La storia di Kathy, da mormone a lesbica
Testimonianza di Kathy Worthington raccolta da Tom Clark e pubblicata sul suo sito Gay Mormon Stories (Stati Uniti), liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Sono stata mormone solamente dieci anni, ma in un periodo importante della mia vita, dai sette ai diciassette anni. I miei genitori si convertirono al mormonismo negli anni ‘50 e divennero mormoni fino al midollo. Ero una ragazza estremamente religiosa. Passavo il tempo a tenere discorsi alla scuola domenicale e a portare la mia testimonianza nelle domeniche dedicate al digiuno.
Quando ero al liceo, il tempo passato fuori da scuola spesso era dedicato alle attività della Chiesa: ero presidente del gruppo adolescenti, andavo ai campi estivi, ero una leader, avevo un album pieno di riconoscimenti. Sarei stata la giovane mormone ideale, tranne per il fatto che ero povera e non ero bella, né ben vestita, ma nella comunità di Magna-Hunter (nello Utah) ero davvero una giovane leader. Chi mi stava attorno SAPEVA che avrei fatto molta strada nella Chiesa, ovviamente per quanto fosse permesso a una donna.
Durante l’ultimo anno di liceo ottenni il posto più alto a cui potesse aspirare una giovane mormone, quello di presidente del seminario. Fu allora che un paio di incidenti mi obbligarono ad aprire gli occhi su quanto fossero razzisti i mormoni attorno a me e su quanto fosse razzista la Chiesa stessa. In qualche modo ero riuscita a non diventare razzista io stessa, e per questo ebbi dei problemi. Presto capii di non essere d’accordo con le loro idee sulle donne, come non condividevo le loro credenze sul colore della pelle.
I miei amici furono i primi a scoprire che non credevo più nella Chiesa e uno di loro decise che era suo dovere dirlo ai miei genitori, cosa che fece la sera del mio diciottesimo compleanno. Finii per andare via di casa un mese dopo, perché la vita era divenuta intollerabile. Il mio mormonissimo padre non poteva sopportare che non credessi più nella Chiesa e cominciava a discutere con me fin dal momento in cui mi alzavo la mattina. Nessuno dei due cambiò idea, così una sera, mentre tutti erano a una riunione mormone, feci i miei bagagli, chiamai un taxi e me ne andai.
Sono passati trentacinque anni. La mia famiglia, quelli che sono ancora vivi, è ancora saldamente mormone. Mio padre è stato assassinato, uno dei miei fratelli si è suicidato in carcere e un altro è morto di melanoma. A volte la nostra vita è stata davvero un serial televisivo. Ci vorrebbe un libro per raccontare tutte le nostre storie. Dal 1969 ho abbandonato ogni tipo di religione. Nel 1979 ho formalmente dato le dimissioni dalla Chiesa, perché non potevo sopportare di avere ancora dei legami con essa. La Chiesa si era messa d’impegno per contrastare le leggi sull’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne e io ero una femminista tutta d’un pezzo. Cosa devo dire?
Quando qualcuno mi chiedeva se fossi mormone, avrei voluto poter dire semplicemente di no. In quegli anni non potevi semplicemente dare le dimissioni, dovevi chiedere alla Chiesa di scomunicarti. Ho sempre pensato che fosse intrinsecamente sbagliato rifiutare le dimissioni di qualcuno. Ora aiuto la gente a rimuovere il proprio nome dai registri della Chiesa; naturalmente non cancella il tuo nome, si limita a non considerarti più un membro. La Chiesa ha organizzato molte crociate anti-LGBT nelle Hawaii, in Alaska, in California (e nel New Jersey, in Nevada. . . etc.) e migliaia di persone omosessuali e sostenitori hanno dato le dimissioni dalla Chiesa fin dal 1999. È sempre un piacere aiutare queste persone e sostenerle se il processo risulta difficile o spiacevole.
Quando capii che potevo amare le donne (dopo anni di solitudine), fu tutto più facile di quanto sarebbe stato se fossi stata ancora membro della Chiesa. Il coming out e l’avvicinamento alla comunità LGBT di Salt Lake City hanno fatto parte di una transizione piuttosto priva di scosse. Avevo scoperto una comunità tutta nuova e un nuovo stile di vita, ed ero felice. La parte più difficile del mio coming out fu la reazione della mia figlia più grande, Lucy. Aveva 14 anni, era molto triste e visibilmente tesa dal fatto che fossi lesbica, ma poco per volta si adattò e non ebbe più da ridire. Qualche anno dopo, anche lei fece coming out e scoprii che aveva avuto delle cotte per le ragazze fin da piccolissima. Oggi è una ragazza molto sana, felice e in pace con se stessa.
Nel 1992 incontrai Sara Hamblin: mi innamorai di lei e da più di undici anni è la mia compagna. Purtroppo Sara ha un cancro al seno che è andato in metastasi, il che vuol dire che si è esteso ad altri organi e non è curabile. Sara ha forse un anno di vita, o due, o tre (non oso sperare di più), ma prima o poi il cancro me la porterà via, a meno che non io non venga investita da un autobus e muoia prima di lei. Non si sa mai. Viviamo la vita più pienamente possibile, fino a quando non accadrà. Nonostante il cancro, sono davvero lieta che Sara sia entrata nella mia vita.
Sono un’attivista lesbica ed ex mormone e assieme a Sara sono finita spesso sui giornali. Cercate il mio nome sul Web e avrete un’idea del mio lavoro, che non è passato inosservato. Il cancro influisce molto sulla nostra vita, ma riusciamo a ritagliarci dei momenti di quiete attorno al camino o nel giardino. Amo Sara, lei ama me, abbiamo due meravigliose figlie, una bella casa e due gatti che ci distraggono. La vita è bella.
Nota del curatore: Kathy e Sara sono entrambe decedute dopo aver condiviso la loro storia con me. Sono in lutto per loro, come lo sono molte altre persone. Conoscevo pochissimo Sara, ma conoscevo bene Kathy: era una donna bella, impegnata, di gran cuore, per la quale nutrivo un immenso rispetto. Mi mancherà la sua presenza nell’attivismo LGBT mormone, ma più di tutto mi mancherà lei come persona. A Kathy e Sara voglio dire: grazie per quello che avete fatto per rendere il mondo un posto migliore mentre eravate qui con noi. Eravate così impegnate, così attive, così appassionate. Vi dobbiamo tanto e vi auguro tutto il meglio nel vostro viaggio che continua, in qualsiasi forma si presenti. Vostro. Tom Clark
Testo originale: From TBM to Gay Activist