La violenza omofoba di Pordenone e il silenzio di Noi cristiani
Lettera aperta di Gianni Geraci del Gruppo del Guado di Milano del 12 marzo 2009
Carissimo, ho letto oggi sui giornali, la notizia dell’aggressione di cui sei stato vittima lo scorso 23 gennaio (2009). Occorre davvero essere dei vigliacchi per aggredire in tre una persona sola.
Ma il lo scarso valore dei tuoi aggressori lo si vede anche nel leggere la frase con cui si sono giustificati con i poliziotti che li hanno interrogati: «Volevamo dare una lezione ai froci». Avresti dovuto accorgertene subito che si trattava di malintenzionati! Ma come potevi?
Probabilmente, quando ti sei ritrovato solo, dopo le botte e gli insulti, hai pensato di essere tu il vero colpevole, tant’è che non hai voluto denunciare i tuoi aggressori. Si tratta di un meccanismo perverso che la paura e il pregiudizio, spesso, alimentano dentro di noi e che ci spinge a sentirci i veri responsabili delle violenze di cui, invece siamo vittima.
Certo, se avessero preso più sul serio la loro Fede cristiana, non se ne sarebbero stati con le mani in mano, ma sarebbero corsi ad aiutarti.
Me lo fa dire la parabola del buon Samaritano, che Gesù racconta nel vangelo di Luca (10, 30-37). In quella parabola, la persona che si fa prossimo nei confronti dello sfortunato aggredito dai briganti non si tira certo indietro, non si chiede nemmeno i motivi che possono esserci dietro all’aggressione: vede una persona che ha bisogno di lui e non si tira indietro.
Un po’ come ha fatto il barista che ha denunciato l’episodio di cui sei stato vittima. Uno fra tanti, così come uno fra tanti era quell’uomo di Samaria che si imbatte nella persona aggredita lungo la strada che da Gerusalemme scende a Gerico.
Adesso che è tutto passato io credo che tu possa tranquillamente riflettere sul diritto che hai di ottenere giustiza guardando finalmente in faccia i tuoi aggressori e chiedendo loro: «Perchè avete dentro di voi così tanto odio nei confronti di un omosessuale che non vi ha fatto niente?». Speriamo che la giustizia faccia loro capire il delitto di cui si sono macchiati, aiutandoli così a superare gli atteggiamenti intolleranti e violenti che li hanno spinti ad aggredirti.
Speriamo ancora che l’intera città di Pordenone ti manifesti con il calore e con l’empatia di cui hai bisogno, la sua completa solidarietà. Quando una persona debole viene aggredita ha bisogno di sentirsi accolta e rispettata per quello che è.
Speriamo infine che la chiesa di Pordenone riesca a dire una parola di condanna dell’episodio di cui sei stato vittima. Quando qualcuno li accusa di essere contro gli omosessuali, coloro che guidano la chiesa italiana, ricordano che Catechismo della Chiesa cattolica sostiene che gli omosessuali «devono essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza» e che «a loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione».
Oggi hanno l’occasione per dimostrare che quelle del Catechismo non sono soltanto parole, manifestandoti la loro solidarietà e condannando senza equivoci l’episodio di cui sei stato vittima.
In questo senso ti invito, se sei credente, a pregare con me per chiedere al Signore di aiutare il tuo vescovo a manifestarti in maniera esplicita la sua solidarietà e, se non sei credente, a sperare con me che si possa un giorno, costruire un mondo in cui nessuno viene aggredito perchè non è uguale agli altri.
Ti abbraccio e ti sono vicino
Gianni Geraci del gruppo del Guado – Omosessuali Cristiani Milano