Cosa afferma chi si oppone all’inclusione delle persone GLBT nelle Chiese
Riflessioni della pastora Janet Edwards* tratte da The Huffington Post (Stati Uniti), 24 settembre 2011, liberamente tradotte da Dino
Nei 30 anni che ho passato a difendere l’amore di Dio per le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT), ho avuto molte conversazioni con chi la pensa in modo diverso da me riguardo a Dio, alla Scrittura e al posto che i fedeli LGBT dovrebbero occupare nella Chiesa.
Durante questi anni ho sentito, ho letto e mi sono state fatte molte volte le stesse domande, e da una grande varietà di persone. Oggi voglio condividere con voi le cinque domande che ho sentito più frequentemente, e anche le mie risposte alle stesse.
Lo faccio con la speranza che altri condividano le loro risposte e si continui ad imparare gli uni dagli altri.
“Come puoi dimenticare il chiaro significato della Scrittura e di tutta la tradizione cristiana che affermano che l’amore tra persone dello stesso sesso è un peccato?”
La storia cristiana è una corrente di nuove percezioni che fluisce continuamente. La nostra comprensione e interpretazione della Scrittura è cambiata nel tempo, e continua a cambiare, man mano che evolve la nostra comprensione del mondo che Dio ha creato per noi.
Per esempio, ci sono singoli versetti della Bibbia, come “Schiavi, dovete obbedire in tutto ai vostri padroni terreni” (Col 3,22) che durante la storia sono stati usati per giustificare azioni che oggi consideriamo riprovevoli – come la schiavitù o l’obbligo per le donne di restare in silenzio nella Chiesa. Imparando, possiamo crescere e la nostra comprensione e interpretazione della Scrittura cambia.
Per noi dovrebbe essere un conforto il fatto che la nostra conoscenza di Dio sia in continua trasformazione, attraverso l’ispirazione dello Spirito Santo. E la sorgente da cui scaturisce la nuova ispirazione è il dialogo tra le nostre diverse interpretazioni della Scrittura.
Nella Chiesa c’è sempre stato e sempre ci sarà disaccordo su quello che intende dire la Bibbia. Alcuni cristiani leggono che la Bibbia afferma che l’amore tra persone dello stesso sesso è un peccato.
Altri cristiani leggono la storia di David e Gionata (1Sam 18. 2Sam 1) e quella dell’eunuco etiope (At 8) come un’approvazione degli uomini omosessuali e pertanto come fondamento per includere le persone lesbiche, gay, bisex e trans dentro l’amore di Dio.
Io scelgo di partecipare alla vita piena della storia cristiana, condividendo l’ispirazione che che lo Spirito Santo mi dà. E dal momento che le Scritture mi insegnano che Gesù ha tratto a sé tutte le persone (Gv 12,32), vedo per questo l’abbraccio di Dio alle persone lesbiche, gay, bisex e trans, come un chiaro significato della Scrittura e il culmine attuale di tutto l’arco della storia cristiana.
“Come puoi essere certa che non ti stai inventando delle cose per giustificare qualcosa che attualmente dal punto di vista culturale è di moda?”
Che io realmente percepisca Dio in modo corretto e stia facendo la sua volontà è una questione di fede. Questo è certo per ciascuno di noi e non dipende dalla nostra interpretazione della Scrittura. I cristiani vivono nell’amore di Gesù per fede, non per certezza (basta guardare lo stato del mondo, per sapere che viviamo per fede nell’amore di Dio).
Detto questo, abbiamo una buona guida per sapere se stiamo facendo la volontà di Gesù (che sia o no culturalmente di moda). Egli disse: “Li conoscerete dai loro frutti” (Mt 7,16). E Paolo specifica quali sono i frutti migliori: “amore, gioia, pace, pazienza, benignità, bontà, fede, mansuetudine, temperanza” (Gal 5,22).
Alimentare queste virtù ove possibile, mi dà la certezza che sto facendo la volontà di Dio, e non sto inventandomi delle cose per essere culturalmente di moda. L’esperienza mi ha insegnato che l’ispirazione di Dio può arrivare attraverso un infinito numero di messaggeri, comprese la Scrittura e la cultura. Così ciò a cui mi dedico, come cristiana, è iniziare ogni giorno impegnandomi ad amare Dio e il prossimo, e ad essere il più possibile in sintonia con lo Spirito Santo, per sapere come farlo.
“Le persone lesbiche, gay, bisessuali e transessuali non vìolano forse la necessarietà biblica che un matrimonio debba essere tra un uomo e una donna?”
Nel racconto biblico della creazione, Dio dichiara buone tutte le cose, fino a questo momento: “Non è bene che l’uomo sia solo; farò per lui un aiuto adatto” (Gen 2,18). Nella Scrittura non c’è nulla che specifichi in modo rigido quale sia questa compagnia. In realtà tutta la Scrittura (compreso l’apostolo Paolo) considera le donne come la proprietà servile del marito (e il più delle volte con la piena accettazione del possesso contemporaneo di varie spose).
Il matrimonio tra gli antichi ebrei e greci stava a significare che l’uomo prendeva la donna come sua proprietà. Questo contrasta nettamente con la nostra moderna comprensione del matrimonio, che è basata su un compromesso d’amore tra adulti ugualmente maturi e disposti.
Abbiamo la testimonianza di molti cristiani lesbiche, gay, bisex e trans che ci dicono di essere stati uniti da Dio ad una persona dello stesso sesso come loro compagna per la vita. E abbiamo visto i meravigliosi frutti delle vite di questi credenti, che portano contributo alle loro famiglie e alle loro comunità con maggior efficacia e gioia, proprio grazie al fatto di avere accanto un partner affettivo.
Le persone lesbiche, gay, bisex e trans che hanno un rapporto affettivo di coppia hanno tutte le qualità a cui diamo importanza nel matrimonio. Queste qualità sono l’essenza della fedeltà nel matrimonio caldeggiata dalla Scrittura. E non dimentichiamo l’avvertimento di Gesù: “Quindi, nessuno separi quello che Dio ha unito” (Mt 19,6 e Mc 10,9). Ancora una volta senza fare precisazioni sulla natura di queste persone che Dio ha unito.
“Come può un cristiano praticare o approvare in buona coscienza pratiche sessuali che sono innaturali e altrettanto pericolose?”
Personalmente vedo che la linea di separazione tra sicurezza e pericolo passa tra le vite di tutte le persone e non tra persone eterosessuali da un lato ed lesbiche, gay, bisex e trans dall’altro. Ogni attività sessuale comporta di per sé una possibilità di rischio.
La miglior protezione da questi pericoli è esercitare l’attività sessuale dopo che si sia avuta intimità in altri importanti aspetti di vita – la certezza che vi sia amore reciproco e consapevole tra adulti maturi. Questo vale per tutte le coppie.
Chi rifiuta le persone lesbiche, gay, bisex e trans e ne fa degli esclusi, realizza una profezia destinata ad avverarsi. Un figlio o una figlia, in alcune comunità, faranno coming out e si troveranno in un ambiente ostile e vedranno spezzarsi i loro vincoli familiari e con la Chiesa. La loro struttura di sostegno morale – quella che guida a prendere buone decisioni morali – scompare ed essi si trovano a navigare da soli per il mondo.
Alcuni fortunati incontrano invece una comunità aperta e positiva, ed essi possono prosperare, mentre altri non trovano appoggio morale e finiscono col prendere una serie di decisioni sbagliate.
Immaginate ora per un momento che molte persone nelle nostre comunità e nella Chiesa fossero accoglienti e favorevoli verso le persone lesbiche, gay, bisex e trans. Che invece di rifiutare e girare le spalle ai propri figli o vicini continuassero ad incoraggiare scelte morali buone e sicure, che consentissero loro di essere ciò che sono davanti a Dio. Il risultato e il nostro mondo sarebbe meravigliosamente diverso: sicuro e soprattutto migliore.
“Come puoi rifiutare il modo in cui Gesù può curare le persone che sono affette da una malattia, come l’alcoolismo e l’attrazione per le persone dello stesso sesso?”
Nessun cristiano negherebbe che Gesù possa curare chiunque soffra di una malattia. Quello che rifiuto è il pregiudizio che l’amore tra persone dello stesso sesso sia una malattia. Lo faccio perché mi fido della testimonianza, della parola e delle azioni di cristiani lesbiche, gay, bisex e trans e di coloro che conoscono il loro amore e i loro doni.
Purtroppo so di molte persone lesbiche, gay, bisex e trans che hanno iniziato il processo di comprensione di se stesse partendo dal concetto iniziale che la tradizione e la religione avevano loro insegnato: per anni hanno creduto di essere imperfette, di essere peccatrici e di aver bisogno di essere curate. Per anni hanno pregato Gesù che le curasse. E la Sua risposta è che esse sono integre e buone così come sono. Punto.
Le loro anime sono state provate nel fuoco del crogiolo e mi fido della loro capacità di comprendere la volontà di Dio. La bontà delle loro vite dal momento che accettano l’amore di Dio dimostra che ho ragione.
Tuttavia qualcuno nella nostra società cerca di “curare” questi figli e queste figlie di Dio per mezzo di terapie riparative (che hanno lo scopo di cambiare le persone lesbiche, gay, bisex e trans per farle diventare etero) e presenta un piccolo gruppo selezionato come esempio di “buona riuscita” e non vuole parlare dei danni fatti a molti altri.
Il danno provocato da questi programmi è un’atroce aggressione alle anime delle persone lesbiche, gay, bisex e trans che vi sono sottoposte. Chi fa questo dev’essere fermato. Certo, Gesù può curare le persone dalle loro malattie, ma se non c’è nessuna malattia, allora non c’è bisogno di alcuna cura.
Infine devo fare un commento sull’equazione che alcuni cercano di fare tra alcolismo ed essere nati omosessuali, cosa che mi disturba oltremodo. Mia madre era alcolizzata. È morta prematuramente per un cancro alla gola dovuto al bere e al tabacco.
L’alcolismo è una terribile malattia, che progressivamente conduce alla morte, che danneggia il corpo, la mente e lo spirito. Mentre la malattia consuma l’attenzione di uno, divora anche le relazioni con tutti quelli che amiamo.
Chi vive apertamente e onestamente la propria natura di essere una persona lesbica, gay, bisex e trans, riceve danni nel corpo, nella mente e nell’anima che gli arrivano da fuori, non dal suo interno.
Arrivano da coloro che respingono, emarginano e voltano le spalle alla famiglia , agli amici o ai vicini che hanno il merito di fare coming out, rivelando il proprio modo di essere. Il cercare di assimilare le due cose (l’alcolismo e l’omosessualità) dimostra una cattiva comprensione di entrambe. Rigrazio anticipatamente chi vorrà aggiungere le sue risposte a queste mie e a chi si interrogherà sinceramente sulla questione e commenterà con onestà le mie risposte.
* Janet Edwards è pastora della Chiesa Presbiteriana degli Stati Uniti (PCUSA)
Testo originale: LGBT People In Church: Top 5 Questions Asked By Opponents Of LGBT Inclusion