La tentazione di negare l’omosessualità di un figlio
Testo tratto dal libro di Susan Cottrell, “Mom, I’m Gay”. Loving Your LGBTQ Child without Sacrificing Your Faith (“Mamma sono gay”. Come potete amare vostro figlio lgbtq senza sacrificare la vostra fede), paragrafo 4, editore Westminster John Knox, edizione riveduta, Maggio 2016, libera traduzione di Diana
“Penso che le mie sorelle, dopo il coming out di mio figlio, vogliano essere d’aiuto, ma non sanno in che modo” – Beth –
Il coming out di un figlio spesso suscita un diluvio di emozioni in famiglia. I genitori di continuo mi parlano della marea di emozioni contrastanti che loro non si sentono in grado di gestire. Le emozioni sono un ingegnoso sistema di allarme che ci permette di sperimentare ed fare nostro la realtà che ci circonda.
La negazione, – e la sua forma più intensa lo shock – ci permette di mettere da parte delle circostanze che altrimenti ci schiaccerebbero o che semplicemente non comprendiamo, finché non siamo preparati a gestirle.
La rabbia – o il sentimento ancestrale della paura – ci avverte che c’è qualcosa di sbagliato e ci prepara ad intraprendere azioni utili.
La tristezza ci aiuta a sperimentare e a soffrire per la perdita ed il dolore.
La felicità ci aiuta a sperimentare la gioia e a registrare questi momenti nella memoria a lungo termine.
La negazione è spesso il primo grande ostacolo da superare di fronte al coming out di nostro figlio. Poichè gli esseri umani di continuo selezionano, ordinano e cercano di dare un senso al loro mondo, la negazione è utile. Quando ci capita qualcosa di difficile da accettare, la possiamo mettere da parte, come la tessera di un puzzle che non riusciamo ad inserire, finché non abbiamo un quadro più preciso della situazione e possiamo trovare facilmente il suo posto.
Forse pensiamo (o ci è stato insegnato) che “le buone famiglie Cristiane” non hanno figli LGBTQ. Così, quando nostra figlia ci dice che è bisessuale, troviamo difficile acquisire questa nuova immagine che non concorda con quello che noi avevamo in mente. La negazione ci lascia il tempo per riesaminare quello che già sappiamo e per lasciare emergere un’immagine differente.
Un ragazzo parlava della reazione di suo padre quando lui fece il coming out. Il padre disse: “Tu non sei gay. Se lo fossi, significherebbe che io sono un cattivo padre, e io non lo sono”. Questo padre trovò più semplice negare l’esperienza di suo figlio, piuttosto che rivedere la sua opinione sul perché i figli sono gay (colpa del padre) o su di vedersi come un “cattivo padre”. Questa negazione, o dissonanza cognitiva, appare sotto diverse forme.
Una relazioni fredda con un figlio viene chiamata spesso col termine amore; negare le libertà civili ad alcune persone viene chiamato libertà religiosa; cacciare la gente fuori dalla Chiesa viene chiamata disciplina, questi sono solo alcuni modi di usare la negazione per seguire un comportamento privo d’amore e non cristiano.
Dato il potere della negazione per aiutarci a mantenere le nostre convinzioni, non è sorprendente che molte famiglie non vadano mai oltre la negazione. Riesaminare le proprie convinzioni più profonde ed ammettere che sono sbagliate, richiede un grande coraggio. Ci piace citare Giovanni 15:13: “Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici”, ma con tutti i nostri discorsi di sacrificio di noi stessi, non vogliamo rinunciare al nostro benessere ed alla nostra presunzione. Seguire Dio vuol dire arrendersi a questo processo – come egli ha fatto sulla croce. Lasciar perdere ciò che vogliamo e lasciare che Dio ci guidi su una strada differente.
Pensate alla negazione come una carta di credito: vi aiuterà ad ottenere ciò che volete, ma alla fine dovrete pagare. Quando voi negate una realtà come l’orientamento o l’identità di vostro figlio, voi prendete tempo, ma più a lungo aspetterete, più interessi dovrete pagare. Se il vostro amato coniuge muore improvvisamente in un incidente d’auto, la negazione o lo shock vi può aiutare a sopravvivere, ma alla fine dovrete farvene una ragione.
Se voi rimandate l’accoglienza del vostro figlio transgender, rompete la vostra relazione. Questo è un duro colpo (assolutamente non cristiano) contro una persona che voi, come genitori, siete chiamati ad amare incondizionatamente. Alla fine, continuare a negare tranquillizza solo voi, ma mette un macigno su coloro di cui negate la realtà.
Lasciate che vi incoraggi ad abbracciare vostro figlio e a mettere da parte quello che non comprendete. Se siete preoccupati su quello che Dio pensa di voi, aggrappatevi con forza al primo e fondamentale comandamento dell’amore, amate con tutto il vostro cuore e lasciate che Dio riveli e risani tutto il resto. Sanate le relazioni fondamentali che Dio vi ha dato e tutto il resto andrà a posto. Ve lo prometto.
IL LAVORO DI FREEDHEARTS
- A molti Cristiani è stato insegnato che le emozioni sono imprevedibili e pericolose, così hanno paura di sperimentare l’intera gamma delle loro emozioni. Ma Dio ci ha dato le emozioni per aiutarci a navigare in questo vasto mondo in un modo più ricco e più sicuro.
- Gesù ha pianto, urlato di rabbia, si è sentito triste, è stato mosso a compassione, e ha sofferto. Anche noi possiamo farlo. Identificate le vostre emozioni su vostro figlio LGBTQ. Che ruolo ha giocato la negazione?