La Veglia di Milano, gli omosessuali, le paure delle nostre chiese e il volto di Cristo

Le polemiche che sono nate in seguito all’intervista in cui il portavoce della Santa Sede presso le Nazioni Unite criticava il testo della proposta di dichiarazione presentata dalla Francia contro la condanna penale dell’omosessualità, debbono far riflettere gli uomini di chiesa sulle gravi conseguenze che può avere, al di là delle intenzioni di chi lo usa, un linguaggio che affronta in maniera sbagliata il tema dell’omosessualità.
Analizzate nel dettaglio, le parole di monsignor Migliore, contenevano già alcuni di quegli elementi che, sviluppati una decina di giorni dopo dal Direttore della Sala Stampa vaticana, hanno chiarito l’intera vicenda e hanno fatto capire all’opinione pubblica che la condanna penale delle persone omosessuali è sempre e comunque inaccettabile.
Il fatto è che, nell’intervista di monsignor Migliore, questi timidi richiami ai passi del Catechismo universale della Chiesa cattolica che invitano i credenti ad accogliere le persone omosessuali con rispetto, compassione e delicatezza, erano oscurati dalla paura palpabile che emergeva di fronte all’eventualità che la dichiarazione proposta dalla Francia, contenendo chiare espressioni di condanna per qualunque forma di discriminazione delle persone omosessuali, rappresentasse un tentativo mascherato di imporre il riconoscimento legale delle unioni omosessuali.
Per paura di cedere troppo su questo piano la Santa Sede ha usato un linguaggio duro che l’ha collocata, nell’immaginario collettivo, di fianco a quei paesi che condannano a morte le persone omosessuali, una posizione che, in realtà, aveva una sua ragion d’essere, perché, con le dichiarazione del suo rappresentante alle Nazioni Unite, il Vaticano si iscriveva d’ufficio al gruppo degli Stati che guardano con paura al fenomeno dell’omosessualità.
Ma Gesù, nel vangelo ci invita a non avere paura. Ecco perché, alcune realtà ecclesiali di Milano, hanno deciso di proporre alla città un momento di preghiera per chiedere al Signore di liberare le coscienze dalla paura.
“Coraggio, sono io, non abbiate paura!”. Questa la frase con cui inizierà la veglia. Questa la frase che potrà aiutare i cristiani, le chiese e quanti, in queste chiese, hanno delle posizioni di responsabilità, a guardare alle persone omosessuali con lo sguardo di chi sa riconoscere nel loro volto, il volto di Cristo.
Solo chi non ha paura del fratello che incontra sa riconoscere in lui l’immagine di Dio che si è manifestata pienamente in Gesù. Ed è per chiedere a Dio di liberarci dalla paura che ci troveremo insieme a pregare Sabato 20 dicembre alle ore 18.00 presso il Tempio Valdese di Via Francesco Sforza a Milano.
Sabato 20 Dicembre 2008 – Ore 18.00
Veglia di preghiera. “Coraggio, sono io, non abbiate paura” (Mt 14,27)
Per chiedere al Signore di aiutare chi guida le chiese a riconoscere il Suo volto nel volto delle persone omosessuali
Tempio Valdese di Milano in Via Francesco Sforza 12
Un’iniziativa organizzata da
Gruppo VARCO – http://gruppovarco.altervista.org/
Gruppo del Guado – http://www.gaycristiani.it/
Noi Siamo Chiesa – http://www.noisiamochiesa.org/
Chiesa Evangelica Valdese di Milano – http://www.milanovaldese.it/
Parrocchia Veterocattolica Gesù di Nazareth – http://groups.msn.com/parrocchiaveterocattolicagesudinazaretmilano/
Nella frenetica Milano pre-natalizia noi cristiani, omosessuali e non, alla veglia contro l’omofobia
Vegliamo insieme perchè “Non abbiate paura!”
Non taceremo! Finchè non riconosceranno il volto di Cristo in ciascun uomo?
Testo della Veglia ecumenica di preghiera “Per chiedere al Signore di aiutare chi guida le chiese a riconoscere il Suo volto nel volto delle persone omosessuali”, Tempio Valdese di Milano, 20 dicembre 2008
Dicembre 2008. Preghiamo per l’accoglienza delle persone omosessuali nelle chiese