La storia di un ragazzo gay durante il franchismo
Articolo tratto dal sito Publico (Spagna) del 16 gennaio 2007, tradotto da Dino
Nel lungo periodo della dittatura franchista in Spagna per quei ragazzi che si scoprivano omosessuali la dittatura prescriveva una dura “rieducazione” fatta di carcere e di “botte e violenze, in modo tale che molti non sopravvissero e si suicidarono”. Ad alcuni ragazzi venne applicata anche la Legge sui Vagabondi e Malfattori (legge del 1933, poi modificata nel 1954) che prescriveva, per omosessuali e mendicanti di professione, divieti di soggiorno e internamento in campi di lavoro e luoghi di pena.
Antonio Ruiz, 49enne, non aveva ancora compiuto 18 anni quando la dittatura cercò di rieducarlo perchè era un finocchio, come direbbe senza imbarazzo qualsiasi funzionario del franchismo. Ed ha passato una vita che non ha avuto niente a che vedere con la situazione degli omosessuali adolescenti di oggi.
L’attuale presidente dell’Associazione degli ex Prigionieri Sociali (associazione che raggruppa gay e lesbiche soggetti a rappresaglie durante il franchismo a causa del loro orientamento sessuale – ndr) non potè rivolgersi alla sua scuola per cercare di aiuto quando si scoprì diverso negli anni settanta: “Non è che non si parlasse di omosessualità in collegio, è che proprio non si parlava di sessualità”. La sua famiglia non sapeva cosa fare e lo rimandò alla Chiesa. Ma finì in tre carceri, Valencia, Carabanchel (in Madrid) e Badajoz. Invece di “rieducazione”, come diceva il termine, quello che questi ragazzi ricevettero furono “botte e violenze, in modo tale che molti non sopravvissero e si suicidarono”, ricorda.
Ad alcuni giovani venne applicata la Legge dei Vagabondi e Malfattori (legge del 1933, poi modificata nel 1954 che prescriveva, per omosessuali e mendicanti di professione, divieti di soggiorno e internamento in campi di lavoro e luoghi di pena – ndr): “Tutto questo ci ha resi aggressivi, depressi, ci siamo dovuti arrangiare come potevamo, era proprio una vita orribile” – così esprimono “la loro soddisfazione”.
Ora avviene che questa Spagna arrivata in ritardo alla democrazia sia diventata nel 2008 un’ottima alunna riguardo ai dititti degli omosessuali. E non solo per il fatto che dal 2005 Pepe si può sposare con Juan e Maria con Carmen, ma anche perchè tra breve saranno riscattati i colpevoli errori nei loro confronti, per lo meno dal punto di vista materiale. Nel Bilancio Preventivato per il 2008 sarà approvato uno stanziamento di 200 milioni per indennizzare gli omosessuali fatti oggetto di rappresaglia dal franchismo. L’iniziativa è partita da IU-ICV (è il gruppo parlamentare Izquierda Unida-Iniciativa por Cataluña Verde. Di orientamento molto liberale – ndr ).
Il portavoce di ICV al Congresso, Joan Herrera, assicura che “Si tratta di ripagare coloro che non furono ripagati. Era un debito in sospeso della democrazia, far giustizia verso quelli che hanno trascorso in carcere interi anni della loro vita solo per il loro orientamento sessuale. Oggi questo può sembrare assurdo, ma era una realtà durante la dittatura di Franco”.
Articolo originale: Homosexuales en el instituto