La Madonna sfila al pride di Cremona. Provocazione o speranza?
Riflessioni di Massimo Battaglio
Ormai, l’immagine del primo pride di Cremona, svoltosi sabato scorso 4 giugno, è stata completamente distorta. Nei media, non si parla di diritti, di orgoglio lgbt, di liberazione, ma solo del manichino travestito da Madonna, comparso all’improvviso nel corteo, che tutti si sono affrettati a definire “blasfemo”.
In effetti, se si vuole usare l’immagine di Maria per lanciare un qualunque messaggio sul rapporto fede-omosessualità, pare abbastanza ridondante scegliere un pupazzo col seno di fuori e con un collare sadomaso al collo. Se non altro, a fare così, si travisa una verità storica (le donne di Israele non mostravano il seno). E poi, suvvia, cosa c’entra il sadomaso con l’omosessualità? E’ per caso una prerogativa lgbt?
Invito però a riflettere su cinque punti:
1) Nella storia dell’arte, la Madonna è stata rappresentata molte volte col seno scoperto, nell’atto di allattare ma non solo. E’ un’allusione alla sua maternità ma anche alla sua carnalità. La stessa donna dell’Apocalisse, che la Chiesa ha scelto per raffigurare l’Assunzione di Maria, è “vestita di sole” (Ap 12,1), cioè è nuda. Trovo davvero preoccupante che, oggi, in tempi in cui anche la Chiesa sta rinnovando la propria dottrina in materia di sessualità, un seno possa risultare urticante se non addirittura blasfemo. C’è qualcosa di pretestuoso, nelle polemiche. C’è la solita idea insana per cui il sesso, e a maggior ragione l’omosessualità, non è conciliabile con la fede. E c’è la pretesa di tanti cattolici, di trattare le loro fragili certezze come intoccabili: chi ne irride i simboli, offenderebbe Dio (mi sa un po’ di ricatto).
2) La blasfemia è ben altro. E’ per esempio ciò che è successo, proprio domenica scorsa,in quella chiesa nigeriana dove sono morti cinquanta cristiani in un attentato terroristico. Questo episodio orribile serva da monito a tutti i cattolici nostrani che si affannano a dirsi “perseguitati” ogni volta che si rivolge loro una critica. Quanto invece alle piccole prese in giro come quella di Cremona, Gesù stesso ci insegna come trattarle:
“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”. (Mt 5,12)
Ma si sa: per molti cattolici, l’allegria è un concetto sconosciuto.
3) Come ha detto anche il presidente di Arcigay Cremona Lorenzo Lupoli, quella performance, un po’ troppo colorata e sicuramente controproducente dal punto di vista politico, non rappresenta il pensiero della totalità né della maggioranza dei partecipanti ed è totalmente estranea alle idee degli organizzatori. E’ una sortita di alcuni ragazzi, i quali, se non hanno gran gusto, hanno però pieno titolo a esprimere la loro visione e, qualora commettessero errori, ne sono responsabili personalmente. Così si è espresso Lupoli:
“Se si guarda bene, si è trattato di quattro ragazzi. Non è certo questo il messaggio che il corteo voleva trasmettere”. “È stata una manifestazione pubblica, tutti potevano partecipare. La nostra posizione di comunità è quella che appariva alla testa del corteo. Poi, quello che gli altri hanno portato in strada, non è nostra responsabilità”.
4) I giornali cattolici (e non parliamo della Nuova Bussola ma di Avvernire) che caricano i loro commenti con parole roboanti per esprimere il loro sdegno, commettono un errore uguale e simmetrico a quello di chi ha inscenato la bravata. Espressioni come “Un’immagine ostentata che ha addolorato i cittadini” non fanno che aumentare una frattura, laddove bisognerebbe approfittare per costruire dialogo. Titoli come “E se anche al Gay pride si imparasse a chieder scusa“, potrebbero essere tranquillamente ribaltati: siamo sicuri che non sia proprio la Chiesa a dover chiedere scusa per come ha trattato, per secoli, le persone omosessuali? Siamo certi che quella madonna non sia proprio la manifestazione del dolore e dell’esasperazione di chi, dalla Chiesa, ha sempre ricevuto a sua volta dileggio?
Tra l’altro, l’articolista che scrive questi sfoghi (Salvatore Mazza), li condisce fallacie del tipo: “io che scrivo queste righe potrei essere accusato (o persino incriminato) di omofobia?”. La risposta è chiaramente no perché una legge sull’omofobia non esiste. E in ogni caso, tutti sappiamo benissimo che non riguarderebbe le opinioni di un giornalista. Non facciamo i furbi.
5) A parte il seno di fuori, siamo così sicuri che Maria non fosse spiritualmente presente al pride di Cremona come a tutti i pride del mondo? Io ci andrei piano. Le parole della Madre di Dio, nei vangeli, non sono molte ma vanno tutte in un’unica direzione: quella del Magnificat.
“Ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili” (Lc 1,52)
Anche la pietà popolare, da sempre, loda la Madonna con titoli che la pongono ben lontano dalle pretese dei perbenisti:
“Madre di misericordia, madre della speranza… fonte della nostra gioia… rifugio dei peccatori, conforto dei migranti, consolatrice degli afflitti”.
Sono le litanie lauretane. Nessuna di esse propone un’immagine di Maria arcigna e sdegnata ma piuttosto di una mamma vicina alle gioie e alle speranze, alle angosce e alle tribolazioni dei suoi figli (Gaudium et Spes, 1).
L’intenzione dei quattro spiritosi di Cremona, probabilmente non era quella di meditare su Maria in mezzo a noi. Ma io invito a pensarci. Forse loro vogliono solo farci sapere, in modo sgangerato, di essere molto lontani dai sedicenti rappresentanti della Madonna. Ma Lei, sicuramente, è molto vicina a loro. Sta con noi.