La rivista teologica “Concilium” si occupa di “Le omosessualità”
La Rivista internazionale di teologia “Concilium”, si occupa di “Le omosessualità”, «argomento che va concepito in larga misura al plurale e che comprende un vasto campo di autopercezioni e di pratiche di vita. […]
Le nostre riflessioni sulle “omosessualità” non sono perciò i pensieri di studiosi di morale su atti sessuali specifici e neppure il ripensamento di teologi liberali sugli “altri”.
E’ un riflettere di esseri umani su esseri umani, sui loro rapporti, i loro desideri, il provare piacere, la loro partecipazione e il loro contributo alla ricca e complessa esistenza umana».
La Rivista internazionale di teologia “Concilium“, edita in 7 lingue, rappresenta un forum internazionale di dibattito, dialogo e confronto teologico e si avvale di una Redazione di 500 teologi e teologhe sparsi nel mondo e in tutti i continenti e nei luoghi di frontiera dove vanno emergendo nuove realtà sociali e culturali e dunque anche teologiche ed ecclesiali. È la rivista teologica più letta e più citata nel mondo, di matrice cattolica, ma aperta all’ecumenismo e al dialogo interreligioso. Nel numero del gennaio 2008 Concilium si occupa de “Le omosessualità”, attraverso una serie di articoli estremamente interessanti.
Regina Ammicht Quinn, insegnante di etica teologica presso l’Università di Tubinga (Germania) nel suo articolo, intitolato «“Noi” e “gli altri”, ovvero al posto di un editoriale», scrive che le «omosessualità costituiscono il tema di questo numero della rivista, argomento che va concepito “in larga misura al plurale” e che comprende un vasto campo di autopercezioni e di pratiche di vita. Insieme queste sono, specialmente nel modo occidentale di comprenderle, segnato dal cristianesimo, un aspetto della predisposizione di molti strati d’identificazione.
Quello rivolto alle persone che hanno una preferenza sessuale, per quanto questa sia manifesta, verso individui del proprio sesso è sovente uno sguardo di desiderio e al tempo stesso di svalutazione.
Ed è così perché la sessualità verso persone dello stesso sesso è equiparata ad un piacere senza limiti e privo di conseguenze cui si guarda con invidia e disprezzo.
Questo modo di vedere le cose identifica quel genere di individui oltre la loro sessualità (o meglio, oltre gli organi sessuali del/la loro partner), mentre le persone eterosessuali sono rappresentate da una pluralità di qualità e dati di fatto come la razza e la classe, i talenti e la professione, la nazionalità e la geografia, la condizione sociale ecc. Ora, tale definizione unica, singola è una violenza. […]
Le nostre riflessioni sulle “omosessualità” non sono perciò i pensieri di studiosi di morale su atti sessuali specifici e neppure il ripensamento di teologi liberali sugli “altri”. E’ un riflettere di esseri umani su esseri umani, sui loro rapporti, i loro desideri, il provare piacere, la loro partecipazione e il loro contributo alla ricca e complessa esistenza umana.
E la riflessione di individui su altri individui e la considerazione di una forma precisa del desiderare che è assolutamente più pericolosa di un desiderio omosessuale: quello di fissare “altri” su di una identità singola e screditata allo stesso tempo, e di aprire con questo le porte alla violenza».
Tra i vari interventi in sommario troviamo anche una “lettera a un giovane gay” scritta da James Alison, prete e teologo cattolico, che esordisce rivolgendosi ad un immaginario lettore gay a cui dice:
«Può esserti capitato di provare a parlare in modo informale dell’essere un cattolico gay a un prete, o persino a un vescovo, che la tua sensibilità ti ha portato a identificare come persone ‘familiari”, e avrai notato come, pur con il desiderio di essere cordiali, nella loro voce ci fosse qualcosa che li tratteneva.
Una sorta di codice formale interno ti avverte che quando usa il “tu”, quell”io” parlante indossa una sorta di maschera, diventa in un certo senso ufficiale, e il “tu” al quale si rivolge non assume un’identità viva; è invece individuato come “soggetto da trattare con estrema attenzione”.
C’è un ma, sospeso in quella voce che ti parla, che è chiaro quanto le altre parole pronunciate, perché questo ma significa: “tu, ma non così come sei”.
Eccoti qui, dunque, a leggere una pubblicazione cattolica, parte della grande e fantastica rete di comunicazione mondiale che è una delle gioie dell’essere cattolico, e può essere che qualcosa di nuovo stia accadendo.
Perché tu, cattolico cui è capitato di essere gay (qualsiasi cosa ciò significhi), sei interpellato in prima persona come un “tu” da un cattolico che può dire: «Sono un cattolico cui è capitato di essere gay qualsiasi cosa ciò significhi», Io posso rivolgermi a te, che sei consapevole di trovarti all’inizio di una storia in cui essere gay ha la sua importanza.
E mi viene data la possibilità di parlarti non in veste ufficiale, ma da fratello, un fratello con una storia vera che include l’ essere dichiaratamente gay. Mi viene data la possibilità di rivolgermi a te mettendomi sul tuo stesso livello, come uno che non ti conosce meglio di quanto tu conosca te stesso, e che in verità non sa molto nemmeno di sé.
Tuttavia c’è una novità. è diventato possibile, in una importante pubblicazione cattolica, pronunciare la parola “tu” in modo aperto, in un modo che spero risuonerà creativa- mente nel tuo essere”».
Un numero davvero speciale da sfogliare, leggere e su cui discutere e confrontarsi.
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SOMMARIO CONCILIUM 1/2008
Tema monografico: Le omosessualità
1. “Noi” e “gli altri”, ovvero al posto di un editoriale (Regina Ammicht Quinn)
2. Desideri pericolosi. I discorsi cattolici sulla omosessualità (Norbert Reck)
3. Identità sessuale, cultura, politica: valutazioni
3a. I valori morali dell’Europa: segni o ferite della civiltà? (Julie Clague)
3b. L’omosessualità in Sudafrica (Charles P. Ryan)
3c. La guerra silenziosa. Come i/le latino-americani/e possono essere ciò che vogliono (Nancy Cardoso Pereira)
4. Non “fissare” la natura in termini statici. Omosessualità e innovazione della legge naturale (Erik Borgman)
5. Incontro alle bestie. Ermeneutica lesbica della Bibbia “per strada” (Deryn Guest)
6. Teoria queer e teologia della liberazione. L’irruzione del soggetto sessuale in teologia (Marcella Althaus-Reid)
7. Lettera a un giovane cattolico gay (James Alison)
Forum teologico: I quarant’anni di Humanae vitae
1. Leggere i segni dei tempi. Concilium, compagno in un viaggio comune (Felix Wilfred)
2. Humanae vitae: una valutazione globale dopo quarant’anni
2a. Humanae vitae compie quarant’anni. Un’occasione per riflessioni che portano oltre la controversia sulla contraccezione (Dietmar Mieth)
2b. Humanae vitae: quarant’anni e le sfide di attualizzazione (Márcio Fabri dos Anjos)
2c. L’enciclica Humanae vitae rivisitata: una valutazione filippina (José de Mesa)
3. Amore di dedizione e giustizia nei rapporti (Mary Hunt)
Per approfondire (siti esterni)