La spina nella carne di S. Paolo e la fatica di essere gay
Riflessioni del Rev. David Eck Asheville* tratte da jesuslovesgays.blogspot (Stati Uniti) del 23 ottobre 2010, liberamente tradotte da Stefano M.
“E perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.
Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza».
Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me”. ( 2 Cor 12,7-9, versione nuova riveduta)
Recentemente qualcuno mi ha chiesto (in un commento che ho scelto di non pubblicare) se pensavo che il mio essere gay fosse un “fardello”.
La mia risposta viene dalle parole di Paolo dal secondo libro dei Corinti. Quando ero più giovane ho sempre sentito il mio essere gay come una spina nella carne.
Ho invocato Dio non tre volte ma centinaia di volte per allontanare da me questa sensazione. Mi ha solo lasciato depresso ed esausto.
Poi, un giorno, ho capito che Dio non voleva cambiarmi e ho sentito come se Dio mi stesse dicendo: “Allora, sei stanco di punire te stesso? Sei pronto per andare avanti?”
Fortunatamente ero arrivato al punto nel mio viaggio spirituale in cui ho detto “sì”.
Da quel giorno, il mio rapporto con Dio è diventato più grande è profondo. Ho trascorso una grande quantità di tempo studiando le Scritture e arrivando alla conclusione che il mio essere gay era semplicemente una parte della mia identità e Dio era pienamente d’accordo su questo.
Dio non sarebbe stato d’accordo se avessi abusato della mia sessualità, ad esempio avendo rapporti sessuali occasionali.
Comunque, Dio mi ha dato un marito straordinario, con cui sto ormai da 16 anni. Lui è anche una persona di profonda fede e, insieme, ci siamo reciprocamente aiutati a diventare cristiani migliori e persone migliori.
Il mio essere gay è un “fardello”? No, non più. Sono arrivato a vederlo come un dono che mi ha fatto scavare in profondità nella mia fede e mi ha fatto diventare più compassionevole verso le persone oppresse.
Come per Paolo, mi ha trattenuto dall’ “insuperbire”, capendo che non faccio niente con le mie sole forze.
E’ Cristo che lavora in me e attraverso me per diffondere la luce sugli oscuri pregiudizi del nostro mondo e per proclamare audacemente che ognuno ha un posto alla tavola di Dio.
So che ci sono alcuni Cristiani là fuori che probabilmente non mi capiranno mai, ma io sono in pace su questo.
Dio e io stiamo bene e questo è tutto ciò che conta veramente.
* Il Rev. David Eck Asheville della North Carolina (USA) è un pastore della Chiesa Evangelica Luterana d’America (ELCA) fidanzato da 16 anni con Gery. Oggi può raccontarsi, senza nascondersi, nel suo blog jesuslovesgays.blogspot.com
Testo originale: Paul’s Thorn in the Flesh