Le cose cambiano. Un amore lesbico ha tanto da insegnare
Testimonianza di Carmen per lo speciale “le cose cambiano” pubblicata sul sito di Riforma, settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste, valdesi, il 26 novembre 2013
Arriva con due bicchieri e un prosecco bianco che mi serve, poi siede. Beve alcuni sorsi e prende a parlare. «Vedi, Carmen, noi sacerdoti di una certa età abbiamo delle difficoltà a parlare di amore con le giovani coppie. Ne parliamo in modo astratto, avulso dalla realtà.
Raramente affrontiamo l’amore nella sua componente umana sessuale, con desideri ed emozioni, con il bisogno che l’uomo ha di toccare e di stare vicino agli altri.
In seminario non ci hanno educato a parlare di sesso. D’accordo, erano altri tempi. Eppure… tu hai avuto un’educazione religiosa, quindi sai che nell’Eucarestia c’è il dono di un corpo. Cristo si dona per amore. È esattamente ciò che avviene tra persone che si amano.
Quando ero giovane seminarista e sentivo che qualche prete si era innamorato, dicevo che a me non sarebbe mai capitato. Avevo scelto il Signore.
Ma sui quarant’anni m’innamorai veramente di una donna. È stato allora che ho capito la mia grettezza e quel falso puritanesimo che ci era stato inculcato. Ero una persona inibita, che non conosceva la vita. O meglio, la conoscevo in parte attraverso il confessionale. Sono rimasto fedele al mio sacerdozio, ma quella donna mi ha aiutato tanto, mi ha aperto gli occhi. Siamo rimasti ottimi amici fino alla sua morte».
Si interrompe, infine con un lungo sospiro riprende: «Quando scoppiò il tuo caso, non eravamo preparati. Viviamo in un paese di provincia, non dimenticarlo». «Mi avevate bandito dalla parrocchia impedendomi di lavorare coi giovani».
Don Francesco rimane alcuni istanti silenzioso. «Sì, agimmo da ottusi. Mi ero rivolto alla Curia che già conosceva il tuo caso per via dell’annullamento. Mi consigliarono di non coinvolgerti più in nessuna attività. Tu lo capisti e ti allontanasti definitivamente».
Mi versa un altro goccio di prosecco e riprende. «Ogni persona ha la propria storia ed è proprio da questa sua storia o realtà che impara ad amare o a odiare. Viviamo all’interno di una cultura in cui viene difficile accettare il diverso e si creano persone infelici.
Bisogna che impariamo a guardare in faccia la realtà delle persone che incontriamo. Che ci facciamo carico delle loro sofferenze per dare loro una speranza. Viviamo in un’epoca che sta camminando troppo veloce. Siamo sempre occupati, impegnati a correre da una parte all’altra, progettando per il dopo e non vediamo il volto di chi ci sta vicino, la sua bellezza, le sue gioie ma soprattutto le sue ferite, la sua sofferenza.
Anche un amore particolare come il tuo ha tanto da insegnare. Se pensi di aver concluso la tua storia con quella donna non saprai mai perché si è allontanata. E una ragione deve esserci. Stai pagando un prezzo alto di sofferenza ma forse lo sta pagando anche lei».
Rimango in silenzio alcuni istanti. «In questo momento non mi sento di affrontarla. Sono ancora stravolta, ferita». «È un buon segno. Hai un cuore. Non sei morta,vivi. Non t’imporre niente. Sarà il tuo cuore a dirti quando cercarla e allora dovrai muoverti senza paura. Con fiducia e coraggio. Perché una storia d’amore non è mai come noi la vorremmo ma segue dei percorsi sconosciuti, imprevedibili a volte.
Io sono sempre qui non per dirti ciò che è permesso o cosa è vietato o se persone dello stesso sesso possono avere relazioni fisiche e via dicendo. Sono qui per ascoltare il tuo amore, aiutarti e benedirti».
Alza la mano e rimane in attesa di un mio cenno di consenso. Allora chino il capo e lascio che metta le sue mani gonfie per l’artrite sulla mia testa. «Ti ho fatto raffreddare il pranzo», dico alzandomi.