Le cose cambiano. Essere gay, il piano di Dio su di me!
Testimonianza di Francesco Boschi per lo speciale “le cose cambiano” pubblicata sul sito di Riforma, settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, il 26 novembre 2013
Il mio rapporto con la Chiesa ha avuto caratteristiche diverse nel corso degli anni, sia a causa della mia maturazione personale sia a causa di un evento (l’abbandono della Chiesa cattolica e l’ingresso in una Chiesa evangelica riformata) che ha radicalmente cambiato il mio stesso modo di vivere la fede cristiana e di appartenere ad una comunità di credenti.
Un elemento costante nella mia esperienza (che si può anche considerare un punto di partenza) è la percezione (netta e ferma in me sin dall’età adolescenziale) che il mio essere omosessuale non fosse qualcosa di “sbagliato” ma un elemento presente in me e di conseguenza incluso nel piano che Dio (mio creatore) aveva ed ha nei miei confronti.
Credo che questa convinzione sia legata anche a quella (per me del tutto evidente) che il mio orientamento sessuale e sentimentale non fosse in alcun modo modificabile: per questo era impensabile che Dio (prima fonte dell’amore) potesse chiedermi un cambiamento impossibile o (ancora peggio) di vivere senza amare. Ho sempre, grazie a Dio, avuto la convinzione che dunque non fossi io ad essere “sbagliato”, ma il mondo che mi circondava (Chiesa compresa) a non essere pronto ad accettare il modo in cui Dio mi aveva creato.
Partendo da questa condizione il mio rapporto con la Chiesa cattolica non è stato all’inizio particolarmente problematico anche perché non ero visibile come omosessuale e dunque perfettamente integrato nel contesto ecclesiale/parrocchiale. Tuttavia man mano che la mia visibilità e consapevolezza aumentava i problemi vennero inesorabilmente a galla: il dialogo con un sacerdote a cui ero molto legato (e che tuttora considero una delle persone a cui sono grato per avermi la fede) mi pose di fronte ad una deludente reazione di completa chiusura.
La conseguenza di questo fu un progressivo allontanamento dalla Chiesa fino a ridurre i miei rapporti ad una saltuaria presenza alla messa domenicale: una visione più distaccata mi permise anche di rilevare molti aspetti dell’essere Chiesa nel cattolicesimo nettamente in contrasto con il mio modo di vivere la fede cristiana (gerarchia, sete di potere, conformismo, eccessiva attenzione ai temi cosiddetti “etici” a discapito degli aspetti principali del messaggio evangelico).
Fortunatamente riuscii a conservare in quegli anni un rapporto personale con Dio da cui non ebbi mai l’impressione di essere abbandonato: tuttavia la mancanza di una comunità con cui condividere il mio cammino era certamente presente.
Il punto di svolta è stato senz’altro l’aver conosciuto la Chiesa valdese a cui dopo un periodo di conoscenza e approfondimento ho scelto di aderire: in questa Chiesa ho (ri)scoperto una modalità di vivere la fede più in sintonia certamente con la mia sensibilità e (a mio parere) con l’essenza del messaggio evangelico. Nella Chiesa valdese mi sono sentito immediatamente “a casa mia”, come se fossi stato evangelico da sempre, senza saperlo!
Un aspetto (non l’unico) di questo sentirmi “a casa” è senz’altro la possibilità di vivere la mia vita di relazione alla luce del sole e di essere rispettato in tutte le sfaccettature del mio essere (incluso l’essere omosessuale e avere un compagno), ma tengo a precisare che le posizioni di apertura della Chiesa valdese nei confronti dell’omosessualità non sono state il motivo principale che mi ha spinto a questa scelta.
Piuttosto se non fossi stato gay non avrei probabilmente avuto il desiderio di cercare un’esperienza di fede diversa al di fuori dei “comodi” confini della mia Chiesa di origine: quindi si può dire che il mio essere gay è stato uno stimolo per crescere nella fede. Anche questo (credo) ha fatto parte del piano di Dio su di me!