La Vescova Budde rivolgendosi a Trump ha fatto ciò che un cristiano è chiamato a fare
Testo di NCR Editorial Staff, pubblicato sul National Catholic Reporter (Stati Uniti) il 24 gennaio 2025. Liberamente tradotto dai volontari del progetto Gionata
Le parole pronunciate dalla Vescova Episcopale di Washington (Usa), Mariann Budde, sono state poche. Non sono state urlate. Non avevano toni duri o aggressivi. Erano parole profonde e sincere, un appello che potrebbe risuonare in qualsiasi luogo di culto e in qualsiasi momento.
Poiché queste parole sono state rivolte direttamente al presidente degli Stati Uniti, appena eletto per un secondo mandato, durante una celebrazione di preghiera ampiamente seguita presso la Cattedrale Nazionale di Washington, è probabile che verranno ricordate anche dopo la fine di questa amministrazione.
La sua è stata solo una voce nel crescente coro di leader religiosi che condannano i piani dell’amministrazione Trump per la deportazione di massa (dei migranti).
A differenza di altri, però, ha avuto l’opportunità di rivolgersi direttamente al presidente. Le sue parole sono diventate virali, ma vale la pena ripeterle qui:
Nel nome del nostro Dio, vi chiedo di avere misericordia delle persone nel nostro paese…
Le persone che raccolgono i nostri raccolti e puliscono i nostri edifici per uffici, che lavorano nelle aziende avicole e negli impianti di lavorazione della carne, che lavano i piatti dopo che mangiamo nei ristoranti e lavorano nei turni notturni negli ospedali.
Potrebbero non essere cittadini o avere la documentazione appropriata, ma la stragrande maggioranza degli immigrati non sono criminali. Pagano le tasse e sono buoni vicini. Sono membri fedeli delle nostre chiese e moschee, sinagoghe, gurdwara e templi.
Vi chiedo di avere misericordia, Signor Presidente, su coloro nelle nostre comunità i cui figli temono che i loro genitori vengano portati via, e che aiutiate coloro che stanno fuggendo da zone di guerra e persecuzioni nelle loro terre a trovare compassione e accoglienza qui.
Ciò che ha fatto la Vescova Budde non è stato solo cogliere l’occasione di un incontro ravvicinato con il comandante in capo. Ha fatto ciò che era chiamata a fare come discepola di Cristo, annunciando il messaggio evangelico.
Ha restituito un volto umano a coloro che, nel disegno di un’amministrazione priva di compassione, vengono ridotti a un gruppo senza nome, diffamati e trasformati in un capro espiatorio nazionale.
Sono diventati il nuovo nemico, l’“altro” disumanizzato su cui scaricare le ansie e le difficoltà della società.
Alcuni criticheranno le sue parole considerandole semplice retorica. Altri le liquideranno, dicendo che non ci sarà mai la prova che abbiano portato conforto o sicurezza agli immigrati.
Altri ancora faranno calcoli politici, chiedendosi se il suo messaggio abbia influenzato qualche elettore o se abbia solo contribuito ad approfondire le divisioni già esistenti nel mondo cristiano e nella società in generale.
Ma tutto questo è solo rumore di fondo.
Gesù è mai stato rimproverato per non aver calcolato con esattezza quanto avrebbe irritato i leader romani e religiosi prima di dire una verità scomoda?
Se una guida cristiana, dal suo pulpito, non può proclamare con coraggio il cuore del Vangelo a un presidente che ha scelto volontariamente di entrare in quello spazio sacro, allora tanto vale trasformare le nostre cattedrali, basiliche e luoghi di culto in semplici musei.
(…) Al di là di queste dichiarazioni e prese di posizione pubbliche, un numero incalcolabile di gruppi, parrocchie, comunità, sinagoghe e organizzazioni sta elaborando strategie per contrastare le politiche dell’amministrazione Trump.
Chissà, forse Trump, che nel suo discorso inaugurale ha affermato che la sua elezione era voluta da Dio, finirà per dare nuova energia e unità al cristianesimo storico negli Stati Uniti come non accadeva da decenni.
Nel frattempo, una serva di Dio è intervenuta in modo semplice e rispettoso, implorando misericordia per i più vulnerabili tra noi.
Per una guida cristiana, non è una richiesta straordinaria. Ma potrebbe essere necessaria un’azione straordinaria da parte di tutti noi affinché la misericordia diventi realtà.
Testo originale: Editorial: Addressing Trump, Bishop Budde did what a Christian is obliged to do