La famiglia negli Instrumentum laboris del Sinodo
Articolo di Thomas Reese* pubblicato sul sito del bisettimanale cattolico The National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 14 giugno 2014, libera traduzione di finesettimana.org
Per contribuire alla preparazione del Sinodo dei vescovi sulla famiglia del prossimo ottobre, un documento di lavoro scritto dal segretariato del Sinodo dei vescovi sarà distribuito prima della fine del mese (ndr di giugno), secondo il cardinal Donald Wuerl di Washington.
Wuerl, membro del consiglio sinodale che che ha approvato il documento in vista della distribuzione, ha detto che sarà distribuito appena la versione italiana sarà tradotta nelle altre lingue.
Il documento, chiamato tecnicamente instrumentum laboris, è un distillato del materiale inviato a Roma dai vescovi, dalle conferenze episcopali e da altri, in risposta al questionario diffuso dal segretariato nell’ottobre 2013.
Dovrebbe stimolare ulteriore discussione sui temi oggetto del sinodo piuttosto che tentare di dar vita ad una prima stesura di conclusioni del sinodo stesso.
Trentaquattro anni prima del prossimo ottobre, più di 200 vescovi provenienti da 90 paesi si incontrarono a Roma per il primo sinodo sulla famiglia. Era il primo sinodo del pontificato di Giovanni Paolo II e portò alla stesura della Familiaris Consortio, la sua esortazione apostolica sulla famiglia del 1981.
Anche il sinodo sulla famiglia del 1980 aveva avuto un suo instrumentum laboris, e non sorprende che fosse focalizzato su alcuni dei problemi ancora oggi presenti.
Cominciava con un elenco di movimenti sociali, economici, politici e culturali che avevano effetti sulla famiglia in quel periodo. Mentre riconosceva da un lato i progressi fatti nelle scienze, nell’istruzione, nella medicina e nei livelli del tenore di vita, notava anche che molti nel mondo soffrivano per mancanza di cibo, casa, cure mediche, istruzione e lavoro. Tutto ancora vero.
Applaudiva agli sforzi per “migliorare la condizione delle donne e ottenere la massima affermazione possibile dei loro diritti fondamentali”, ma esprimendo al contempo la preoccupazione che “tali movimenti in direzione dell’affermazione dei diritti delle donne avevano talvolta sminuito il loro ruolo nella vita matrimoniale e domestica e avevano messo in secondo piano quelle tradizioni culturali che in diverse società avevano conferito un particolare status o erano state di particolare vantaggio per le donne”. Speriamo che questo linguaggio sia migliorato.
Riconosceva che “le scienze umane avevano enormemente aumentato la nostra conoscenza e la nostra valutazione della sessualità umana” ed esprimeva accordo sul fatto che “la maturità sessuale è un aspetto della maturità umana”.
Tuttavia diceva: “un risultato dell’attuale sconvolgimento nell’ambito della sessualità è la separazione dell’atto sessuale dall’amore coniugale e dal suo corretto posizionamento nel matrimonio”. Lamentava un “diffuso e quasi totale permissivismo in materia sessuale”.
Il matrimonio gay non era un problema del 1980, ma il documento affermava che “l’omosessualità e il ricorso alla facoltà sessuale prima o al di fuori del legame matrimoniale sono tentativi di ridurre la funzione sessuale a pura e semplice autosoddisfazione”. Non proprio un “Chi sono io per giudicare?”, ma siamo in attesa di sapere che cosa dirà il nuovo documento sull’omosessualità.
Il documento continuava con un elenco di aspetti della vita contemporanea che sono contrari ai principi cristiani e agli insegnamenti della Chiesa sulla vita matrimoniale e sessuale. Comprendeva unioni al di fuori del matrimonio, contraccezione, divorzio e aborto.
Veniva notato che nel 1980 “quasi il 40 per cento delle persone nel mondo vivono in città dove l’aborto può essere semplicemente su richiesta”. Quel numero è oggi certamente più alto.
Alla fine, l’instrumentum laboris analizzava la famiglia cattolica nel mondo del 1980. Notava che molte famiglie cattoliche vivevano in culture con pluralismo religioso e diceva anche: “La famiglia cattolica deve affrontare la molteplicità e pluralità di opinioni all’interno della chiesa stessa”.
A questo punto, il documento si metteva sulla difensiva: “La molteplicità può essere attribuita agli sforzi di ricercatori su alcuni temi alla luce di una teologia rinnovata e più coordinata con i temi biblici; la pluralità sorge principalmente o dal rifiuto o dal dissenso rispetto all’insegnamento del magistero, specialmente nel campo della morale sessuale.
Questo getta i cattolici in grande confusione, il che in primo luogo colpisce le famiglie che vedono la loro eredità religiosa apertamente impugnata o indebolita.
Pone anche grandi difficoltà ai vescovi che, insieme al pontefice romano, sono “autentici maestri, cioè maestri dotati dell’autorità di Cristo che predicano al popolo loro assegnato la fede che deve essere creduta e messa in pratica”.
Il documento di lavoro concludeva con una discussione su atteggiamenti pastorali di importanza più recente per la famiglia, come:
– La famiglia come “scuola d’amore”, in cui ogni membro viene amato pienamente e incondizionatamente.
– Sforzi per incoraggiare la spiritualità familiare nonché il ruolo della famiglia nella missione pastorale della Chiesa.
– La famiglia come “chiesa domestica”, il luogo dove si impara, si sperimenta e si vive la religione cristiana.
L’instrumentum laboris del 1980 è insieme datato e senza tempo. I problemi sono ancora gli stessi, ma il linguaggio è spesso negativo e moralistico.Tuttavia, il documento incoraggiava i vescovi a produrre una dichiarazione che non fosse una “registrazione forte e senza speranza dello stato delle cose, ma un annuncio che culminasse nella gioia”. Questo sembra un buon consiglio.
Restate connessi, in attesa dello strumento di lavoro di quest’anno.
* Padre Thomas Reese è un Gesuita analista per NCR e autore di “Inside the Vatican: The Politics and Organization of the Catholic Church” (La politica e l’organizzazione della Chiesa cattolica).
Testo originale: Working paper for synod on the family due this month