol educare gli altri sulla comunità transgender e testimoniare la sua fede nel Salvatore, Gesù Cristo. La sua vita professionale l’ha portata ad essere un tecnico veterinario in periferia occidentale di Chicago, a fare l’istruttore Paramedico e il pompiere. Dal 1998 è responsabile di un negozio di cornici.
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Testo originale: The church should be a place of love not fear for the LGBT community