L’Arcivescovo cattolico di Birmingham racconta l’esperienza delle messe a Soho per le persone omosessuali

Roger Bolton (RB): Lei ha anche contribuito o ha aiutato a creare, servizi in cui lesbiche e omosessuali sono i benvenuti.
Pensa che la Chiesa dovrebbe mostrare, ha bisogno di mostrare, più compassione per i gruppi di minoranza?
Arcivescovo Longley (BL): La nostra comprensione della natura umana è naturalmente qualcosa che è diventata più profonda man mano che la comprensione scientifica della persona umana si è sviluppata…
RB: E sulla questione delle minoranze sessuali -per cui invece lei è molto chiaro sul fatto che le pratiche sessuali degli omosessuali e delle lesbiche sono sbagliate – non si adotta lo stesso approccio per cui la nostra crescente comprensione circa la natura della sessualità umana, significa che dobbiamo dimostrare più compassione, la Chiesa ha bisogno di mostrare più compassione e comprensione?
BL: Credo che ogni volta che viene dimostrato che vi è una più profonda comprensione o una diversa comprensione di quelle cose che appartengono alla natura umana, la Chiesa ha sempre guardato con molta attenzione, ha fatto discernimento sulla verità all’interno di tale approfondimento, e ha cercato di rispondere di conseguenza.
Vi era la preoccupazione all’interno della nostra Diocesi che forse non stavamo offrendo il genere di sensibilizzazione e di sostegno, e quindi un chiaro insegnamento, nei confronti dei cattolici che erano omosessuali, all’interno della Central London.
RB: Si sono sentiti esclusi?
BL: È stata organizzata per alcuni anni una celebrazione della Santa Messa, che di fatto veniva celebrata in una chiesa anglicana, e il gruppo aveva goduto dell’ospitalità di una parrocchia anglicana locale, e credo che loro erano molto grati a quei pastori per questo, ma la percezione poteva molto facilmente essere che erano i benvenuti lì, in quella chiesa particolare, ma in nessuna delle nostre, e così, le chiese del West End di Londra hanno lavorato molto attentamente insieme su questo.
Il Cardinale Cormac, il predecessore di Mons. Vincent, mi ha chiesto di essere coinvolto, di collaborare con il gruppo che stava organizzando la Messa, e di vedere se non ci poteva essere un modo per farli sentire completamente a casa e accolti, senza che noi stessi cambiassimo in nessun modo l’insegnamento della Chiesa, e fortunatamente, attraverso la discussione, siamo stati in grado di giungere ad un punto in cui essi sono parte di una comunità parrocchiale ordinaria.