La gerarchia Vaticana e la tentazione del dispositivo di blocco sul Ddl Zan
Riflessioni di Andrea Grillo* pubblicate sulla sua pagina Facebook il 23 giugno 2021
Ci risiamo. Ora che conosciamo il testo della Nota della Segreteria di Stato a proposito del dl Zan, leggiamo queste parole, nelle quali la Santa Sede si dice preoccupata che possano essere criminalizzate
“espressioni della Sacra Scrittura e delle tradizioni ecclesiastiche del magistero autentico del Papa e dei vescovi, che considerano la differenza sessuale, secondo una prospettiva antropologica che la Chiesa cattolica non ritiene disponibile perché derivata dalla stessa Rivelazione divina“.
Proprio questo passaggio compie il consueto doppio salto mortale: una dottrina ecclesiale viene assunta dal magistero autentico, che la qualifica come definitiva e così la ritiene irreformabile e non disponibile. Qui c’è un grave errore teologico, che dalla Segreteria di Stato non mi sarei aspettato.
Di definito e di irreformabile, nella antropologia sessuale, non vi è se non l’orientamento al bene. Che non è solo generazione, ma anche fedeltà, indissolubilità, bene del coniuge, fecondità nella ospitalità, speranza nella comunione. Salvo la generazione, tutti gli altri beni non sono naturalmente estranei alle relazioni omosessuali.
Pensare di salvarsi dalla legge penale, che giustamente persegue le ingiuste discriminazioni, appellandosi ad un “Dio lo vuole” mi pare una pessima teologia e forse una peggiore diplomazia. La dottrina ecclesiale sull’uomo e sulla donna non ha nulla di strettamente definitivo e di irreformabile, perché l’identità dell’uomo e della donna non è scritta fuori dalla storia, ma nella storia del rapporto che l’uomo ha con Dio, con gli altri e con se stesso.
Favorire i rapporti eterosessuali non implica necessariamente scomunicare o insultare o maledire o sbeffeggiare quelli omosessuali. Invocare la Rivelazione divina per ostacolare una legge che tutela i diritti delle persone con orientamento omoaffettivo fa il paio con il tentativo di ridurre l’abuso commesso su minore come un peccato contro il VI comandamento, che inevitabilmente viene attribuito non solo al maggiorenne abusante, ma anche al minorenne abusato. Perché il “reato contro la persona” è pensato (solo) come “peccato contro Dio”.
La tentazione di inserire il “dispositivo di blocco” contro il diritto penale dello stato e a favore del diritto penale canonico è qui del tutto palese. Il teologo deve rilevare, sia nel testo della Segreteria di Stato, sia nel testo del Libro VI del Codice la presenza di “sistematiche teologiche e giuridiche” del tutto inadeguate e fuorvianti, che non hanno alcun fondamento nella vera tradizione ecclesiale, la quale non può nascondersi dietro frasi di circostanza.
La divina rivelazione non è un “codice di leggi” e non può mai essere l’alibi per atti pusillanimi. Ricordo, alla Segreteria di Stato, che abbiamo “purificato” i Salmi imprecatori, abbiamo aggiunto “offerto in sacrificio” alla formula eucaristica, abbiamo aggiunto “perché peccando abbiamo meritato i tuoi castighi” all’Atto di dolore…Come è possibile che solo sul tema della omosessualità dobbiamo sentirci vincolati da testi indisponibili, su cui non abbiamo alcun potere? Chi non vede che qui il rigore filologico e la rozzezza interpretativa è solo ansia di attivare ancora una volta il dispositivo di blocco, per immunizzarsi dalla storia?
Se avesse almeno letto la Nota della Commissione biblica Internazionale (CBI) su “Che cosa è l’uomo” (2019) la Segreteria di Stato non sarebbe caduta in questo grave strafalcione teologico. Ma quale improvvisato ufficiale ha scritto quel testo? In quale secolo pensava di vivere? Chi pensava di compiacere riducendo la Divina Rivelazione ad un “Attenti!” da caserma?
E chi potrebbe mai credere ad una Divina Rivelazione che si presentasse con il tono presuntuoso di questa burocratica affermazione di “assenza di potere”. C’è da vergognarsi che dall’ufficio più importante della Santa Sede sia uscita una parola tanto squinternata.
* Andrea Grillo (Savona 1961) insegna dal 1994 Teologia dei sacramenti e Filosofia della Religione a Roma, presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo e Liturgia a Padova, presso l’Abbazia di Santa Giustina. È padre di Margherita e di Giovanni Battista. È autore del blog Come se non.