La condanna dell’omosessualità e il ruolo della chiesa cattolica nell’Europa moderna

Non cessa di sorprendere, dopo quanto esposto in precedenza, come sia possibile essere arrivati ai giorni nostri con questa furiosa ossessione verso l’omosessualità e gli omosessuali. Lo abbiamo sperimentato in occasione dell’approvazione della Legge dei Matrimoni Omosessuali (1° Luglio 2005) nel nostro paese (ndr in Spagna).
Cosa non si dissero e quali giudizi non furono espressi da alcuni gerarchi cattolici su questa legge! Il punto culminante fu raggiunto con le mobilitazioni pubbliche e la plastica presenza di numerosi vescovi, tuttavia mai presenti per strada a denunciare altre gravi ingiustizie o rivendicare diritti umani lesi.
Il polverone è passato ed è ora di ordinare e chiarire un po’ la verità dei fatti. Incombenza urgente, perché ancora continuano a risuonare, nell’una e nell’altra parte, parole ufficiali che, ovviamente, risultano dure: “La particolare inclinazione della persona omosessuale, benché in sé non sia un peccato, costituisce, tuttavia, una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. La stessa inclinazione deve essere considerata come oggettivamente disordinata” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sull’attenzione pastorale verso le persone omosessuali, 3, I-X-1986).
Fedeltà alla sacra scrittura, alla tradizione e al magistero
La Chiesa Cattolica insegna che Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero vanno intrecciati, ma la Sacra Scrittura è la fonte primaria alla quale bevono la Tradizione e il Magistero. Ovviamente, è compito della Chiesa trasmettere l’insegnamento della Scrittura, ma questa trasmissione si perfeziona grazie all’incremento della comprensione delle cose e non giunge mai alla sua pienezza.
La Chiesa ci avverte (DV, 12) che un’interpretazione dell’insegnamento biblico richiede, oggi, la conoscenza dei generi letterari e il contesto globale del momento e luogo in cui avviene questo insegnamento.
La Bibbia non cade sul popolo di Israele al pari di un meteorite folgorante che gli offre gli insegnamenti come usciti direttamente dalla bocca di Dio. Piuttosto è il lavoro accurato di un popolo che riflette il suo cammino storico, il suo modo di relazionarsi e credere in Dio e le conseguenze che da qui trae per organizzare la sua convivenza e stabilire le proprie relazioni con gli altri popoli.
Insegnamenti, leggi e riti condensano questa fede e i governatori si preoccupano che essa ispiri e guidi la vita del popolo. Ma non bisogna dimenticare che, nell’esperienza di questa fede, si interpone, come mediazione irrimediabile, la ricerca storica, razionale, etica e politica del popolo di Israele, evolutiva per definizione e condivisa, per molti elementi, con i popoli e culture circostanti. E a nessuno, spero, capiterà di pensare che questa mediazione debba essere intesa alla lettera, data per terminata e immaginata perfetta.
L’Antico Testamento è completato dal Nuovo e il Nuovo lascia aperte mille questioni allo studio e progresso umani. E’ ciò che accade con l’omosessualità e l’unione di persone dello stesso sesso.
In questo senso, voler dedurre l’immoralità dell’omosessualità da una serie di testi dell’AT e da alcuni del Nuovo, senza tener conto del momento storico e culturale di allora e dei successivi progressi della coscienza e scienze umane, è fondamentalismo biblico, il quale tende ad evincere) che in questi testi appare chiara la volontà di Dio. La formulazione dei testi dell’AT riflette un momento della rivelazione divina, ma questa rivelazione non è terminata e deve essere rispettata e riconosciuta nei successivi contributi dell’indagine storica e del sapere umano.
Prestiamo attenzione ai testi biblici sul tema: (Gen 9,18-27; 19,1-29; Gdc 19,1-30; Dt 23,18-19; 1Re 14,22-24; Gb 36,13-14; Lv 18,22, Mt 10,14-15; 11,23-24; Lc 10,12; 17,29; 1Pt 2,4-8; Gd 6-7; Rm 1,18-32; 1Cor 6,9-11; 1Tm 1,8-11) un’interpretazione onesta e moderna, secondo la dottrina della Chiesa,
1.comprende che la Bibbia è Parola di Dio e parola umana allo stesso tempo. Bisogna distinguere tra ciò che è messaggio fondamentale della rivelazione e i suoi condizionamenti storici.
2. Dio ci parla e si rivela, prima di tutto, nella vita (eventi, storia) e si rivela anche negli scritti della Bibbia, per aiutarci a capire meglio il senso della vita. Tutta la lettura della Bibbia è orientata alla vita, ad annunciare e garantire la vita piena del popolo: la sua felicità e libertà.
3. I testi della Bibbia non sono fatti per essere usati come risposta unica e sicura ai nostri problemi. La capacità di capire quale sia per noi la volontà di Dio va certamente cercata in questi testi, ma senza dimenticare che lo studio del progresso delle scienze, dei segni tempi e la nostra stessa responsabilità sono imprescindibili.
Un cristiano, che voglia procedere con perfetta ermeneutica, deve sapere che ci può essere molta gente – comunemente colta e sapiente – che crede di sapere e proclamare quale sia la volontà di Dio e le regole che la esprimono, ma, in realtà, senza dubbio, il criterio sicuro è un altro: praticare l’amore verso il povero, umiliato e bisognoso, anche quando molti che fanno questo – frequentemente ignoranti, vilipesi, perfino eretici – ignorino le leggi. Se prestiamo attenzione al messaggio di Gesù, le leggi non esistono, né devono essere ricordate per offendere, umiliare e produrre morte, ma per liberare e dare vita.
La Scrittura non è realizzata da chi sa molto in fatto di leggi, ma da chi la mette in pratica con cuore misericordioso. Il sacerdote e il levita sapevano benissimo ciò che dovevano fare verso il prossimo aggredito e maltrattato, ma solo il samaritano agì correttamente.
4. Al momento di interpretare i testi sacri, il Vangelo è prioritario e di fondamentale importanza. Non c’è altro che abbia valore. E, in relazione all’omosessualità, non troviamo nessun testo evangelico in cui Gesù la condanni.
5. Nell’Antico Testamento si legge: un uomo può vendere sua sorella come schiava (Es 21,7); non si può avere contatto con nessuna donna che sia nel suo periodo di impurezza mestruale (Lv 15,19-24); si possono avere schiavi provenienti da nazioni straniere (Lv 25,44); colui che lavora di sabato deve ricevere la pena di morte (Es 35,2); mangiare frutti di mare è un abominio (Lv 11,10); non ci si può avvicinare all’altare di Dio se si ha un difetto di vista (Lv 21,20); se si tocca la pelle di un maiale morto ci si trasforma in impuri (Lv 11,6-8); non si può indossare un vestito di due tessuti diversi, né si può maledire o bestemmiare e coloro che fanno tali cose devono essere lapidati dal popolo (Lv 19,19).
Poiché così è scritto nell’AT, è possibile che sia lecito realizzare alcune di queste cose indegne e intollerabili e ricevere, poi, i castighi enumerati per non compierne altre non meno indegne?
Testo originale
La realidad toma la palabra