La sofferenza di Gesù specchio della nostra sofferenza (Gv 18,1-19,42)
Riflessioni bibliche di Christine Smith, Warren Carter e Randall Bailey, tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Mentre Gesù ha chiaramente sofferto mentre ha affrontato la morte per crocefissione, i due capitoli di Giovanni 18:1-19:42 non si soffermano sulla sua sofferenza. Giovanni dice brevemente “Pilato… lo fece flagellare” (19:1) ma non ci dice quante frustate abbia ricevuto Gesù né si sofferma sul dolore di ogni colpo.
La crocefissione di Gesù è brevemente descritta (19:18,30), non si descrive però il suo dolore e la sua sofferenza ma l’iscrizione che il governatore romano della Giudea, Pilato, vuole sia posta sulla croce, sul dividersi delle vesti di Gesù, sulla presenza delle donne e sulla spugna imbevuta di aceto (19:19-30). Invece di descrivere la sofferenza di Gesù, la narrazione di Giovanni descrive il suo controllo degli eventi.
Il suo arresto, eseguito dai soldati romani e dalla polizia al soldo del tempio (18:3), non lo coglie di sorpresa. Non solo si identifica due volte dinanzi a chi lo vuole arrestare (18:4 e 8) ma utilizza il suo arresto per rivelare la potenza e la presenza di Dio. Due volte si identifica dichiarando il nome divino “Io sono” (18:5 e 8). I soldati indietreggiano e cadono a terra, una risposta appropriata all’essere in presenza del Santo (18:6).
Gesù rimprovera Simon Pietro che ha usato la spada per resistere all’arresto (18:10-11) e chiede al sommo sacerdote di esaminare l’insegnamento che ha impartito apertamente nel tempio e nelle sinagoghe e di dimostrare che è errato (18:19-23). Quando Pilato lo minaccia ricordandogli la sua facoltà di crocifiggerlo, Gesù gli dice “Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall’alto” (19:11). Ovvero, coerentemente con il resto del vangelo di Giovanni, Gesù si offre volontariamente di morire per gli altri (10:15-18).
La morte di Gesù per mano dell’alleanza tra i dominatori giudei e romani rivela molte cose importanti su questo mondo dominato dall’impero romano. Rivela fin dove arrivano i potenti per difendere i loro interessi sociali, politici, economici e religiosi. L’alleanza tra Roma e l’élite sacerdotale giudaica di Gerusalemme è tipica dell’impero romano, che esercita il controllo stringendo delle alleanze con i potenti locali. Così i romani dominano a loro vantaggio e a detrimento degli altri. Gesù ha sfidato il loro modo di manipolare la società.
Nei suoi miracolosi atti di guarigione e di nutrimento ha cominciato a riparare ai danni che il sistema imperiale ha causato a molta gente. Notando la popolarità di Gesù, del suo insegnamento e dei suoi atti che affermano la vita, l’élite giudaica decide che è meglio che egli muoia piuttosto che arrivi Roma e li punisca militarmente per non perdere il controllo di quella parte dell’impero (11:45-53). Il racconto rivela la forza del potere che persegue i propri interessi e la sua intolleranza per qualsiasi minaccia o deviazione. Questo ci ricorda chi oggi si impegna per una società che sia inclusiva per tutti i gruppi emarginati a causa dell’orientamento sessuale, della razza, dell’origine famigliare o di qualsiasi altro fattore che l’impero impone sempre a chi lo sfida.
Ma il vangelo non termina al capitolo 19 con la morte e il seppellimento di Gesù ad opera dei coraggiosi Giuseppe di Arimatea e Nicodemo. I suoi nemici non hanno l’ultima parola. Ci aspetta il capitolo 20 con il suo racconto della nuova vita e la sua testimonianza del progetto divino di potenza, misericordia, giustizia, inclusività e vita.
– In che modo lesbiche, gay, bisessuali e transgender credenti possono sfidare i modelli tradizionali della nostra cultura? In che modo gli “imperi” delle costruzioni di genere ristrette e della sessualità eterosessista si comportano verso le persone LGBT quando costituiscono una minaccia?
Le letture da Ebrei (4:14-16, 5:7-9 o 10:16-25) riflettono su alcuni aspetti della storia della crocefissione. Ebrei 4:14-16, 5:7-9 sottolinea la sofferenza di Gesù e la sua obbedienza alla volontà di Dio come base della misericordia e della grazia che ci dona nelle nostre sofferenze. Ebrei 10:16-25 evidenzia il perdono e il rinnovamento dei cuori e delle menti nell’impegno a compiere la volontà di Dio; continua esortando alla perseveranza senza tentennare nella speranza, a stimolarci l’un l’altro all’amore e alle buone opere, a incontrarci per fortificare le relazioni e a incoraggiarci a vicenda nel vivere fedelmente. Sono pratiche cruciali per la sopravvivenza di un gruppo piccolo e alternativo in un contesto sociale ostile.
– Avete mai osservato la comunità LGBT perseverare e incontrarsi per fortificarsi a vicenda in un contesto di oppressione ed emarginazione?
Le letture tratte dalle Scritture Ebraiche, Isaia 52:13- 53:12 e il Salmo 21 (22) utilizzano la spiritualità della lamentazione ricorrente attraverso i salmi e gli scritti profetici. Una spiritualità che coinvolge tre attori: il sofferente, i nemici e Dio. Una persona soffre in vari modi mentre rimane fedele ai progetti di Dio. Di solito la sofferenza non viene descritta nel dettaglio ma può trattarsi di malattia e di disagio fisico, emotivo e spirituale (Salmo 21 (22):1-2); di isolamento sociale; di opposizione (6-8, 12-18) e pericolo derivante dai poteri imperiali.
La sofferenza si deve di solito ad alcuni “nemici” (6,16), che spesso non vengono identificati, anche se è chiara la loro fondamentale opposizione alla persona fedele e alla volontà di Dio. In queste circostanze il giusto sofferente assimila la sofferenza e si rivolge a Dio perché lo difenda (19-22a). Dio appare spesso lento a rispondere, ma alla fine difende il sofferente che lo loda per il suo intervento compassionevole, fedele e potente (22-31). Questo paradigma della sofferenza influenza molto chiaramente la narrazione della morte di Gesù.
In Isaia 52-53 il “servo” vive una grande sofferenza che causa danni fisici e si riflette sul suo aspetto, probabilmente per mano del potere imperiale babilonese (52:14). Il servo è disprezzato e ostracizzato socialmente (53:3). Eppure il passo riconosce che il servo non soffre da solo (come nel salmo) e che non soffre prima di altri che soffriranno in seguito (come per esempio Geremia in Geremia 16:1-4). Piuttosto, il servo soffre al posto di altri: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”.
Alcuni hanno erroneamente pensato che fosse stato punito da Dio per i suoi peccati (53:4b) ma alla fine riconoscono che egli soffre per loro: “per i nostri delitti… per le nostre iniquità”(53:5a). Riconoscono anche che la sua sofferenza è stata un grande beneficio per loro: “ci dà salvezza… siamo stati guariti” (53:5b). Questo forse si riferisce al ritorno dall’esilio in Babilonia. Il passo conferma che Dio ha agito attraverso la sofferenza del servo per portare pienezza e guarigione in altri.
La spiritualità del lamento non esalta la sofferenza né afferma con leggerezza che la sofferenza “è per il nostro bene”. Non suggerisce che dovremmo sopportare lietamente e passivamente la sofferenza, o altri cliché, ma riconosce che la sofferenza, individuale e collettiva, non sta fuori dal raggio d’azione di Dio bensì gioca un ruolo importante nell’esperienza umana che si relaziona con Dio, e può essere strumento di redenzione umana. Questi passi elencano delle situazioni di oppressione, descrivono nel dettaglio e con onestà le lotte nella relazione con Dio e nelle comunità umane ed esaltano gli interventi divini che danno la vita. I primi cristiani concepivano Gesù, in parte, in questi termini.
– Sapete dire alcuni dei modi concreti in cui le persone LGBT soffrono in un mondo eterosessista? Dove vedete delle persone LGBT che servono da agenti di redenzione all’interno della Chiesa Cristiana e della società in generale, della quale facciamo parte?
La nostra preghiera
Oh Santissimo
ti chiediamo di stare con tutto il tuo popolo
che resiste alle crocefissioni del nostro tempo
di odio e violenza nel tuo mondo.
Ti chiediamo in particolare di stare con la comunità LGBT
mentre cerca di incarnare un nuovo tipo di umanità
in un mondo di ristrette costruzioni di genere e sessualità.
Fa’ che le vite delle nostre sorelle e dei nostri fratelli LGBT
siano ardite di fronte alla persecuzione
e fedeli alla tua grazia e alla tua misericordia
immerse in un mondo di inesorabili “Venerdì Santi”.
Amen
Testo originale: Lent Year C