L’abuso non fa differenze tra persone etero e LGBT+
Articolo di Mandie Schreck*, pubblicato online sul sito dell’associazione ARO – Abuse Refuge.org il 9 gennaio 2025, liberamente tradotto da Luigi e Valeria de La Tenda di Gionata.
L’abuso colpisce i membri della comunità LBGTQIA+ tanto quanto le persone eterosessuali. Tuttavia, alcune delle tattiche utilizzate da chi abusa potrebbero essere diverse per una vittima LGBTQIA+.
Sebbene la capacità di reazione all’abuso delle persone LGBTQIA+ stia migliorando, la comunità LGBTQIA+ è stata condizionata negativamente da risposte inefficaci della legge agli eventi in cui hanno subito abusi.
Le vittime pensano che non riceveranno aiuto e il 45% delle vittime non denuncia neanche l’abuso alla polizia. Inoltre, ai membri della comunità LGBTQIA+ può capitare che sia negata l’assistenza a causa di omofobia, transfobia e bifobia (The National Coalition Against Domestic Violence, 2018).
Che cosa si intende per abuso LGBTQIA+?
Gli abusi nelle relazioni LGBTQIA+ avvengono con la stessa frequenza rispetto a quanto succede nelle relazioni eterosessuali.
La violenza domestica all’interno della comunità non è meno pericolosa o meno grave solo perché i partner sono dello stesso sesso. Esistono molteplici forme di abuso che colpiscono la comunità LGBTQIA+ e le statistiche ci danno l’opportunità di comprendere il modo in cui possiamo sensibilizzare l’opinione pubblica e aiutare chi è nel bisogno.
L’outing è una forma comune di abuso all’interno di questa comunità, perché in questo caso l’orientamento della vittima viene messo in pubblico senza il suo consenso, così come comuni sono anche altri crimini d’odio e abusi psicologici (The National Coalition Against Domestic Violence, 2018).
Chi può essere vittima degli abusi LGBTQIA+?
Come per tutti i tipi di abuso, chiunque può essere una vittima di abuso, indipendentemente dalla sua etnia, età, sesso biologico, identità di genere, orientamento sessuale, livello di istruzione o reddito.
La cosa più grave è che può essere estremamente difficile per una persona LGBTQIA+ è ricevere l’adeguato supporto dai servizi sociali. Denunciare l’abuso subito potrebbe significare rivelare il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere, il che potrebbe essere difficile o pericoloso per queste persone (Safe Voices, 2022).
Nel 2018, oltre il 43% delle donne lesbiche e il 61% delle donne bisessuali hanno subito stupro, violenza fisica o stalking da parte di una persona con cui avevano una relazione. Circa il 35% delle donne eterosessuali viene aggredito nelle stesse circostanze. Le vittime bisessuali e transgender hanno maggiori probabilità di subire violenza sessuale e violenza da parte del partner in pubblico.
Oltre il 26% degli uomini gay e il 37,3% degli uomini bisessuali hanno subito stupro, violenza fisica o stalking da parte di un partner rispetto al 29% degli uomini eterosessuali (The National Coalition Against Domestic Violence, 2018).
Quali sono le caratteristiche specifiche degli abusi nella comunità LGBTQIA+?
L’abuso nella comunità LGBTQIA+ è un fenomeno con caratteristiche peculiari. Le persone che abusano usano tattiche specifiche per le relazioni LGBTQIA+, tra cui:
• Controllare o mettere in discussione l’identità o espressione di genere della persona LGBTQIA+ rifiutandosi di usare i pronomi preferiti o il nome di elezione.
• Opporsi all’utilizzo di dispositivi di affermazione di genere come i binders.
• Mettere in discussione l’orientamento sessuale della persona LGBTQIA+.
• Chiamare il/la partner con nomi omofobi, bifobici o transfobici.
• Fare pressione sul/sulla partner affinché faccia coming out con la famiglia, gli amici, i datori di lavoro o i medici, oppure minacciare di fare outing.
• Impedire l’uso degli ormoni essenziali per la prosecuzione del percorso di affermazione di genere, come il testosterone o gli estrogeni.
• Costringere la persona LGBTQIA+ a parlare con un sacerdote o un referente religioso per avviare pratiche di “cura” della propria sessualità (Pennsylvania Coalition Against Domestic Violence, 2022).
Quali sono le barriere nella ricerca di supporto da parte dei servizi sociali?
Diversi ostacoli possono influenzare l’accesso delle persone all’assistenza necessaria dopo aver subito abusi in una relazione LGBTQIA+. Gli ostacoli che le persone possono incontrare includono lo stigma sociale secondo cui gli abusi non avvengono nelle relazioni LGBTQIA+.
Inoltre, c’è la potenziale omofobia che possono incontrare quando cercano assistenza o l’omofobia da parte di vittime di abusi non LGBTQIA+. I funzionari dei servizi sociali e i medici possono a volte avere dei limiti personali o essere privi di formazione ed esperienza con gli abusi LGBTQIA+, il che può rendere molto difficile per questa comunità ottenere l’aiuto che sta cercando.
Un altro ostacolo importante è l’accesso alle cure e alla sicurezza, che porta alla difficoltà o all’impossibilità percepita di poter condividere problemi e sofferenze in una popolazione in cui il cammino troppo lento verso la reale uguaglianza è già un problema importante e costante.
Un ulteriore elemento che aggrava questa tipologia di abusi è che alle vittime transgender potrebbe non essere consentito l’accesso alle strutture di accoglienza per chi subisce violenza domestica, a causa del loro genere.
Come puoi aiutare le vittime LGBTQIA+?
Aiutare qualcuno che ti racconta degli abusi che sta subendo può essere complicato. La reazione che hai può influenzare la decisione della vittima di raccontarlo a qualcun altro o di cercare aiuto.
Ricorda di ascoltarla sempre con atteggiamento non giudicante, prendi atto di ciò che ha passato, dille che sei lì per aiutarla in questo momento difficile e che per te è importante che stia bene (Rape, Abuse, and Incest National Network, 2022).
Ecco come puoi supportare una vittima di abusi LGBTQIA+:
• Ascolta attentamente: le vittime LGBTQIA+ che subiscono abusi possono ritenere che nessuno le capisca e quindi possono convincersi del fatto che la loro situazione non sia degna di attenzione. Mostra alla vittima che è importante, dandogli la tua attenzione totale. È difficile per le vittime LGBTQIA+ parlare della loro situazione di abuso, soprattutto se non hanno ancora fatto coming out.
• Dai legittimità ai sentimenti della vittima: evita di usare affermazioni eccessivamente ottimistiche che possono farla sentire non compresa. Affermazioni come «Andrà meglio» o «Non dovresti sentirti così». Invece, usa espressioni rassicuranti per farla sentire ascoltata, come «Ti credo» o «Mi dispiace che tu abbia dovuto subire tutto ciò».
• Mostra la tua sollecitudine: di’ loro direttamente che tieni a loro e al loro benessere con affermazioni come «Ci tengo a te» e «C’è qualcosa che posso fare per te?».
• Usa un linguaggio inclusivo: non dare per scontato l’identità di genere o l’orientamento sessuale della vittima se non ne sei sicuro. È meglio usare un linguaggio neutro come significant other o “partner” invece di fidanzato o fidanzata. Cerca di non dare nulla per scontato e lascia che siano loro a chiarire o chiedi quali siano i loro pronomi preferiti.
• Non chiedere particolari sull’abuso: indipendentemente dalla curiosità che hai o dal desiderio di capire la situazione, non chiedere i dettagli. Se scelgono di condividere i particolari dell’abuso, fai del tuo meglio per ascoltare con atteggiamento supportivo e non giudicante (Rape, Abuse, and Incest National Network, 2022).
È importante, infine aiutare la vittima a cercare aiuto anche presso istituzioni e associazioni che hanno come obiettivo quello di porre fine a tutte le forme di violenza attraverso eventi, formazione, informazione e servizi di consulenza.
Per maggiori dettagli sull’associazione ARO e sui servizi online di assistenza per abusi negli USA, consultare l’articolo originale al link
Testo originario: Abuse Is not Discriminatory