La responsabilità delle Chiese nelle sofferenze vissute dalle persone LGBTQ+
Testo di Beatrice Fanucci, pubblicato sul sito Top News (Irlanda) il 13 giugno 2022. Liberamente tradotto da Marcella Petrei
In occasione della celebrazione del Pride 2022, (in Irlanda) un momento di preghiera speciale è stato diffuso da RTE domenica 12 giugno 2022. Membri del gruppo cristiano LGBTQ+ Amach le Dia sono stati invitati a condurre una trasmissione sul tema delle responsabilità delle Chiese nelle sofferenze patite dalle persone LGBTQ+.
Amach le Dia è un gruppo di cristiani LGBTQ+ il cui fine è creare e creare uno spazio sicuro per le persone queer e i loro sostenitori che desiderano percorrere assieme il loro cammino di fede. Il gruppo è stato invitato a condurre un servizio religioso speciale su RTE e Radio 1 Extra in occasione del Pride 2022.
Nel corso della sua presentazione, Teagan MacAodhagain di Amach le Dia ha descritto le chiese cristiane come luoghi che non accolgono pienamente le persone LGBTQ+. Ha detto: “Nell’approccio e nel trattamento delle persone LGBTQ+, la Chiesa si trova di nuovo tra gli errori della storia, come la schiavitù e il trattamento delle donne. Sebbene vi siano chiese che hanno accettato le persone LGBTQ+, la sensazione più diffusa e sentita nella Chiesa tradizionale è quella del rifiuto assoluto”.
MacAodhagain ha anche denunciato il fatto che, quando le chiese dichiarano che alcuni individui non meritano di essere accettati e amati, “danno il permesso ad altri di trattare in tal modo le persone LGBTQ+”.
“La decisione di privare del diritto alla piena appartenenza alla Chiesa e di non ammettere al battesimo i figli di chi ha una relazione amorosa (LGBT+) è a un passo dalla violenza fisica”.
Nel corso della sua esposizione, MacAodhagain ha evidenziato i recenti episodi di violenza contro le persone LGBTQ+. “Ad aprile, a Sligo, una tranquilla cittadina dell’Irlanda occidentale, sono stati commessi non uno, ma due efferati omicidi. Il nostro pensiero e le nostre preghiere vanno alla famiglia e agli amici di Aidan Moffit e Michael Snee”.
“L’indignazione che ne è seguita è stata silenziosa e alcune veglie si sono svolte in diversi luoghi. Ma chi è stato assente in quelle veglie? Quali sono state le voci che hanno taciuto su quella orribile eliminazione della vita? Le voci della Chiesa”.
“È tempo di dire: ‘Basta! Basta omicidi, basta aggressioni, basta suicidi, basta mozioni della Chiesa che fomentano male e odio, basta caccia alle streghe, basta commenti che distruggono e sostituiscono l’umanità con visioni distorte!’”.
MacAodhagain ha ricordato che, nel corso della storia, i capi della Chiesa hanno spesso chiesto pazienza e obbedienza alle leggi a coloro che lottavano per ottenere gli stessi diritti civili di ogni altra persona, invece di sostenerli. “Quei capi non erano colpiti da leggi ingiuste e il desiderio di mantenere i loro privilegi li ha portati a tacere su ciò che è giusto”.
“Quegli uomini facevano appello alla prudenza e sollecitavano a mantenere lo status quo semplicemente perché lo status quo era loro favorevole. Ma non va bene per noi. Non siamo stati concepiti per vivere in un ghetto: io voglio essere accolto pienamente, voglio essere impegnato pienamente nel servizio alla mia Chiesa. Sono stanco fino al midollo delle ossa del problema che è la mia presenza, del problema da risolvere che è la mia vita, della mia fede che viene vista come un ostacolo da superare”.
Ha concluso richiamando la Chiesa tradizionale a porre fine alle sue ostilità, fonti di profondo dolore e sofferenza per le persone LGBTQ+, e denunciando il fatto che spesso essa abbia preferito “parlare di” piuttosto che “parlare con” le persone LGBTQ+.
“È tempo che la Chiesa d’Irlanda parli e porga la mano a testimonianza della fratellanza cristiana alle persone gay, lesbiche, transgender, non binarie, bisessuali e queer.
“Io ti sfido a guardarti intorno nella tua chiesa, a porgere tu stesso la mano affrontando l’odio, a darti da fare per il cambiamento”.
Testo originale: Religious Service Addresses Church Homophobia in Ireland