La Chiesa Luterana Americana va in prima pagina perché apre ai pastori gay

La Chiesa Evangelica Luterana in America (ELCA) ha fatto scalpore a metà dello scorso agosto, e non per il suo nuovo impegno per cercare di eliminare la malaria nell’Africa sub-sahariana entro il 2015.
Lo scalpore viene dalle azioni intraprese in merito all’ammissibilità o idoneità delle persone omosessuali che abbiano una vocazione al ministero sacerdotale.
La risoluzione è stata approvata 559-441. La sua approvazione non è stata una sorpresa per molti. Da un lato, la Chiesa aveva studiato e deliberato sulla questione per anni, attraverso discussioni molto approfondite.
Dall’altro, tutti noi siamo cresciuti abituati al fatto che persone gay e lesbiche sono una parte importante della nostra vita di tutti i giorni. Essi consegnano la nostra posta, pilotano i nostri aerei, scrivono i libri che leggiamo e fanno parte delle nostre famiglie.
Essi sono impegnati a fare ricerca sul cancro, a insegnare nelle nostre scuole e università e a suonare il violino nelle orchestre. Perché non dovrebbero essere anche nella Chiesa?
C’è ancora un’altra ragione per cui molti prevedevano l’esito della votazione. Sacerdoti gay celibi hanno fatto parte della ELCA per decenni. Nessuno vuole far credere che tutti i gay cristiani siano privi della vocazione al ministero sacerdotale.
La questione a Minneapolis riguardava il clero in relazione omosessuale (monogama e permanente). Il conteggio dei voti ha indotto molti a gioire, molti a lamentarsi, e tanti altri semplicemente a domandarsi: “Questo ha qualcosa a che fare con la mia vita?”
Ciascuno di noi deve decidere quale sia la propria risposta. Ecco le mie riflessioni:
La reazione eccessiva non è una virtù. Un amico pastore mi ha espresso via email il suo disgusto: “La ELCA ha appena rotto con 2.000 anni di storia della Chiesa, ignorando ogni sano principio biblico e teologico”.
Queste parole sono provocatorie. Se vogliamo parlare in questo modo – cosa che non vi raccomando – allora dobbiamo anche dire che la Chiesa ha rotto con 1.850 anni di storia cristiana e di interpretazione biblica quando finalmente ha smesso di usare la Bibbia per giustificare la pratica della schiavitù di esseri umani.
E, dovremmo dire che la Chiesa ha rotto con 1.950 anni di storia cristiana e di interpretazione biblica quando ha finalmente stabilito che le donne avevano un posto uguali agli uomini nella società e nella guida della Chiesa.
Nulla viene imposto alle singole congregazioni. Le deliberazioni dell’assemblea ELCA creano opzioni e opportunità per tutte le 10.600 congregazioni locali.
Esse non costituiscono decisioni che impongano con prepotenza cambiamenti nella pratica a livello di congregazione. Anche se decisiva, la votazione non è stata schiacciante.
Gesù trascorse la sua ultima notte sulla terra, sottolineando l’amore – non l’accordo – come la cosa più importante nella vita. La nostra preghiera quotidiana potrebbe essere: “Signore, aiutami a riuscire ad amare coloro con i quali non sono d’accordo, cosicché insieme possiamo servirti”.
Le linee di confine forniscono una sensazione di sicurezza, ma Gesù le detestava. Durante il suo ministero, le ha demolite ovunque le abbia trovate. Esse possono fornire un meccanismo perfetto per darci un senso di superiorità morale. Abbiamo tutti paura di perdere la nostra integrità di cristiani, se non stiamo attenti a tenere in piedi un sacco di linee di confine. Ma avremmo difficoltà a chiamare tale delimitazioni “la Via di Gesù”.
Non perdiamo di vista la Sacra Scrittura e il modo in cui ce ne serviamo. Di 31.173 versi della Scrittura, solo 7 hanno qualcosa a che fare con certi comportamenti omosessuali – che sono condannati al pari di certi altri comportamenti eterosessuali. Sette versetti impallidiscono al confronto dell’imponente testimonianza biblica sull’adulterio eterosessuale, l’amore del prossimo, e l’ingiustizia verso i poveri.
Gesù non ha mai detto una parola sull’omosessualità. I Dieci Comandamenti ignorano completamente l’argomento.
L’orientamento omosessuale era un concetto sconosciuto nei tempi biblici. Quanto meno, se era noto, ogni scrittore biblico ha omesso di farci riferimento. Non abbiamo idea, per esempio, se l’apostolo Paolo fosse gay o etero.
Se qualcuno fosse in grado di dimostrare che era omosessuale, è difficile immaginare che la Chiesa ne rimuoverebbe le lettere dalla Scrittura, come se improvvisamente perdessero autorità.
Del tutto assente negli scritti biblici è anche qualsiasi riferimento a ciò che noi oggi conosciamo come relazione omosessuale fedele, amorevole, paritaria e impegnativa per tutta la vita.
L’idoneità per il ministero riguarda i talenti e la grazia. Per quanto riguarda i “talenti”, sarebbe meglio che il ministero non si focalizzasse principalmente sugli aspetti sessuali della vita di un pastore (o di qualsiasi altro operatore nella Chiesa).
Sicuramente io voglio essere conosciuto per altre qualità che non la mia eterosessualità. Per quanto riguarda la “grazia”, se la Chiesa ha accettato me, allora la grazia deve essere al lavoro!
* Il reverendo Peter W. Marty, pastore della St. Paul’s Lutheran Church in Davenport, Iowa, è un predicatore assiduo e relatore in scuole, chiese e convegni è autore di oltre 60 articoli sulla guida, la predicazione e il rinnovamento delle parrocchie in America.
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