La grazia è più grande di tutti i nostri peccati
Riflessioni bibliche di Di Jen Glass, Greg Carey e Mona West tratte da About Out in Scripture (Stati Uniti), liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Durante la stagione della Quaresima siamo tentati di pensare molto di più al peccato che alla grazia. Quando confidiamo nella nostra forza di volontà e nel nostro complesso di superiorità, passiamo il tempo ad assicurarci che non stiamo peccando, invece di vivere ed accogliere l’amore e il perdono di Dio!
Quando noi lesbiche, gay, bisessuali e transgender capiremo che l’orientamento sessuale e l’identità di genere non sono peccaminosi, la sfida allora diventerà “in che modo vivere una vita autentica come Dio mi ha fatto?”
Da studentessa diplomata in studi sul Vecchio Testamento, Mona West sentiva spesso sua zia dire “noi viviamo ai tempi del Nuovo Testamento!” Sua zia non riusciva proprio a capire perché qualcuno, tra tutti i corsi di laurea, scegliesse il diploma in Vecchio Testamento. Purtroppo credeva che nella Bibbia si potesse trovare grazia solo nel Nuovo Testamento. Eppure la grazia abbonda in Geremia 31,31-34.
Dio promette a Israele “io metterò la mia legge nell’intimo loro, la scriverò sul loro cuore, e io sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Nessuno istruirà più il suo compagno o il proprio fratello, dicendo: “Conoscete il SIGNORE!”, poiché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, dice il SIGNORE. Poiché io perdonerò la loro iniquità, non mi ricorderò del loro peccato.”
Questa grazia che proclama l’antico profeta Geremia è un nuovo patto che Dio stipulerà con il popolo; non sarà come il patto precedente in cui Dio era lo sposo di Israele.
Questa grazia non solo redimerà il popolo, ma redimerà l’immaginario violento spesso usato nella letteratura profetica, in cui Israele viene ritratto come una sposa fedifraga che Dio, Yahweh, castiga. (E cosa significa questo immaginario per gli uomini, anch’essi parte del popolo di Israele e che hanno quindi Yahweh come marito?)
Il Dio che scrive nei cuori della gente e il lavoro interiore della grazia che fa sì che tutti – dal più piccolo al più grande – “conoscano Dio” si trova anche nel Salmo 51,1-12.
Il salmista sa che Dio desidera la verità nell’intimo e sa anche che Dio è la sorgente di quella verità: “insegnami dunque la sapienza nel segreto del cuore” (versetto 6); “O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo” (versetto 10).
Si possono trovare speranza e gioia anche in Quaresima e in particolare nelle letture di Geremia e del Salmo 51: la promessa di un nuovo patto, Dio che scrive nei nostri cuori i suoi desideri per noi, ricevere un nuovo spirito!
Il popolo di Dio è fatto grande non dalle sue mancanze ma dall’amore e della grazia di Dio. Dio è un Dio di possibilità multiple, e piuttosto che guardare ai nostri sbagli, guardiamo alle cose giuste che Dio fa; nuovi patti, nuovi spiriti, cuori puri!
Cosa scrive Dio nei vostri cuori? Quali sono i desideri di Dio per voi, per la vostra comunità? Avete in mente alcuni modi tangibili con cui la vostra chiesa può pensare alle cose giuste che Dio fa?
L’Epistola agli Ebrei – da cui è tratta la lettura di questa settimana Ebrei 5,5-10 – pone problemi particolari ai Cristiani contemporanei. Il tema globale della lettera è che la rivelazione di Gesù è superiore ai doni offerti dal Giudaismo.
Troppi Cristiani interpretano Geremia 31,31-34 sulla stessa linea, rigettando completamente la legittimità del nostro retaggio Giudaico. La religiosità competitiva ci serve a poco. Non possiamo affermare la rivelazione di Gesù se non accogliamo i doni del suo Giudaismo.
Ma dobbiamo anche ricordare che la Lettera agli Ebrei fu scritta a dei credenti che vacillavano nella fede. Non possiamo saperlo con certezza, ma sembra che la lettera fosse indirizzata ad una comunità dalla fede vulnerabile, abituata all’ostracismo e alla paura (molto simile alla comunità lesbica, gay, bisex e trans oggi).
A queste persone assediate Ebrei rammenta di Gesù, che allo stesso modo è passato attraverso grandi sofferenze nella sua devozione alla via di Dio.
Ostracismo e sofferenze non significano che Dio ci è ostile. Ironicamente, questo messaggio della fedeltà di Dio verso le persone vulnerabili affonda profondamente le radici nella storia di Israele. Inoltre, attraversando i secoli, questo messaggio è rivolto anche a noi oggi, specialmente per chi è vulnerabile e ostracizzato al giorno d’oggi, poiché Dio continua ad esserci fedele, attraverso il nostro “sommo sacerdote”, Gesù (versetto 5).
Come incontrate la sofferenza nella vostra devozione alla via di Dio? In che modo Gesù è un “sommo sacerdote” per voi nella vostra sofferenza?
In Giovanni 12,20-33 la richiesta dei Greci a Filippo “Signore, vorremmo vedere Gesù” e la risposta di Gesù “Chi ama la sua vita, la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà in vita eterna” devono essere poste nel più vasto contesto della resurrezione di Lazzaro in Giovanni 11, dell’unzione dei piedi di Gesù da parte di Maria e della trionfale entrata a Gerusalemme in 12,1-19.
La gente cerca Gesù perché è curiosa, ha sentito cosa Gesù ha fatto a Lazzaro. La sua risposta a questa curiosità non solo prefigura la sua morte sulla croce, ma anche “innalza” un principio spirituale importante per la vita di ogni credente: per guadagnare la vera vita in Dio bisogna morire, ogni giorno.
Ci prendiamo giornalmente la nostra croce mentre viviamo le piccole morti dell’ego: odio, vendetta, avidità, impazienza, facilità al giudizio (per nominarne solo alcune).
La grazia di Dio è al lavoro in tutti noi indipendentemente dall’identità di genere, dall’orientamento sessuale, dalla razza, dalla classe sociale o dall’etnia.
E se noi vogliamo “vedere Gesù” per trovare la nostra vera vita, allora Dio ci invita a venire e morire indipendentemente dall’identità di genere, dall’orientamento sessuale, dalla razza, dalla classe sociale o dall’etnia. E la grazia di Dio di cui parlano Geremia e il salmista, e anche gli scrittori di Ebrei e di Giovanni, è più grande di tutte le nostre morti.
Per guadagnare la vita, in quali modi morite ogni giorno? In che modo vi prendete ogni giorno la vostra croce? Avete esperienza diretta del fatto che la grazia di Dio è più grande di ogni nostra morte?
Preghiera
Tu Santo
la tua grazia abbonda nelle nostre vite
mentre stipuli nuovi patti con noi
e crei nuovi spiriti e nuovi cuori per noi.
Ti siamo grati per la fedeltà con cui cammini con noi ogni giorno
nelle nostre sofferenze, paure, vulnerabilità
mentre prendiamo su di noi le nostre croci.
Continua il tuo lavoro di grazia in noi,
perché la tua grazia è più grande di ogni nostra morte.
Nei tuoi santi nomi ti preghiamo. Amen.
I passi biblici di questa settimana: Geremia 31,31-34; Salmo 51,1-12; Ebrei 5,5-10; Giovanni 12,20-33
Testo originale: Grace Greater Than All Our Sin