La Via Crucis di un ragazzo omosessuale: Gesù consola le donne di Gerusalemme
Riflessioni sulla Via Crucis inviateci da un ragazzo omosessuale
Ottava stazione: Gesù consola le donne di Gerusalemme
Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltatosi verso le donne, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli». (Luca 23:27-29)
Delle donne ti seguono e fanno lamenti su di te. Tu ti fermi e le consoli, ma di una consolazione amara: «Non piangete su di me. Piangete su voi stessi. Se trattano così il legno verde, che sarà del legno secco?».
Dunque tu lo sapevi già, Gesù. Tu lo sapevi, e anzi, il tuo cuore in quelle ore era pieno di amarezza proprio per questo: perché sapevi che quell’ultima tua disperata dichiarazione d’amore, fino a dare la vita, sarebbe caduta del vuoto, e noi – che tante volte siamo senza forze, come legno secco – saremmo stati trattati peggio di come sei stato trattato tu, legno verde, pieno di Vita.
Scusaci, Signore, se neanche questo ti abbiamo risparmiato: l’amarezza di sapere che quello che stavi facendo sarebbe caduto nel vuoto. Scusaci se già sapevi che avremmo continuato a colpire, a flagellare, a sputare, ad uccidere. Scusaci se già sapevi che ancora avremmo fatto la guerra. Che avremmo tolto dalle loro case i bambini e i vecchi. Che non avremmo capito proprio niente.
Scusaci se già sapevi che ci sarebbe stato da piangere su noi stessi, più di quanto, forse, quel giorno le donne piansero su di te.
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