La Via Crucis di un ragazzo omosessuale: Gesù cade per la terza volta
Riflessioni sulla Via Crucis inviateci da un ragazzo omosessuale
Nona stazione: Gesù cade per la terza volta
Gesù Cristo, pur essendo di natura divina umiliò se stesso, rendendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce: per questo Dio lo ha esaltato. (Filippesi 21:5-9)
Di nuovo sei a terra, Gesù. Chissà che avrei fatto io, se fossi stato lì. Chissà se sarei stato tra quelli fermi, immobili, a dire: «Se l’è cercata»; o se la paura dello sguardo altrui mi avrebbe trattenuto dal lanciarmi ad aiutarti.
Ora, però, lasciami dirti che sì, vorrei chinarmi a rialzarti, perché fa troppo male vederti così a terra. Come avrei voluto chinarmi a rialzarti qualche ora prima, quando, prima dell’ultima cena con i tuoi, ti sei inginocchiato a lavare i piedi – perché le dichiarazioni d’amore si fanno in ginocchio – e ancora e sempre resti inginocchiato, per l’eternità, a mendicare il mio amore.
E invece, dolcissimo Gesù, sei tu che mi rialzi. Quando cado la prima, la terza, l’ennesima volta, tu mi rialzi. Quando inciampo nel pregiudizio di chi incontro, tu mi rialzi. Quando inciampo negli sguardi di chi giudica, tu mi rialzi. Quando inciampo nella banalità di una parola che ferisce, tu mi rialzi. Quando i «no» di chi mi attenderei amico mi gettano a terra, tu mi rialzi.
E quando inciampo da solo, quando rischio di confondere l’orgoglio con l’avvitamento narcisistico, quando nelle etichette finisco per sentirmi a mio agio, quando sono io a separarmi, quando «diverso» rischia in fondo di piacermi, tu vieni a rialzarmi e a tirarmi fuori.
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