La comunità transgender si mobilita per accogliere il Papa in Indonesia
Articolo di Emma Bubola* pubblicato sul sito del The New York Times (USA) il 5 settembre 2024, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata
Un gruppo di donne transgender ha indossato il vestito migliore della domenica nella città di Giacarta Sud. Indossavano abiti di seta decorati con piume, brillantini e lunghe ciglia. Ognuna di loro portava un rosario al collo.
«Papa Francesco merita il nostro vestito migliore», ha detto Elvi Gondhoadjmodjo, mentre il gruppo si preparava a vedere il Papa giovedì durante la sua visita in Indonesia.
Qui in Indonesia, per molte donne transgender che vivono ai margini della società, la Chiesa cattolica è un rifugio sicuro e papa Francesco, con i suoi messaggi di tolleranza e apertura verso la comunità LGBTQ+, è diventato un eroe personale. Erano entusiaste della sua visita di quattro giorni.
«Quando abbiamo avuto Francesco come Papa, ho capito che Dio ci stava davvero ascoltando», ha detto Mami Yuli, leader della comunità e cattolica devota che ha l’immagine di un rosario tatuata sul petto. «Questo non è il Papa, ma Dio stesso che viene a visitarci».
Nel rifugio dove molte di loro vivono, un gruppo di dieci donne transgender si è infilato in due auto a noleggio e si è diretto verso lo stadio Bung Karno di Giacarta, dove il Papa avrebbe tenuto una messa più tardi, giovedì scorso. Non avevano i biglietti per entrare, ma speravano di poter almeno intravedere il Papa all’esterno.
Il loro entusiasmo e la vicinanza che da anni esiste tra la comunità transgender e la Chiesa cattolica di Giacarta sono in netto contrasto con l’atteggiamento meno favorevole della Chiesa in altri Paesi e con le posizioni espresse da alcuni rappresentanti della gerarchia ecclesiastica. Ma è anche un segno di come il messaggio di tolleranza di Francesco abbia raggiunto alcuni angoli del mondo cattolico a migliaia di chilometri dal Vaticano.
«Papa Francesco ci ha chiesto più volte di non giudicarli», ha detto padre Agustinus Kelik Pribadi, sacerdote della chiesa cattolica di Santo Stefano a Giacarta Sud. Si riferiva alla famosa domanda del Papa «Chi sono io per giudicare?» sui sacerdoti gay, che secondo molti rifletteva il suo atteggiamento generale verso la comunità LGBTQ+. «Dobbiamo ascoltarlo».
I cattolici costituiscono una piccolissima minoranza nell’Indonesia a maggioranza musulmana. Tuttavia, negli ultimi anni a Giacarta sono state battezzate decine di donne transgender che non sono nate in un ambiente cattolico. Padre Adrianus Suyadi, sacerdote gesuita che lavora nella cattedrale di Jakarta, ha detto che le donne transgender provengono da ogni parte del Paese.
I collegamenti tra la Chiesa e la comunità delle donne transgender di Giacarta sono il risultato dell’impegno dell’arcivescovo della città, il cardinale Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, hanno detto i sacerdoti. Il cardinale ha dato indicazioni precise ai sacerdoti, invitandoli ad accogliere le persone transgender nelle loro parrocchie, come parte di un impulso più generale a promuovere il rispetto della dignità umana. Anche Mami Yuli, leader della comunità transgender, ha cercato di spingere la Chiesa a una maggiore apertura.
Il risultato è stato la creazione di un singolare connessione di affetto.
«Spesso andavo a farmi tagliare i capelli nel salone di parrucchiere gestito dal loro gruppo», racconta padre Pribadi.
Ma in generale, la comunità transgender deve ancora affrontare il rifiuto e la discriminazione in Indonesia. Molti sono ancora senza fissa dimora e altri sono costretti a prostituirsi per sopravvivere, hanno detto i membri della comunità.
Una volta al mese, più di cinquanta donne transgender partecipano a un incontro di preghiera nella cattedrale, racconta padre Suyadi. Molte frequentano i corsi di cucina organizzati dalla chiesa e due sono diventate istruttrici.
«Quando vado in chiesa nessuno mi giudica», ha detto la signora Gondhoadjmodjo, quarant’anni, battezzata nel 2022, che ha iniziato a fare volontariato come insegnante grazie al suo coinvolgimento nelle attività della chiesa. «Questo mi rende più sicura della mia scelta di essere cattolica».
Mika Horulean, ventisei anni, un’altra donna transgender, frequenta gli incontri di trans-counseling organizzati dalla Chiesa cattolica, in cui i partecipanti discutono delle loro esperienze, su Zoom ogni venerdì. «Romo è fantastico», ha detto rivolgendosi a padre Suyadi con una parola che in giavanese significa padre.
La dottrina della Chiesa è contraria alla transizione di genere, ma papa Francesco ha da tempo esortato i sacerdoti ad accogliere i cattolici LGBTQ+. Ha ospitato un gruppo di donne transgender a pranzo in Vaticano. Ha approvato un documento vaticano che chiarisce che le persone transgender possono essere battezzate e ha dichiarato «ingiuste» le leggi che criminalizzano l’essere gay.
Ma papa Francesco si trova anche a dover gestire un equilibrio molto delicato tra il suo profondo desiderio di promuovere una maggiore apertura da parte della Chiesa e la necessità di difendere la dottrina ufficiale.
Recentemente il Vaticano ha pubblicato un documento approvato da Francesco in cui si afferma che la Chiesa ritiene che la chirurgia di transizione sia un affronto alla dignità umana. Di recente il Papa ha anche usato un’espressione gergale offensiva per riferirsi ai gay, un episodio che ha messo in evidenza il complicato rapporto della Chiesa con il concetto di genere e con la sessualità in generale.
Nonostante tutto ciò, la comunità transgender di Giacarta Sud si è concentrata sul messaggio positivo e sull’atteggiamento di apertura di papa Francesco.
«Per noi, persone LGBTQ+ in Indonesia, non c’è mai stata una personalità di così alto profilo che abbia inviato un messaggio d’inclusione», ha detto Mami Yuli.
«È molto più coraggioso dei papi che lo hanno preceduto», ha detto, mentre si trovava accanto al piccolo santuario che si trova nel loro rifugio, con una statuetta di Maria e un’immagine di Gesù. «Il suo messaggio è un messaggio d’amore e di attenzione per i più piccoli».
Tuttavia, tra i vescovi cattolici indonesiani permangono alcune resistenze. Padre Suyadi ha detto che la sua proposta alla conferenza episcopale locale di organizzare un incontro tra Mami Yuli e il Papa è stata respinta.
Anche Bunda Mayora, trentasette anni, una donna transgender di Maumere, una città nell’isola di Flores, nell’est dell’Indonesia, è impegnata nella chiesa locale. Giovedì ha assistito in diretta TV all’incontro del Papa con i vescovi indonesiani.
Era delusa perché i cattolici LGBTQ+ non erano stati invitati alla messa celebrata dal Papa.
La delusione ha raggiunto il massimo giovedì scorso allo stadio. Poche ore dopo che il gruppo di donne transgender si era radunato davanti allo stadio, i poliziotti hanno impedito loro di stare all’ingresso dello stadio con il loro striscione di saluto a Francesco e i loro vestiti colorati. Il gruppo è tornato a casa prima ancora dell’arrivo del Papa.
«Non possono riceverci qui», ha detto Devine Selviana Siahaan, una delle donne transgender presenti allo stadio. «Ma posso ancora parlare con papa Francesco nei miei sogni».
Muktita Suhartono, Sui-Lee Wee e Ulet Ifansasti hanno contribuito con i loro reportage.
*Emma Bubola è una giornalista del Times della sede di Roma.
Testo originale: Pope Finds Fervent Fans Among Indonesia’s Transgender Community