La Via Crucis di un ragazzo omosessuale: Gesù è inchiodato sulla croce
Riflessioni sulla Via Crucis inviateci da un ragazzo omosessuale
Undicesima stazione: Gesù è inchiodato sulla croce
E giunsero al luogo detto Golgota, che tradotto significa luogo del teschio. Gli offersero del vino con mirra, ma Egli non ne prese. Poi lo crocifissero. Era l’ora terza quando lo crocifissero. Gesù diceva. «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!». (Marco 15:22-25; Luca 23:34)
Quelle mani che tante volte mi hanno accarezzato, quelle mani che mi hanno stretto mentre perdevo l’equilibrio, e mi hanno rialzato – ora sono inchiodate, immobili, ferme. Non mi puoi più abbracciare; non mi puoi accarezzare.
E quei piedi – che tante volte hanno camminato con me, che tante volte avrei voluto coprire di baci, come fa la donna del Vangelo alla vigilia della tua passione – ora sono fissi alla croce con dei chiodi, paralizzati.
Non puoi più camminare con me. Non puoi rincorrermi, se scappo. Mi son sentito tante volte così anche io. Volevo accarezzare, ma non potevo. Volevo abbracciare, ma il rifiuto dell’altro mi inchiodava. Volevo rincorrerlo, ma invece ero costretto a star fermo, inchiodato, mentre l’altro se ne andava per la sua strada, lontano da me.
Grazie, mio bellissimo Gesù, per avermi voluto insegnare anche questo: che certe volte amare è restare inchiodato, mentre l’altro – un padre, un amico, un amante – se ne va.
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